Poderoso, serrato e informatissimo documentario sulla bolla finanziaria scoppiata nel 2008 e ancora tragicamente attiva: è il doc-shock Inside Job, diretto da Charles Ferguson, narrato da Matt Damon e presentato fuori competizione sulla Croisette. Prima inchiesta filmata sulla crisi, parte e chiude sull’Islanda, triste avvisaglia di quel che sarebbe stato globalmente.
Inside Job ci mostra la ragione profonda di questa sconfitta: Wall Street ha in gran parte finanziato la campagna elettorale di Obama e una volta eletto lo ha circondato di suoi uomini, da Larry Summers a Timothy Geithner, passando per Bernanke e uno stuolo di ex (ex?) dirigenti di Wall Street ora alla Casa Bianca. Obama non ha commesso errori. Semplicemente non ha potuto regolare il mercato perchè il suo padrone non voleva che lo facesse.E quindi la palingenesi epocale che era legittimo aspettarsi (perchè era già avvenuta sotto Roosevelt dopo il crollo del 28) non poteva avvenire, non perchè si era in una tempesta finanziaria senza precedenti, ma perchè coloro che avevano scientemente creato e sfruttato questa crisi a proprio vantaggio non volevano che fossero imposte regole simili a quelle che avevano salvato e fatto ripartire il paese dopo la crisi del 28.Sbattuto con le spalle al muro è il gotha finanziario degli States, da Lehman a Goldman Sachs, dall’amministrazione Bush ai lobbisti, passando per il conflitto d’interesse dei vari professoroni di Harvard & Co., pronti, dietro lauto compenso, a certificare sana e robusta costituzione economica laddove questa non c’è.
Ferguson non risparmia nessuno: dopo Bush e il suo Hank Paulson, alla sbarra finisce Obama, colpevole di non aver intrapreso le necessarie riforme anti greed e di aver voluto nella stanza dei bottoni gente come Timothy Geithner e Larry Summers, ovvero i nomi e i cognomi responsabili del crac. Alla faccia di tutti i poveri disgraziati che avevano creduto, fatto campagna elettorale e votato per Obama e che hanno finito per pagare il conto della crisi economica mentre a Wall Street si festeggiava a suon di bonus multimilionari.
Yes They Can…
Adam
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