“San Gennà fa o’ miracolo!” è la frase urlata costantemente dalla platea di fedeli in attesa del celeberrimo miracolo dello scioglimento del sangue di San Gennaro, patrono della città di Napoli, conservato allo stato solido in un due ampolle custodite all’interno del Duomo. Tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di Maggio e negli otto giorni successivi, il 19 Settembre e per tutta la settimana di celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 Dicembre – i devoti accorrono alla solenne celebrazione tenuta dall’Arcivescovo per assistere al miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro; il mancato miracolo è presagio di eventi negativi e drammatici per la città di Napoli.
San Gennaro è, oggi, il Santo della Chiesa Cattolica più famoso al mondo: conta una schiera di fedeli eccezionalmente ampia – sono circa 25 milioni i suoi devoti sparsi in tutto il mondo – e proprio grazie alle loro incredibili donazioni, avvenute nel corso dei secoli, San Gennaro “possiede” un patrimonio artistico ed economico di inestimabile valore che, vantando circa 22mila capolavori tra dipinti, sculture e manufatti di vario genere, pare essere ancor più prezioso del tesoro posseduto dalla famiglia reale inglese.
Tra religione, fede, scetticismo e pregiudizio la tradizione di chiedere la grazia al Santo donando oggetti di valore suona, ai giorni nostri, un po’ come comprare a caro prezzo un posto in paradiso: tuttavia, soprattutto nel caso di San Gennaro, essa sembra essere ancora molto radicata e al patrono di Napoli sono stati donati davvero i più svariati oggetti. Il Tesoro di San Gennaro è il più grande simbolo di devozione presente al mondo: dai potenti della storia alla gente comune, i doni offerti in cambio di protezione divina, grazie ricevute e preghiere ascoltate ed esaudite sono il concreto ringraziamento dei fedeli; si tratta dei cosiddetti “ex voto suscepto” che significa, appunto, “per grazia ricevuta”.
In questi giorni primaverili San Gennaro ha compiuto un miracolo d’altro genere: il Museo del Tesoro di San Gennaro ha, infatti, organizzato l’esposizione dell’incredibile tesoro del Santo, includendo molti dei più preziosi doni che, nel corso dei secoli, sono stati accumulati e gelosamente custoditi lontano da occhi indiscreti, in misura maggiore nei caveau del Banco di Napoli.
Più di 150 opere saranno disposte in sei differenti siti museali – il Museo del Tesoro di San Gennaro, la Real Cappella di San Gennaro, il Duomo, il Complesso dei Girolamini, l’Archivio storico del Banco di Napoli e il Museo diocesano – per la mostra “Le Meraviglie del Tesoro di San Gennaro. Le pietre della Devozione”, un percorso che coinvolge luoghi storici della città – dopo 50 anni sarà possibile visitare la chiesa del complesso dei Girolamini o entrare dall’antica porta del duomo, chiusa da ben 100 anni – quasi a voler ammirare “l’arte nell’arte”, che si potrà percorrere utilizzando un biglietto unico integrato.
A Napoli da oltre sette secoli, quello di San Gennaro è probabilmente l’unico tesoro al mondo ad essere rimasto intatto: non essendo mai stato depredato né utilizzato per fini bellici, si è soltanto arricchito, nel tempo, di nuove acquisizioni; lo stesso Napoleone, abituato a depredare, quando giunse a Napoli divenne donatore, cercando di entrare nelle grazie di San Gennaro offrendo un bellissimo ostensorio in oro e argento.
Agli occhi dei curiosi, cittadini e devoti, sarà permesso ammirare straordinari dipinti del seicento e del settecento, preziosi manufatti – come una mitra in oro e argento che conta circa 3000 diamanti, 190 smeraldi e 170 rubini – nonché i 54 busti in argento raffiguranti il Santo, realizzati ed offerti in differenti epoche storiche, e il paliotto d’argento dell’argentiere Vinaccia, per la prima volta esposto senza il cristallo di protezione. La mostra, aperta al pubblico dal 9 aprile, è organizzata dal Museo del Tesoro di San Gennaro con la Sovrintendenza del Polo Museale di Napoli, l’alto Patronato del Capo dello Stato e della Presidenza del Senato e sarà visitabile fino al 12 giugno (per informazioni: 081.244980).
Sara Di Somma
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