Domenica 5 maggio si è spenta a Palermo Agnese Piraino Leto, vedova del giudice Paolo Borsellino, ucciso – insieme con la sua scorta – il 19 luglio 1992 in via D’Amelio. Ucciso dalla mafia, si legge. Ma Agnese ha speso tutta la sua vita nel tentativo di ricomporre un quadro chiaro sulla scomparsa del marito, non accontentandosi di una verità parziale. Nata il 7 febbraio 1942, la donna è figlia di Angelo Piraino Leto, magistrato e presidente del tribunale di Palermo; è da bambina, quindi, che ha preso confidenza con parole e concetti come “giustizia” e “legalità”. Il 23 dicembre 1968 sposa l’allora giovane magistrato Borsellino, da cui avrà tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta.
Non deve essere stata una vita semplice, quella dei coniugi siciliani; Paolo Borsellino non fa solo bene il suo lavoro, ma fa del suo lavoro una missione. Ha la fortuna, però, di avere accanto una donna comprensiva, sempre presente, che lo incoraggia e sa accoglierlo nei momenti di sconforto. Dopo la scomparsa del marito, Agnese ha raccontato di aver avuto un momento di profondo sconforto, di rifiuto verso le istituzioni. Ma è a esse che, nonostante tutto, si è aggrappata, continuando a chiedere giustizia.
Negli anni è divenuta un vero e proprio simbolo della lotta alla mafia e alla corruzione; di lei si è sempre sottolineata la profonda compostezza e la dignità che la distinguevano nelle poche apparizioni pubbliche che ha concesso. Paradossalmente, proprio qualche tempo fa la donna aveva deciso di raccontare ai procuratori di Caltanissetta Sergio Lari e Domenico Gozzo le ultime 48 ore del marito. In questi anni l’aveva frenata la troppa paura per l’eventuale sorte dei suoi cari, soprattutto i nipoti. Agnese ha raccontato di come il giudice Borsellino avesse profonda consapevolezza del destino che l’attendeva, di come cercasse in ogni modo di tutelare la sua famiglia. Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ha parlato esplicitamente di “strage di stato”; il Gip di Caltanissetta Alessandra Bonaventura Giunta ha dichiarato che l’assassinio di Borsellino è avvenuto perché nel 1992, mentre Stato e Mafia siglavano una trattativa, il giudice cercava di ostacolarla.
Un’idea non diversa da questa deve aver avuto la signora Agnese, che poche ore prima che le venisse portato via il marito gli aveva sentito raccontare di magistrati, poliziotti, medici, avvocati e ingegneri collusi, al servizio dei padrini di Corleone. Nel maggio del 1992, sempre a Palermo, era stato assassinato il giudice Falcone con la moglie Francesca e alcuni uomini della scorta. Agnese ha vissuto con la consapevolezza di essere stata una sopravvissuta. Salvatore Borsellino ne ha annunciato la morte con un post su Facebook, scrivendo: “E’ morta Agnese. E’ andata a raggiungere Paolo. Adesso saprà la verità sulla sua morte”.
Il suo funerale, nella Chiesa di Santa Luisa di Maurillac, ha visto molti volti della politica, quella politica che invece Agnese aveva voluto lontana per i funerali di suo marito, sentendosi allora tradita, abbandonata, ingannata dallo Stato. Che la sua vita possa essere un monito; che la verità possa venire a galla anche su questa terra, per i suoi figli, per il nostro Paese.
Emiliana Cristiano
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