Il cuore grande delle ragazze, è il cuore pieno d’amore delle donne italiane degli anni ’30, donne generose, ostinate e disperatamente romantiche che sapevano ingoiare bocconi amari. Simbolo di queste donne è Francesca, la protagonista del nuovo film di Pupi Avati, capace di perdonare l’umiliazione più grande che una donna può subire dall’uomo che ama. Siamo nella prima metà degli anni ’30. In un paesino di campagna dell’entroterra bolognese. Lei, Francesca Osti (Micaela Ramazzotti), è una ragazza cocciuta e solare di buona famiglia, figlia del proprietario terriero Sisto Osti (Gianni Cavina) e della sua seconda moglie Rosalia (una grandissima Manuela Morabito); lui, Carlino (Cesare Cremonini), è il maggiore dei tre figli della famiglia dei mezzadri Vigetti, uno scapestrato che pensa solo a sedurre le belle fanciulle del paese col suo irresistibile alito che profuma di biancospino, come il rovo nel quale la mamma (Erica Blanc) e il babbo (Andrea Roncato) l’hanno concepito. Francesca ha due sorelle più grandi, Maria e Amabile, bruttine attempate che nessuno si vuole maritare. Con la promessa della tanto agognata moto Guzzi e un contratto rinnovato di dieci anni per la famiglia, Carlino accetta a malincuore di corteggiare una delle due “zitelle” Osti. Il tempo passa ma il ragazzo non sa decidersi, finchè un giorno conosce Francesca di ritorno a casa da Roma, dove studia. Tra i due giovani è amore a prima vista, ma come nella migliore delle fiabe romantiche, per la famiglia di lei questo matrimonio non s’ha da fare. Riuscirà Francesca a sposare il suo spiantato contadino? E Carlino saprà mettere a freno i suoi appetiti carnali per amore della moglie?
Pupi Avati si immerge ancora una volta nei luoghi della sua infanzia, pescando nell’album dei ricordi di famiglia, per rievocare la vera storia dell’amore fra i suoi nonni materni, contrastato dalle differenze di classe. Ma più che un racconto su un amore impossibile, Il cuore grande delle ragazze è un elogio ironico e affettuoso ad un passato perduto che vive solo nella mente dei nostri nonni. Un passato dove le donne avevano l’incredibile talento di sopportare, capire e perdonare quei comportamenti libertini dei mariti, che le donne indipendenti di oggi difficilmente accetterebbero. Dopo “Una sconfinata giovinezza” e “Il figlio più piccolo”, il regista bolognese cambia decisamente registro con questa commedia dal sapore un po’ nostalgico, ma di quella nostalgia tutto sommato positiva che se da un lato ci commuove, dall’altro è capace di spunti che strappano più di una risata.
Con un ritmo piacevole, scandito dalle belle musiche di Lucio Dalla e dalla intensa voce over di Alessandro Haber, Pupi Avati dipinge un affresco di vita campestre sospeso tra il reale e il surreale, fatto di dialetti che si intrecciano e di situazioni tragicomiche, popolato da personaggi curiosi al limite del grottesco. Come la reclusa Sultana, che da anni aspetta un ciclo mestruale che non sembra arrivare mai; o come i siparietti tra Osti e la moglie romanaccia con oggetto la resistenza di lui ad usare acqua e sapone. Tra matrimoni combinati, orchestrine con suonatori orbi, zie tedesche ex prostitute, uomini in preda agli istinti anche sul letto di morte e via svariando, spicca la veracità romanesca della Ramazzotti e della sua Francesca, una ragazza un po’ scemotta, credulona e anche molto romantica visto che tenta il suicidio per amore di Carlino, uno sbagerla, ignorante e tontolone che ha l’aria da piacione di Cesare Cremonini che, dismessi momentaneamente i panni di cantante, “gioca” a far cinema per Avati, ma poi neanche tanto perché la sua interpretazione è sicuramente tra le cose più interessanti di tutto il film. Tanto di cappello a Micaela Ramazzotti, una delle attrici italiane più quotate di questi tempi, ma le performance attoriali di Cesare in alcuni momenti finiscono quasi per oscurarla.
IL CUORE GRANDE DELLE RAGAZZE – Trailer Italiano
Enrica Raia
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