Il 15 Febbraio scorso, Ajesh Binki (25 anni) e Jalastein (di 45), due pescatori indiani, sono stati uccisi al largo del porto di Kochi, per mano di due militari della Marina Italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che li avrebbero scambiati per pirati. Questi ultimi prestano servizio presso il Reggimento San Marco che ha sede nella caserma Carlotto di Brindisi, e quella sera, a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie, avrebbero sparato dei colpi intimidatori per difendersi da un attacco di pirati.
L’ambasciata italiana a Nuova Delhi ha trasmesso un comunicato il giorno seguente, in cui spiega le dinamiche dell’accaduto: “la nave mercantile italiana Enrica Lexie, è stata attaccata da un’unità pirata in acque internazionali a circa 30 miglia nautiche al largo della cosa sud occidentale dell’India. Il personale della marina militare a bordo, ha seguito i protocolli internazionali e dopo aver verificato che i pirati erano armati, hanno sparato alcuni colpi di avvertimento, che avrebbero messo in fuga i pirati”. Lo stesso giorno Umberto Vitelli, il capitano della nave, è stato contattato dalla guardia costiera indiana e invitato a recarsi, insieme ai due militari, presso il porto di Kochi per fornire tutte le informazioni sul presunto attacco dei pirati.
Ma l’incontro con le autorità indiane non è andato bene, infatti, secondo il Times of India, i due sarebbero stati arrestati dopo un’intera notte di trattative senza soluzione a causa di alcuni disaccordi di carattere giuridico. Secondo il Ministro della Giustizia Paola Severino, “il fatto è avvenuto in acque internazionali, su una nave che batte bandiera italiana, quindi la giurisdizione è italiana”. In caso contrario Latorre e Girone rischierebbero la pena di morte, punizione prevista dalla giurisdizione indiana per i casi di omicidio.
Ma il caso si infittisce sempre di più a causa alcune discrepanze nella ricostruzione della vicenda. Nelle ultime ore è stata confermata la presenza di un’imbarcazione ellenica, la Olympic Flair dall’Icc-Css, il dipartimento crimini commerciali della Camera di commercio internazionale, che ha il compito di tracciare tutti gli attacchi di pirateria denunciati nel mondo. A quanto pare anche la nave greca quello stesso giorno avrebbe denunciato un attacco da parte dei pirati, ma le autorità indiane non hanno mai menzionato il fatto. Dopo aver rilevato la presenza di tre imbarcazioni nel porto di Kochi, la guardia costiera dichiara di aver chiamato una ad una le imbarcazioni sostenendo di aver trovato un peschereccio con delle armi a bordo, e chiedendo se avessero subito un attacco. A queste telefonate soltanto l’Enrica Lexie avrebbe dato una risposta affermativa. E’ possibile che l’Enrica Lexie sia stata “costretta” in qualche modo a rientrare in porto dalle autorità indiane?
Secondo il Presidente della Repubblica Napolitano il caso rischia di provocare una grave crisi diplomatica fra Roma e Nuova Delhi e la tensione è molto alta. I due Paesi dovrebbero cercare di collaborare insieme per risolvere questo caso così delicato, ma a quanto pare è difficile trovare degli accordi. Le due versioni, quella italiana e quella indiana, sono diverse fra di loro e presentano numerose incongruenze. In India non hanno alcun dubbio sulla colpevolezza dei due militari italiani, che per adesso sono gli unici sospettati di omicidio, tanto da rifutare l’autopsia ai cadaveri dei due pescatori, ma intanto non ci sono prove sufficienti per chiarire la vicenda.
Anna Panarella
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