Osservando la storia d’Italia, antecedente al periodo attuale, si scoprono diverse curiosità, talvolta in contrasto con ideologie o dibattiti contemporanei: In particolare colpiscono le critiche o gli atteggiamenti del Movimento Cinque Stelle, talvolta contraddittori con alcuni episodi della storia d’Italia oppure capaci di provocare un paradossale umorismo.
Ad esempio la “famigerata” intervista ad Alessandro Di Battista, che “riconosceva” e “giustificava” alcuni atti di terrorismo, è molto simile a un discorso che Bettino Craxi espresse in parlamento: in difesa dell’episodio di Sigonella e il dirottamento dell’“Achille Lauro”.
-“Ebbene, se la questione nazionale palestinese esiste, anche l’azione dell’Olp deve essere valutata con un certo metro, che è il metro della storia. Vedete, io contesto all’Olp l’uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che lotta armata e terrorismo non risolveranno il problema della questione palestinese. L’esame del contesto mostra che lotta armata e terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno il problema palestinese. Non contesto però la legittimità del ricorso alla lotta armata che è cosa diversa” (si levano urla di protesta dall’aula, in particolare del deputato Guido Martino (Pri) e di Filippo Berselli del Msi)
“Quando Giuseppe Mazzini, nella sua solitudine, nel suo esilio, si macerava nell’ideale dell’unità ed era nella disperazione per come affrontare il potere, lui, un uomo così nobile, così religioso, così idealista, concepiva e disegnava e progettava gli assassinii politici. Questa è la verità della storia; e contestare a un movimento che voglia liberare il proprio Paese da un’occupazione straniera la legittimità del ricorso alle armi significa andare contro le leggi della storia. Si contesta quello che non è contestato dalla Carta dei principi dell’Onu: che un movimento nazionale che difenda una causa nazionale possa ricorrere alla lotta armata”.
Rileggendo le frasi dello statista socialista, si nota come lui stesso “giustificasse” il terrorismo palestinese, paragonandolo addirittura alla politica di Giuseppe Mazzini: gli eccidi dell’integralismo islamico non erano così numerosi come oggi, ma il mondo li aveva già conosciuti (durante il sequestro dell’“Achille Lauro” fu brutalmente assassinato un invalido ebreo americano).
Alessandro Di Battista potrebbe andare fiero e citare quest’accostamento, se il personaggio Craxi non fosse ben lontano dal suo ideale politico: l’ex presidente del consiglio è difatti celebre per il suo coinvolgimento in tangentopoli, ossia una “politica sporca” ben diversa dalla trasparenza sempre espressa dai “grillini”.
Sempre il Movimento Cinque Stelle, porta ad esempio Sandro Pertini come capo di stato integerrimo, da paragonare a Giorgio Napolitano: una delle accuse rivolte all’attuale presidente è di aver affidato l’incarico a tre presidenti del consiglio “non eletti dal popolo”.
Innanzitutto è l’articolo primo della costituzione (“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”) a dichiarare che è la costituzione stessa (cinque anni di legislatura) a limitare il potere del popolo: difatti non è un caso che i passati capi di stato hanno incaricato numerosi premier, senza il previo passaggio popolare.
Ma mentre dal 1948, si sono susseguiti governi a guida democristiana, (proprio perché la Dc è sempre stata il partito vincente), il primo capo di stato a nominare politici di altri schieramenti, fu proprio Pertini.
Nel 1981, il presidente affidò l’incarico (due volte consecutive) al repubblicano Giovanni Spadolini: alle elezioni del 1979, il Partito Repubblicano racimolò appena 2.163.460 voti (a confronto dei 26,057,006 democristiani); di là della logica usata dal presidente (incarica una figura onesta dopo lo scandalo della P2), il leader repubblicano non fu sicuramente eletto dalla maggioranza degli italiani.
Nel 1983 Pertini fece il bis ed elesse il socialista Bettino Craxi (sempre per due volte consecutive): il P.S.I aveva 4.223.362 voti, ragguardevoli ma ben diversi dagli 12.153.081 democristiani; Anche in questo caso, la maggioranza degli italiani si sentirono rappresentati da un premier non eletto da loro.
