Anno 2013. I problemi del calcio saranno finalmente terminati! Nessun debito, nessun problema finanziario, nessuna squadra fallita… il calcio sarà una macchina perfetta!
Tutto questo grazie al Fair Play Finanziario, geniale idea dell’ex stella Michel Platinì.
“Dopo soli due anni dalla sua nascita, l’Associazione Club Europei è riuscita, insieme alla UEFA, ad adottare misure che trasformeranno il calcio europeo a livello di club in un business più responsabile e, in ultima battuta, più sostenibile”, così recita il sito della UEFA.
Ma cos’è il fair play finanziario?
Il sito UEFA.com nella stessa pagina (clicca qui per approfondimenti) ci indica a grandi linee le modalità:
Le norme complete sulle licenze per club e sul fair play finanziario UEFA, edizione 2010, verranno pubblicate a giugno e rese disponibili su UEFA.com. I club verranno valutati su una base di rischio, che tiene conto dei debiti, dei livelli salariali e dei seguenti pilastri principali:
• Obbligo di pareggio del bilancio: i club non devono spendere più di quanto ricavato in un determinato periodo di tempo;
• Nessun debito arretrato durante la stagione, verso i club, i dipendenti e/o le autorità sociali o fiscali;
• Fornitura di informazioni finanziarie per il futuro, in modo da garantire che i club possano adempiere agli obblighi successivi.
L’esplicazione della norma non sembra fare una grinza, ma siamo sicuri che sia una legge a garanzia delle piccole società? Leggendo attentamente viene da fare qualche riflessione, procedendo punto per punto.
Obbligo di pareggio del bilancio. Ragioniamo in maniera molto semplicistica e cerchiamo di spiegare. Questo primo punto sta a significare che se la squadra X guadagna un milione di euro in un anno ne può spendere al massimo novecentonovantanovemilanovecentonovantanove tra stipendi, ingaggi, spese e quant’altro.
Bene così. Le squadre avranno due anni abbondanti per mettersi in riga con questa nuova norma che servirà a garantire solidità economica.
Nessun debito. Senza dubbio un punto cardine di questa riforma. Se una società non paga gli stipendi, perché ad esempio quel mese ha ottenuto pochi incassi, oppure perché il presidente il quale non ha soltanto la squadra di calcio tra le sue proprietà ha delle difficoltà economiche, potrebbe essere multata, esclusa dall’Europa o penalizzata (la norma ancora non è ancora chiara su questo aspetto).
Fornitura di informazioni finanziarie future. Anche questo per garantire continuità al progetto calcistico di ogni squadra.
Tutto giusto… o no?
L’inghippo. Ragioniamo per esempi. Esiste la società calcio TIZIO che ha come presidenti azionisti di maggioranza, uno proprietario di una multinazionale che fattura miliardi di euro e un altro proprietario quasi dell’intero sistema telecomunicazioni ed esiste la società calcio CAIO che ha come presidente un proprietario di una società con capitale sociale di centocinquantamila euro.
La squadra TIZIO è titolata, riceve soldi dalle Tv, dal merchandising, dall’UEFA per le qualificazioni mentre la squadra CAIO lotta per la salvezza, riceve poco o nulla dalle tv, figuriamoci dal merchandising e l’UEFA probabilmente non lo vedrà mai, l’unico guadagno proviene da qualche buon giovane che emerge dalla squadra e che prontamente viene venduto alle società al pari di TIZIO.
La squadra TIZIO guadagna 100 milioni l’anno, ma tra campagna acquisti e stipendi ne spende 150, la squadra CAIO guadagna 15 milioni e ne spende 18 (il presidente è tifoso e ci rimette per amore calcistico pur di tenere la sua squadra in massima serie).
Col fair play finanziario sia Tizio che Caio dovranno ridimensionarsi… o no?
No, perché il presidente della squadra TIZIO fa sponsorizzare la propria squadra dalla propria multinazionale e così l’altro presidente fa fare un altro contratto multimilionario di sponsorizzazione dalla sua società di telecomunicazioni. Il tutto risparmiando spese e scaricando tasse. Risultato? La squadra TIZIO ha guadagnato 300 milioni e rientra nella categoria del fair play finanziario. (Spesi 150 guadagnati 300).
La squadra CAIO che ha come presidente un appassionato il quale però non possiede multinazionali, si trova a dover distruggere ogni sogno di gloria e dover lasciare il passo alle squadre con presidente possidente.
Tutto questo per arrivare a dove?
Non solo non cambierà niente e le squadre potenti continueranno il loro percorso, ma in questo modo le squadre medie e le squadre piccole verranno triturate dal sistema così da non poter più infastidire e privare le “grandi” degli ambiti posti Champion’s che tanti soldi e tanta gloria portano.
Marco Branca
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