La Germania e l’Italia sono due nazioni differenti, sia dal punto vista geografico che da quello caratteriale: eppure storicamente hanno molti punti in comune, talvolta insospettabili.
Ancor più che in altri stati ( ad esempio l’Italia e la Francia che vengono definite “cugine”) le rispettive vicende si sono spesso incrociate, attraverso curiosi giochi di ruolo e addirittura memorabili sfide calcistiche
I primi contatti tra il nostro paese e quello tedesco avvennero all’apogeo dell’impero romano, durante il regno di Ottaviano “Augusto”: il generale romano Nerone Claudio Druso (figlio adottivo dell’imperatore) invase e conquistò la Germania; per la prima e unica volta l’Italia riuscì nell’impresa.
Fu però durante la magica notte di natale del ‘800, che Germania e Italia convissero in un solo impero: l’incoronazione di Carlo Magno, di stirpe franca ( quindi francese) ma di fatto imperatore germanico, diede vita al Sacro Romano Impero;Alternando un potere diretto o indiretto, da allora fino alla fine del 1400, l’impero teutonico dominò la parte settentrionale dello stivale.
A parte due brevi ribellioni presto soffocate (Berengario del Friuli, dal 888 al 924 e Arduino d’Ivrea, al 1002 al 1014) , l’impero tedesco (potenziato durante la dinastia degli Ottoni) dominò fino al 1176, data della storica battaglia di Legnano.
La battaglia scaturì dal tentativo dell’imperatore Federico I “Barbarossa” di soffocare il potere dei neonati comuni, forme orgogliose e primordiali delle future città: l’imperatore fu sconfitto dall’alleanza definita “Lega Lombarda”, il cui leggendario condottiero fu Alberto da Giussano.Fino a pochi anni fa la battaglia di Legnano era considerato un simbolo patriottico , oggi è il simbolo politico della “Lega Nord”: l’impedimento inizialmente era rappresentato dai tedeschi, poi dagli stranieri in senso lato e oggi dal potere della Roma burocratica.
La prima e ultima sconfitta teutonica per mano italiana, non allontanò i tedeschi dal settentrione , ma trasformò l’impero in un concetto puramente simbolico: i nobili e i comuni chiesero sempre l’investitura imperiale ma solo come mero attestato burocratico (al contrario l’imperatore Federico II costruì un fiorente impero nell’Italia meridionale).
In Italia i comuni si trasformarono in signorie, assumendo ed identificandosi con la medesima struttura amministrativa del vicino germanico (ove l’impero era una federazione tra diversi ducati o marchesati) e attestando l’inizio di un curioso percorso comune.
Italia e Germania rappresentarono gli unici importanti stati europei, non assoggettati da una forte monarchia.
Un breve ma significativo periodo di unione, fu sotto l’impero di Napoleone: curiosamente Italia e Germania furono uniti in impero sempre da personalità straniere (Carlo Magno, brevemente Carlo V e Napoleone).
Attorno agli anni ’60 dell’800, le due nazioni subirono un processo unitario simile: uno stato predominante, inizialmente di scarsa grandezza (la Prussia ed il regno di Sardegna) fu pervaso da fervore patriottico , due monarchi da un potere puramente onorifico (Vittorio Emanuele II e Guglielmo I) e governanti dal potere effettivo (Cavour e Bismark).
Entrambe le unificazioni avvennero attraverso sanguinose guerre d’indipendenza: contro l’Austria per l’Italia ed, in successione, contro Danimarca,Austria e Francia, per la Germania.
Come accadde altre volte nel rapporto tra le due nazioni, la formazione statale avvenne in tempi leggermente diversi: la penisola si creò nel 1861 e l’impero nel 1871.
Nel 1866 Italia e Germania si allearono per la prima volta (l’unica da vincenti) e sconfissero l’Austria: il regno dei Savoia conquistò il Veneto, seppur figurando negativamente in campo bellico (compì una sola vittoria e collezionò clamorose sconfitte).
Indirettamente le due nazioni appena formate si “allearono” una seconda volta, poiché la vittoria di Bismark sull’impero francese ( e il conseguente crollo di Napoleone III), permise all’Italia di annettere liberamente lo stato pontificio e proclamare Roma come capitale d’Italia.
Nel 1882 l’amicizia comune fu saldata dalla “triplice alleanza”, tra Italia, Germania ed Austria: il patto durò fino al 1914, ma fu messo a dura prova dalle rispettive volontà di potenza (per esempio le pretese colonia italiane) o da alcune chiare scorrettezze ( Austria e Germania agirono spesso in modo indipendentente, e senza consultare il terzo alleato).
Le continue divergenze interne all’alleanza provocarono il primo “tradimento” dell’Italia nei confronti della Germania: indecoroso ma indubbiamente saggio.
