Sembra senza fine la vicenda dell’ILVA di Taranto, che ora rischia lentamente di spegnersi a causa di gravi ritardi nell’approvvigionamento di materie prime.
L’Ilva è una società per azioni del gruppo Riva che si occupa prevalentemente della produzione e trasformazione dell’acciaio. Con il nome della originaria azienda fondata nel 1905, è nata sulle ceneri della dismessa Italsider. Prende il nome dal nome latino dell’isola d’Elba, dalla quale era estratto il minerale di ferro che alimentava i primi altiforni costruiti in Italia a fine Ottocento.
Il più importante stabilimento italiano è situato a Taranto, e costituisce il maggior complesso industriale per la lavorazione dell’acciaio in Europa. Altri stabilimenti sono a Genova, Novi Ligure (AL),Racconigi (CN), Marghera (VE), Patrica (FR). (Wikipedia)
L’azienda ha comunicato ai sindacati un programma graduale di fermata impianti che ridurrà sensibilmente la capacità produttiva del settore siderurgico a causare la carenza di materie prime oltre alla difficile situazione finanziaria in cui ormai versa l’azienda. A questo si aggiungono anche le proteste degli autotrasportatori che lavorano con l’ILVA, da tempo in attesa di ricevere garanzie sui loro crediti. Da giorni gli approvvigionamenti restano bloccati mentre la mobilitazione si allarga a tutto l’indotto come dimostrano i blocchi stradali e presidi davanti al Comune di Taranto. Va un po’ meglio sul fronte interno dove, fino all’altro ieri, si prospettava un nuovo massiccio ricorso alla cassa integrazione nell’ultimo vertice con i sindacati. Scongiurato il rischio, sono state offerte ampie garanzie anche sul pagamento degli stipendi di febbraio 2015. La questione resta comunque difficile per i commissari straordinari che oggi hanno preso atto della sentenza del tribunale di Milano che dichiara lo stato di insolvenza dell’Iva i cui debiti si aggirerebbero sui 3 miliardi di euro.
Antonio Gargiulo
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