A 35 anni dal tragico epilogo che cambiò le sorti e il volto del paese, gli inquirenti rimescolano le carte in gioco riaprendo tutti i documenti a disposizione. Il sequestro di stato, stando a quanto dichiarato ed argomentato da Imposimato “ è avvenuto sì per mani delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Nicola Lettieri”.
Accuse pesanti quanto tacitamente attese quelle di Imposimato, che incaricato sin dall’inizio ad indagare sul caso Moro, riaccende oggi i riflettori su alcune tracce inedite .“Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti”, dichiara convinto – “ li avrei incriminati per concorso in associazione. Il generale Dalla Chiesa, i Carabinieri e la Polizia avrebbero voluto liberarlo senza rischio alcuno per la sua vita, ma i potenti decisero che era meglio non intervenire per preservarne l’incolumità.”
Secondo il magistrato campano sono nette ed appellabili le vicissitudini che concorrono a puntare l’occhio a chi era allora ai vertici del governo e che senza scrupolo alcuno, ha avuto un ruolo attivo nella realizzazione del fatto. A dimostrarlo sarebbero anche testimonianze shock di alcuni uomini della polizia di Stato. Giovanni Circhetta e Vitantonio Raso, che per primi arrivarono al bagagliaio dell’orrore, raccontano oggi del ritrovamento del corpo modificando alcuni particolari sbalorditivi. Primo fra tutti l’ora della svolta. Passata alla storia e ai fatti di cronaca con la lancetta puntata alle 12 e 30, l’ora fatidica secondo le rivelazioni dei due artificieri sarebbe invece scoccata ben prima di quanto dichiarato. A scoprire il corpo di Moro non fu un colpo di scena. Lo stesso Francesco Cossiga, allora alla poltrona del ministero degli interni e di cui si sapeva essere arrivato alle 14, giunse sul posto prima ancora ancora della telefonata delle BR, senza apparire tra l’altro per niente meravigliato del corpo, raccontano.
Al centro della vicenda, tuona ancora Imposimato, ci fu poi il Gruppo Bilderberg, i cui interessi si intrecciavano con quelli della Cia e del Kgb. Ricordiamo che i tempi erano quelli della Guerra Fredda, quando il blocco imperatore era diviso in due grandi armamenti: capitalista e comunista.
Nel suo ultimo libro “ I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”, Imposimato ripercorre ogni indizio della mappa del sequestro e sferza pesanti accuse contro chi “avrebbe potuto evitare la tragedia”, perché sapeva dove si trovava la prigione di Aldo Moro. E non solo.” I politici hanno utilizzato le ali deviate dei servizi segreti per dare vita a una stagione di terrore che parte dalla strage di Piazza Fontana e giunge a quelle di Capaci e Via D’Amelio. Cosa Nostra, con la loro uccisione, ha semplicemente eseguito il volere della Falange Armata”
Parafrasando le parole del libro rivelazione “non possiamo far rinascere l’Italia, se non conosciamo prima le verità del passato. Questo è un paese malato che affonda le sue radici in quegli anni di menzogne. Quei politici ci hanno ridotto nelle condizioni in cui ci troviamo e qualcuno di loro è ancora lì, nel gruppo di facce al potere che non vogliono perdere la poltrona”.
La procura di Roma ha recentemente riaperto il fascicolo anche se per il momento non ci sono indagati. Restano senz’altro tante domande da chiarire e di sicuro un’amara consapevolezza: quello che è sempre stato considerato un attacco al cuore dello Stato fu motivato da ragioni dello Stato stesso. “A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si indovina”, disse qualcuno. Ai magistrati la fiducia nell’ardua sentenza.
Roberta di sessa
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