Il 22 novembre del 1963, cinquant’anni fa, era ucciso a Dallas il Presidente degli Stati Uniti: John Fitzgerald Kennedy.
La commovente esaltazione di questi giorni e il riecheggiare delle sue frasi leggendarie, accade unicamente perché il presidente è morto giovane e in maniera violenta: se Kennedy fosse sopravvissuto, probabilmente sarebbe raccontato attraverso luci ed ombre.
E’ sbagliato nascondere gli atti positivi del suo mandato (le lotte per i diritti civili, il primo disgelo con Kruscev e fermezza durante la crisi di Cuba) ma è giusto ricordare anche gli errori e le numerose zone d’ombra.
Innanzi tutto è importante comprendere chi sia JFK.
Suo padre era un diplomatico, intrallazzatore: durante il periodo proibizionista fu sospettato di contrabbando, nutriva malcelate simpatie verso Hitler e ridusse ad uno stato vegetale (attraverso una lobotomia) la figlia Rosemary, “colpevole” d’essere dislessica e di frequentare troppi ragazzi.
Una figura di padre almeno discussa non poteva dare un’educazione sana ai figli, difatti inculcò loro un’ambizione sfrenata e pericolosa: in diversi campi, i fratelli Kennedy scalarono i gradini sociali e talvolta morirono a causa delle posizioni raggiunte (John da presidente, Robert da candidato e Joseph jr.in guerra).
Casualmente durante la presidenza Kennedy, il mondo fu teatro di misteriosi casi d’omicidio (o al più incidenti) sempre collegati al potere americano totale.
Sempre durante la presidenza di JFK, si accentuarono le accuse solitamente imputate agli Stati Uniti: i complotti e le intromissioni della Cia, il neo imperialismo e la guerra del Vietnam.
E’ curioso sostenere che il presidente non sapesse nulla e fosse tenuto sempre all’oscuro di tutto.
Innanzi tutto il primo scacchiere importante fu il sudamerica e l’america centrale
L’episodio più celebre (compiuto quasi alla luce del sole) fu la “Baia dei Porci”: il tentativo di rovesciare il regime di Fidel Castro a Cuba, organizzando un fallimentare sbarco d’esuli cubani; la sommossa fallì perché Castro riuscì a percepire i sospetti movimenti (causa gli errori militari di Kennedy nell’impostare l’operazione) e l’indipendenza dell’isola venne ancora più esaltata, ottenendo quindi un effetto contrario.In seguito il presidente organizzò l’operazione Mongoose, ossia una lunga serie d’attentati terroristici o sabotaggi agli apparati economici cubani (si compirono in quattordici mesi, 5.780 azioni terroristiche e 716 sabotaggi).
Sempre osservandolo lo scacchiere centro americano, il 5 maggio del 1961 un colpo di fucile pose fine all’esistenza di Rafael Leonidas Trujillo, ex dittatore della Repubblica Dominicana: il politico corrotto, appoggiato dagli Stati Uniti, fece assassinare il presidente del Venezuela; la mossa inaspettata suscitò l’ira di Kennedy ed il successivo assassino di Trujillo sembrò essere architettato dalla Cia, nel tentativo di eliminare una pericolosa mina vagante.
Riferendoci all’America Latina, Kennedy istituì l’”alliance for progress”: in teoria un’associazione progressista che aiutasse le economie degli stati poveri e soggetti a crudeli dittature, in pratica un mezzo subdolo per allargare il “dominio americano” (Che Guevara combattè vanamente quest’organizzazione).
Anche in Vietnam fu decisivo il periodo kennedyano.
Kennedy decise l’intervento americano nella guerra del Vietnam: conflitto poi vituperato da generazioni di giovani, che curiosamente e contemporaneamente esaltarono la figura del presidente.
Un altro misterioso caso di sangue accadde all’alleato Vietnam del Sud, ove vigeva un regime “amico” degli Stati Uniti, capeggiato da presidente Ngo Dinh Diem: dopo un periodo di stretta amicizia, Diem cominciò a desiderare una certa indipendenza, attraverso atteggiamenti dittatoriali.
Il primo novembre del 1963, JFK appoggiò un colpo di stato, che culminò con il “provvidenziale” assassinio di Ngo Dinh Diem.
La misteriosa linea di sangue non risparmiò l’Italia: il 27 ottobre del 1962, un misterioso incidente aereo costò la vita all’imprenditore Enrico Mattei.
L’abile imprenditore, attraverso una coraggiosa politica energetica e petrolifera, si era reso indipendente dalla potenza americana e quindi poteva creare un grave danno all’economia statunitense mondiale.
Infine un omicidio avvenne anche in Africa, precisamente in Congo, il 17 gennaio del 1961: fu assassinato Partrice Lumumba: il primo premier della neonata repubblica congolese.
Lumumba attuò una politica filo comunista, arrivando a chiedere aiuto all’Urss durante crisi del Katanga (una regione congolese ribellatosi al neonato stato), visto che l’Onu non rispose all’appello: in seguito la Cia ha ammesso aiuti militari agli avversari di Lumumba, nel tentativo di scalzarlo dal potere (il governo belga ammise di aver ucciso il leader, colpevolizzando ai ribelli suoni nemici).
Kennedy non tardò a pubblicare una sua fotografia col volto tra le mani, al momento in cui apprese la morte del leader congolese.
Di la dell’apparente politica dei buoni sentimenti, Kennedy notoriamente non era un onesto marito: aveva una vera e propria ossessione per il sesso.
Probabilmente la colpa scaturì da un trauma, poiché da ragazzino scoprì il padre a letto con la celebre attrice del cinema muto, Gloria Swanson.
La brutta esperienza portò il presidente ad emulare il padre, o addirittura a superarlo:
La più celebre tra le amanti fu la bellissima Marylin Monroe, che ebbe una relazione prima con John e poi con Robert Kennedy.
La Monroe morì suicida il 5 agosto del 1962, a seguito di un avvelenamento di barbiturici: le concomitanze del giorno del decesso sono contraddittorie, sembra che Bob Kennedy avesse fatto visita all’attrice ventiquattr’ore prima della morte e che la stessa minacciasse di raccontare i segreti della famiglia alla stampa (John e Bob avevano deciso di lasciarla, poichè l’attrice pretendeva troppo dalle relazioni).
Addirittura un libro uscito tempo fa, “Compagna Marilyn-Comunista, spia, cospiratrice.I retroscena della vita e della morte di Marilyn Monrore”, rivela come un ciarliero John Kennedy avesse riferito numerosi segreti all’amante (al punto che Hoover, gran boss del Fbi, lo costrinse ad interrompere la relazione), a sua volta legata ad ambienti cubani e sovietici.
I retroscena della storia di JFK sono tanti e talvolta macchinosi, nessuno vuole condannare il presidente senza prove certe: vero è che esistono forti sospetti che spingano a non santificarlo eccessivamente, analizzando la sua figura attraverso luci ed ombre.
Rey Brembilla
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