Anni fa, la famiglia Agnelli non rappresentava solo la ricchezza, la classe o le imprese economico-finanziarie, ma si caratterizzava anche per un linguaggio elegante e moderato, una vita tranquilla e al di fuori dei riflettori.
Le nuove generazioni, prima i figli e poi soprattutto i nipoti, hanno o smentito questo viatico.
In passato forse la ricerca di una vita morigerata rasentava l’ipocrisia e il cinismo, poiché i “corpi estranei” erano frettolosamente “dimenticati” (“grazie” ad alcune morti premature): Virginia Bourbon Del Monte e Giorgio Agnelli furono esempi simbolici.
La prima fu la madre di Giovanni Agnelli e i suoi fratelli: poco presente con i figli, la nobildonna pochi mesi dopo la tragica morte del marito (Edoardo Agnelli), cominciò una scandalosa relazione col giornalista Curzio Malaparte.
Il potente suocero Giovanni Agnelli disapprovò totalmente la relazione della nuora, chiedendole di chiudere il rapporto: la motivazione non fu solo l’ovvio rispetto verso il figlio appena morto, ma soprattutto la figura di Malaparte, fascista della prima ora ma inviso al regime (la famiglia Agnelli ha sempre auspicato uno stretto rapporto col potere).
Quando la testarda Virginia volle sposare Curzio Malaparte, Giovanni Agnelli tentò addirittura di toglierle la potestà sui suoi figli (e ci riuscì, finchè lei non fece causa arrogando i suoi diritti) e si scandalizzò per le successive mosse dell’ex nuora: a causa della nazionalità americana fu imprigionata dal regime fascista e tentò in seguito (seguendo vie individuali) una pacificazione nazionale, tra i nazisti e il Papa.
La figura ingombrante della nuora fu spazzata via da un mortale incidente stradale accaduto nel 1945, schiantandosi contro un camion militare americano: la famiglia Agnelli (compresi gli sventurati figli) impararono a “dimenticare” la figura della madre, per il bene della dinastia.
Stesso destino fu per Giorgio Agnelli, il misconosciuto terzo maschio della famiglia.
Il ragazzo (il più bello tra i maschi) visse a Harvard, ma non riuscì ad avviarsi alle attività industriali a causa di una malattia (e probabilmente per un complesso verso i fratelli maggiori e lo status della famiglia): divenne schizofrenico e dovette curarsi.
Probabilmente la malattia fu causata anche da un forte abuso di droghe: anche la morte prematura del giovane Agnelli è incerta, si vocifera un suicidio.
La figura e il destino di Giorgio Agnelli fu taciuto per lungo tempo(non esistono sue fotografie), seguendo il destino della madre: l’onore della famiglia fu ancora una volta salvato, costringendo i fratelli ad un trauma psicologico non facile.
Dal 1965 (morte dello sfortunato rampollo) al 2000, la famiglia Agnelli usufruì di un’immagine impeccabile: eventuale scandali furono descritti con “poesia” e leggenda (il naso “modificato” di Gianni Agnelli, presunto consumatore di cocaina e l’eroina trovata addosso al figlio Edoardo in Kenya).
La mattina del 15 novembre del 2000, la scoperta del cadavere d’Edoardo Agnelli, sotto un ponte autostradale, sconvolse l’ordine famigliare: si scoprì che Edoardo non era solo un filosofo ma addirittura un filo-islamico (simpatizzante di Khomeini) e soprattutto un marxista-comunista, lontano anni luce dalla tradizione famigliare.
Nacque un giallo: colpì che nessuno (in una strada trafficata) abbia notato un uomo che si gettava dal ponte (Edoardo Agnelli era zoppo e ci avrebbe messo molto tempo a scavalcare un ostacolo), colpiscono le circostanze del cadavere che indossava ancora bretelle e mocassini (improbabile per un corpo che effettua un volo d’ottanta metri).
Si vocifera che qualcuno gli avesse offerto denaro per togliere il suo nome dall’impresa di famiglia (e lui non avesse accettato) o che addirittura si volesse evitare futuro sangue mussulmano (Edoardo aveva abiurato la religione cattolica per quell’islamica) al comando della Fiat.
Gianni Agnelli era ancora in vita e lo scandalo fu tristemente e faticosamente insabbiato.
Il peggio doveva venire, quando l’”Avvocato” morì.
La figlia Margherita scatenò una “guerra” a causa dell’eredità paterna, accusando la madre di essersi impossessata dei beni e subendo il “distacco” (tipico dell’ipocrisia famigliare) dei figli John e Lapo: i quali non possono certo dettare lezioni d’eleganza.
Lapo n’ebbe di sicuro la peggio: causa il suo passato di cocainomane, frequentazioni di transessuali ed anche atteggiamenti discutibili e poco ortodossi.
John Elkann e Andrea Agnelli non hanno mai destato scandalo, anzi ci tengono a mantenere un’esistenza irreprensibile: i loro guai nascono da frasi spesso inopportune.
Il fratello di Lapo Elkann sostenne che il lavoro c’è, ma i giovani non sono determinati a cercarlo: frase forse vera ma infelice se detta un uomo la cui famiglia ha servito il lavoro su di un piatto d’argento.
Andrea Agnelli appare più moderato ed ama curarsi della Juventus, la passione di famiglia: stona però il suo continuo rievocare gli scudetti “annullati” alla squadra bianconera, un insistente modo per sbugiardare la giustizia sportiva.
Lo scandalo famigliare colpisce addirittura altri membri “cadetti” della famiglia: l’attore Pietro Sermonti (nipote diretto di Susanna Agnelli) afferma chiaramente di votare “Rifondazione Comunista”, idee curiose per il pronipote di un capitalista per eccellenza.
Sermonti è anche tifoso juventino e forse questo sarebbe perdonato dall’avvocato Agnelli: non era forse lui stesso (allora Presidente della Confindustria) ad assistere amabilmente alla partita col duro e avversario sindacalista Luciano Lama?
Antonio Gargiulo
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