Alle porte del primo conflitto mondiale, la classe dirigente nostrana improvvisamente si staccò dalle “Triplice Alleanza” e si unì alla “Triplice Intesa” (Inghilterra,Russia e Francia):l’Italia vinse la guerra combattendo contro i “freschi” nemici (fino a poco prima amici) ma senza mai attaccare direttamente l’impero tedesco.
Il parallelismo continuò nell’immediato dopoguerra: nonostante l’Italia fosse vincitrice, subì lo stesso tracollo economico della Germania, ormai repubblicana.
Le due nazioni si trovarono una classe dirigente fragile ( da una parte una vecchia classe liberale unitaria, dall’altra la giovane e macilenta “Repubblica di Weimar”), che venne spazzata via dai rispettivi dittatori: Benito Mussolini (1922) e Adolf Hitler(1933).
Per l’ultima volta (almeno finora) l’Italia divenne un “simbolo” per la Germania: Hitler adorava Mussolini e voleva emularlo, al contrario il Duce disprezzava il dittatore teutonico.
I due personaggi si coalizzarono e parteciparono al secondo conflitto mondiale : l’evento si trasformò in una sconfitta per entrambi (che morirono violentemente senza vederne la fine) e per la seconda volta l’Italia “tradì” il vecchio alleato e si affiancò con chi aveva combattuto per quattro anni, definendoli ruffianamente “alleati”.
Il secondo dopoguerra fu nuovamente devastante per entrambi gli stati (la Germania venne addirittura divisa in quattro e poi in due parti) ma entrambe ebbero la fortuna di avere al governo presidenti del consiglio d’eccezione: Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, entrambi leader del partito cattolico locale.
I due energici statisti, nonostante età non più giovane, trascinarono le rispettive nazioni fuori dalla recessione economica, contribuendo all’esplosione di un vero e proprio miracolo economico: fondamentale fu l’aiuto economico americano (il piano Marshall alla fine del secondo conflitto e il piano Dawes Young al termine della prima guerra, solo ed unicamente a favore dei tedeschi).
Entrambi restarono al potere per lunghi anni (determinando veri periodi storici) e posero le basi della futura Unione Europea.
Negli anni ’60, ambedue le nazioni si adeguarono al clima distensivo internazionale e promossero iniziative di pace tra i due blocchi: in Germania l’energico Willy Brandt e la sua “ Ostpolitik”, in Italia lo zoppicante centro-sinistra..
A confronto della anomala democrazia italiana (ove un solo partito stette al potere per decenni e una classe dirigente fu eternamente al timone di comando) lo stato tedesco ebbe un serio ricambio di uomini e partiti politici: l’unico caso di permanenza al potere fu l’era di Helmut Khol.
Il grande e “grosso” statista fu al potere dal 1982 al 1998 ed ebbe grandi soddisfazioni (tra cui la riunione tra le due Germanie e lo storico abbattimento del muro) ma, “seguendo” il destino nostrano, si dimise per uno scandalo politico: finanziamento illegale al suo partito.
Curiosamente il rapporto di “rivalità” e parallelismo si notano anche nel gioco del calcio, in particolare durante i campionati del mondo: la Germania puntualmente pecca di superbia ma ogni volta esce sconfitta, dopo epici scontri all’ultimo sangue.
Nel 1970 in Messico, la semifinale passò alla storia, grazie al clamoroso 4-3 (frutto di episodi leggendari e “colpi di scena”) e gli azzurri avvertirono il sentore di riscossa dopo tanti mondiali falliti: memorabile il capitano Beckenbauer che giocò stoicamente col braccio al collo e il pareggio di Schellinger, capitato per caso davanti alla porta di Albertosi.
Nel 1982 in Spagna, il caso volle che le due squadre si incontrassero in finale, dove l’Italia consolidò la sua magica rincorsa con un 3 a 1: l’urlo di Marco Tardelli e la gioia di Sandro Pertini furono il simbolo di una gioiosa rivalità atavica.
Nel 2006 in Germania, la sconfitta dei padroni di casa fu ancora più bruciante, poiché gli azzurri (destinati a vincere la manifestazione) batterono in semifinale la nazionale bianco vestita, attraverso due reti agli ultimi minuti dei tempi supplementari: memorabile il pianto dei giocatori tedeschi e la patriottica frase del telecronista, “il cielo è azzurro sopra Berlino”..
Frustrante fu il mondiale del 1990, che l’Italia organizzò convinta di vincerlo ma fu eliminata in semifinale e dovette subire l’onta della vittoria tedesca.
Tornando alla politica odierna , il rapporto con la Germania sta attraversando una nuova fase: l’Unione Europea ,inizialmente paritaria, è diventata un direttorio in mano tedesca e tante nazioni dimostrano insofferenza .
La cancelleria Angela Merkel ha ridacchiato prima di nominare Silvio Berlusconi, in modo presuntuoso e non certo bonario: verrà il momento in cui sarà l’Italia a ridere di lei, mantenendo però uno stile diverso ed elegante, tipico dei vecchi amici che sanno cosa significa la parola stile rispetto.
Antonio Gargiulo
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