Paradossale inoltre è fatto che il “santificato” Pertini diede il potere a Bettino Craxi, considerato dal “Movimento Cinque Stelle”, l’esempio massimo di cattiva politica italiana.
Il movimento fondato da Beppe Grillo inoltre esalta molto spesso (e giustamente), i padri costituzionali: lamentando che l’attuale riforma istituzionale stravolga il lavoro di queste esimie personalità.
Una delle principali accuse è l’idea (nella prossima riforma) di avere un senato di “nominati”, ossia politici non eletti dal popolo.
Ebbene pochi sanno che il primo parlamento della repubblica, fu in gran parte composto di uomini non eletti dagli italiani: il terzo articolo delle disposizioni transitorie e finali della nostra costituzione, è molto chiaro al riguardo.
“Per la prima composizione del Senato della Repubblica sono nominati senatori, con decreto del Presidente della Repubblica, i deputati dell’Assemblea Costituente che posseggono i requisiti di legge per essere senatori e che:
• sono stati presidenti del Consiglio dei Ministri o di Assemblee legislative;
• hanno fatto parte del disciolto Senato;
• hanno avuto almeno tre elezioni, compresa quella all’Assemblea Costituente;
• sono stati dichiarati decaduti nella seduta della Camera dei deputati del 9 novembre 1926;
• hanno scontato la pena della reclusione non inferiore a cinque anni in seguito a condanna del tribunale speciale fascista per la difesa dello Stato.
Sono nominati altresì senatori, con decreto del Presidente della Repubblica, i membri del disciolto Senato che hanno fatto parte della Consulta Nazionale.
Al diritto di essere nominati senatori si può rinunciare prima della firma del decreto di nomina. L’accettazione della candidatura alle elezioni politiche implica rinuncia al diritto di nomina a senatore.”
Il primo presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, non fu eletto dal popolo, poiché già senatore di diritto e lo stesso discorso valse per i due presidenti delle camere (Giovanni Gronchi e Ivanoe Bonomi).
Infine, seppur stavolta la teoria sia vera quanto paradossale, vi è una somiglianza tra l’attuale riforma costituzionale e quella del 1948: entrambe le costituzioni furono votate da pregiudicati.
Difatti così come la futura riforma è stata decisa da Silvio Berlusconi e Matteo Renzi (entrambi giudicati da un tribunale), la costituzione italiana fu scritta da almeno ottanta condannati: il numero è approssimativo, poiché di tanti politici di allora non è conosciuta la biografia intera.
Chiaramente ci si riferisce a processi inferti durante il regime fascista, ma teoricamente la forma non cambia, anzi quasi la peggiora (dato l’alto numero di pregiudicati, per altro approssimativi per difetto).
Curiosando tra le biografie dei padri della repubblica, si scopre che un numero minimo ma indicativo, di essi (sette, in modo approssimativo) è stato addirittura colluso col fascismo (in forma più o meno grave) e i nomi sono tra i più famosi: il giurista Pero Calamandrei (che come docente giurò al partito fascista e collaborò col gerarca Dino Grandi), Oscar Luigi Scalfaro (che prestò giuramento al fascismo, poichè magistrato, nel 1942), Amintore Fanfani (che scrisse, come giornalista, su alcune riviste fasciste), Giovanni Leone (iscritto al Partito Fascista, per esercitare la funzione di avvocato), Ferdinando Tambroni (iscritto al Partito Fascista dopo un tentativo di arresto), Vittorio Emanuele Orlando (che fu simpatizzante di Mussolini per gran parte del ventennio) e addirittura il socialista Arturo Labriola (inizialmente esule e poi solidale con la guerra in Etiopia e collaboratore di un giornale fascista).
Riflettendo cinque di essi hanno avuto ruoli di rilievo nella storia repubblicana e la coincidenza è curiosa.
Il Movimento Cinque Stelle quindi elogia i fondatori della costituzione (paragonandoli alla riforma attuale, scritta da due pregiudicati) che in realtà rappresentano numerosi giudicati e addirittura sette collusi col fascismo: di là della specchiata onestà di queste personalità, il dato fa almeno sorridere.
Uno studio approfondito della storia darebbe un risultato diverso alle affermazioni dei volenterosi parlamentari grillini.
Rey Brembilla
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