Il boom dei social network con i loro 700 milioni di persone iscritte in tutto il mondo ha suscitato l’interesse del Papa Benedetto XVI che, in occasione della 45esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali sul tema “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”, si è pronunciato per la prima volta sull’incalzante diffusione dei social network, comunità digitali che consentono alle persone di connettersi tra loro in virtù di legami sociali che vanno dai vincoli familiari a una blanda conoscenza casuale.
Il discorso del Papa è rivolto prettamente ai giovani, ai quali viene raccomandato di fare un buon uso della rete. Se da una parte i social network offrono infatti nuove opportunità di “condivisione”, quindi di “dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive”, d’altra parte possono generare anche situazioni di pericolo, se e quando inducono i giovani a “rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo” con la creazione di falsi profili o “l’eccessiva esposizione al mondo virtuale”. Il Pontefice ribadisce che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone, a tutti i livelli della vita dell’individuo. “Nella ricerca di condivisione, di ‘amicizie’ – prosegue inoltre Benedetto XVI – ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio profilo pubblico”.
Le nuove tecnologie stanno modificando il modo di comunicare ma anche la stessa comunicazione subisce dei cambiamenti, ed il Papa consiglia di mantenere uno stile cristiano anche in presenza del mondo virtuale e quindi promuove “una comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro” con la possibilità di esprimere i valori del Vangelo anche attraverso la rete, purché la verità delle Scritture rimanga immutata.
Le parole del Pontefice fanno riferimento ad una problematica reale: accade sempre più spesso che gli utenti della rete si perdano in mondi virtuali che soppiantano, talvolta completamente, la realtà quotidiana. Infatti mentre da un lato le nuove tecnologie rappresentano un importante fattore di progresso umano e culturale, dall’altro delineano possibili situazioni di disagio psichico, prevalentemente rappresentate da fenomeni di abuso e dipendenza variamente articolati, caratterizzati dall’annientamento della sfera sociale dell’utente. Ne è un esempio l’IAD (Internet Addiction Disorder), un vero e proprio disturbo di dipendenza da internet, contraddistinto da un’attenzione ossessiva e ideo-affettiva su temi e strumenti inerenti l’uso della rete, che genera comportamenti compulsivi, come ad esempio il controllo della posta elettronica, ripetuto più volte durante la stessa giornata; oppure l’aumento del tempo trascorso on-line, che avviene con sempre maggiore frequenza anche durante le ore lavorative, e addirittura nelle ore notturne, con conseguente perdita di sonno, che provoca un crescente senso di malessere e di agitazione quando si è scollegati. Tutto questo va a danneggiare le diverse aree di vita, tra cui quella scolastico-lavorativa in cui si rivelano problemi di scarso profitto e di assenteismo: i collegamenti on-line sono tanto prolungati da compromettere la vita relazionale, sociale e professionale della persona. A questi problemi si aggiungono anche problematiche psicofisiche, come problemi visivi, alterazioni dei ritmi circadiani (di sonno-veglia), prosopagnosia, ipertimia, tremori e stato confusionale.
Oltre al rischio di sviluppare una dipendenza, le nuove forme di comunicazione virtuale presentano anche un altro pericolo: quello di alterare il senso di se stessi con la creazione di molteplici identità. Pensare e creare un nuovo Sé diventa molto facile in rete, grazie alla creazione di profili falsi. La rete offre alle persone una via immediata per fornire un’immagine di sé idealizzata, spingendole a esagerare, se non ad adulterare completamente la realtà. Quando si crea un profilo falso o un cosiddetto fake – un contatto falso in cui si modifica il proprio genere, la propria età, la propria razza e il proprio status sociale, oppure si modificano semplicemente alcune caratteristiche fisiche per migliorare la “presentazione” di sé – si mette in atto un vero e proprio inganno, un’imitazione di qualcosa o di qualcun altro, una simulazione in piena regola di un’identità fittizia o, in casi estremi, un’appropriazione di identità altrui.
Le ricerche effettuate hanno dimostrato che a rafforzare questo malsano legame alla rete è la necessità di ricercare spasmodicamente sensazioni piacevoli, che derivano proprio dalle relazioni che si instaurano attraverso i nuovi mezzi tecnologici: non a caso sempre più persone si registrano ai social network, strumento di elezione per entrare in relazione con gli altri nella maniera più diretta e immediata possibile. Per evitare i rischi di cui ha parlato Papa Benedetto XVI occorrerebbe valorizzare la partecipazione alla sfera dei contatti umani diretti.
Simona Esposito
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