Circa quattro anni di lavoro, un costo di 590 milioni di euro, una documentazione per la compilazione cartacea, l’alternativa online e un tour informativo che attraverserà l’Italia: questi i numeri e le attività previste per il 15° Censimento Generale della Popolazione e delle Abitazioni.
Ogni dieci anni gli italiani e gli stranieri aventi residenza nella nostra nazione sono chiamati a compilare un questionario, che fornisce all’Istituto Nazionale di Statistica un’incredibile mole di dati da elaborare, incrociare, analizzare ed interpretare al fine di sviluppare una “fotografia” realistica della situazione della popolazione italiana dell’anno corrente.
Si tratta di fornire dati che riguardano i nuclei familiari – caratteristiche dell’abitazione, composizione della famiglia, professioni e livello di istruzione dei diversi membri – e, da quest’anno, anche dati che definiscano i nuclei “abitativi”. Nel questionario è, infatti, presente una distinzione di grande importanza, ovvero quella tra convivenza – che sottintende un rapporto affettivo – e coabitazione.
Evidentemente, anche i ricercatori dell’Istat si sono resi conto che, nonostante la legge non riconosca tali unioni, le coppie di fatto (etero e omosessuali) vanno censite, proprio come le coppie ufficializzate da un matrimonio, se si intende perseguire lo scopo di ottenere un’immagine realistica della nazione. Con il censimento, dunque, è iniziata anche la campagna di sensibilizzazione delle associazioni omosessuali. “Fai contare il tuo amore”, recita lo slogan, che chiede, alle coppie omosessuali che vivono e convivono in Italia, una sorta di “outing statistico”.
I questionari saranno consegnati ai cittadini all’indirizzo di residenza fino al 22 ottobre; successivamente chi non avesse ricevuto il plico, potrà richiederlo presso il centro comunale di raccolta di riferimento. Il plico in questione consta di “appena” 33 pagine – una di introduzione, 8 di guida informativa e 24 di documentazione effettiva – e, una volta adempiuto al proprio dovere di cittadino e compilato il documento in ogni sua parte, questo andrà restituito presso gli uffici postali entro il 20 novembre. Dopo questa data entreranno in scena i 60.000 rilevatori dell’Istat, che solleciteranno i ritardatari per la compilazione e la consegna del documento.
In alternativa è possibile effettuare la compilazione online, accedendo al sito http://censimentopopolazione.istat.it/, con la password presente all’interno del plico cartaceo.
Ampia è stata finora la partecipazione dei cittadini e vari sono stati i disagi nell’usufruire del servizio: il 9 ottobre, giorno di apertura per le compilazioni online, il sito predisposto dall’Istat è stato letteralmente preso d’assalto al punto da bloccarsi ed impedire, alla maggior parte dei solerti cittadini, l’effettivo svolgimento del “compito”. Simili inconvenienti anche per chi ha scelto di compilare il modulo cartaceo, che recatosi alla posta per consegnare il plico, ha trovato personale impreparato alla ricezione e terminali bloccati da Milano a Palermo.
Solo quando, lunedì pomeriggio, Istat e Telecom hanno predisposto un ampliamento della piattaforma la situazione per le compilazioni online si è stabilizzata e, circa un milione di persone, hanno potuto svolgere correttamente l’intera procedura. Il Codacons ha già annunciato di voler presentare formale diffida nei confronti dell’Istat, sulla base dell’art. 140 bis del Codice del Consumo, affinché siano predisposti indennizzi per gli utenti incorsi in disagi relativi alla consegna o alla compilazione online del modulo.
Del resto la sollecitudine dei solitamente pigri e anti-burocrati italiani è dipesa, in larga misura, dal rischio di ricevere una sostanziosa ammenda in caso di mancata partecipazione al censimento, che è, per legge, obbligatorio per tutti i cittadini: i non adempienti rischiano una multa che va da 206 a 2065 €.
E, mentre gli italiani si affannano a riconsegnare in tempo il plico, Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, dando voce all’esasperazione di molti, si è domandato : “chi paga per i disagi? Chi rimborsa i cittadini per le ore trascorse a combattere con procedure che vanno in tilt troppo facilmente? Rispetto a tutto questo passa persino in secondo piano la difficoltà di compilazione del questionario: le multe saranno solo per chi non risponde o anche per chi fa male il proprio mestiere?”.
Sara Di Somma
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