Attualmente pare che uno degli argomenti preferiti dalle donne sia il matrimonio. Preferibilmente il loro. Un giorno in cui sentirsi principesse indiscusse. Forse.
Ma venite con me, cavalchiamo un cammello per ciascuno ed andiamo a “spiare” da dietro una tenda di iuta coloratissima, come funziona l’istituzione del matrimonio nella calde terre d’ Africa.
Facciamo un giro in Marocco, dove le donne berbere baciano il ginocchio della propria figlia prima di concederla in matrimonio.
O in Eritrea, dove il popolo Rashaida, durante la settimana rituale del matrimonio, dà luogo ad una vera e propria festa: gli ospiti assistono a corse di dromedari, danzano allegramente e partecipano a lauti banchetti.
E spostiamoci nei Monti dell’Atlante, sempre Marocco, dove le ragazze vergini possono essere concesse in matrimonio nella fiera annuale delle spose a Imilchil..
Più curiosa è la tradizione dei Masai: la donna appenasposata può rifiutarsi di entrare nella capanna della suocera finchè non sarà soddisfatta dai doni ricevuti dalla famiglia dello sposo.
Tradizione che qui creerebbe non pochi “contrasti”, insomma!
Ed ora raggiungiamo la Nigeria, per analizzare a fondo il classico e tradizionale matrimonio di queste affascinanti quanto lontane terre. Prendiamo come riferimento uno dei maggiori gruppi etnici africani che il mondo conosca: gli Igbo.
I matrimoni Igbo si basano su un concetto che non riguarda molto l’ amore e l’unione sessuale. E’ più è una disposizione che permette a degli individui (assolutamente uomo e donna) di vivere insieme e cooperare in una vita metodica sociale. C’è molta enfasi riguardo la compatibilità delle coppie e le posizioni sociali nella comunità di parentela e non mancano certo le mille indagini su eventuali malattie ereditarie da parte della famiglia del/della partner. Gli sposi devono necessariamente appartenere a due comunità diverse in quanto esse sono considerate vere e proprie famiglie allargate. Si potrebbe rischiare, quindi, di commettere un incesto per il quale gli sposi sarebbero puniti.
La “dote” non esiste, ma in compenso c’è il “prezzo della sposa”, ovvero un dono importante che riceve il padre della sposa da parte di quello dello sposo, simbolicamente per aver “perso” la figlia. Ma badate, non è inteso come una vendita/acquisto della donna, ma come un sigillo tra le due famiglie che stanno per imparentarsi, oltre a regolare il tasso di casi di divorzio, se ce ne fosse. Il matrimonio Igbo, come abbiamo detto precedentemente, ha funzioni ben stabilite che poco hanno a che fare con il sentimento: la procreazione, la cura del bambino, la socializzazione, il sostegno economico, il collocamento di responsabilità e lo stato collettivo. Una sorta di affare di famiglia/clan, che nasce al momento in cui il giovane si fidanza “ufficialmente” con la compagna. Il corrispettivo della nostra promessa di matrimonio, per capirci.
Come funziona la “promessa”? Per prima cosa, l’uomo va a chiedere la mano della donna in matrimonio, e lo fa con i propri parenti verso i parenti della donna. I parenti della donna prendono tempo necessario per poter parlare con l’interessata ed il matrimonio avrà luogo solo se la sposa dice di sì. Il suo Sì deve avvenire in un rito pubblico chiamato “matrimonio tradizionale”: in una festa a casa della sposa, il padre della donna versa un po’ del vino locale in un bicchiere, chiede alla figlia di prendere un sorso e di passare il bicchiere all’uomo che vuole come suo futuro sposo. E se la donna, dopo aver preso un sorso, non passa il bicchiere al uomo, il matrimonio viene immediatamente annullato. Ancora di più, se la donna decide di passare il bicchiere ad un altro uomo presente, quello automaticamente diventa suo sposo se lui accetta il bicchiere con il vino.
Se tutti i requisiti sono soddisfacenti ad entrambe le famiglie, l’approvazione è data facilmente, altrimenti qualunque rapporto ulteriore tra i due ragazzi sarà scoraggiato.
Non dimentichiamo che è tollerata la poligamia: non c’è nessuna legge di ordinanza civile contro chi prende in sposa più di una donna. O meglio, non finché l’uomo può mantenerle.
Uhm, vedo espressioni femminili perplesse a riguardo, amici. Credo sia il caso di tornare in Europa e scendere da cammello..
Badate, tra i nostri matrimoni e quelli africani c’è un’ altra evidente differenza. In Africa, a prescindere dalla classe sociale di provenienza, ricca o povera che sia, tutte le celebrazioni africane sono lunghe e complesse e, soprattutto, durano diversi giorni.
Da noi, invece, sono i preparativi al matrimonio che impiegano mesi e mesi di organizzazione, perchè tutto deve essere perfetto in quel solo giorno. E solo per chi se lo può permettere, s’intende.
Informazioni utili per viaggiare in Africa
– vaccinazioni consigliate: difterite e tetano, epatite virale A, epatite virale B, febbre tifoide, poliomielite, rabbia. Si consiglia di portare sempre con sé una piccola farmacia da viaggio e di stipulare un’assicurazione sanitaria che preveda, oltre alla copertura delle spese mediche, anche l’eventuale rimpatrio aereo sanitario o il trasferimento in altro paese.
– fuso orario: due ore avanti rispetto al meridiano di Greenwich.
– documenti: passaporto con validità residua non inferiore ai 6 mesi. Ai viaggiatori italiani che si recano in Sudafrica per turismo, fino a un massimo di 90 giorni di permanenza, non è richiesto alcun visto.
La Redazione
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