« Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi tornarono in amicizia con lui. Così senato e popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute.
Nel caso Menenio Agrippa fosse oggi vivo, probabilmente si toglierebbe la vita o almeno verrebbe sonoramente fischiato: è un brutto segno poiché, oggi più che mai, il suo insegnamento è valido.
Ma chi era costui ?
Era un console romano vissuto intorno al 500 a.c., quando ancora a Roma non governava un imperatore ma due consoli.
La città eterna fu scossa da una rivolta tra patrizi e plebei, ossia una guerra tra ricchi e poveri, ove i secondi volevano avere una giusta rappresentanza che nessuno gli voleva dare: stanchi e frustrati si ritirarono sul colle Aventino, compiendo il primo sciopero che la storia ricordi.
Il senato considerandosi in grave pericolo (perché anche l’esercito, in gran parte plebeo, si ritirò), decise di inviare il moderato console Menenio Agrippa a convincere gli scioperanti, attraverso un discorso che è passato alla storia.
La rivolta poi si allargò in nuove rivendicazioni, ma la riconciliazione voluta da Menenio Agrippa portò all’istituzione del tribunato della plebe, il vero e primo sindacato.
Dovettero passare almeno due millenni prima che si svolgesse una nuova “secessione” di parlamentari, almeno in Italia (la rivoluzione francese nacque con la clamorosa separazione, in altra sede, del terzo stato) e fu nel 1924, agli albori del fascismo.
In seguito al rapimento del deputato Giacomo Matteotti (che, com’è noto, denunciò i mali del regime in aula), il presidente della camera Alfredo Rocco continuò i normali lavori parlamentari, senza dare alcuna possibilità all’opposizione di esprimere dissenso.
Il 26 Giugno 1924, i deputati dell’opposizione si riunirono in una sala di Montecitorio, oggi nota come “sala dell’Aventino” (proprio in memoria all’episodio passato) nell’attesa che si chiarisse il mistero del rapimento dell’uomo politico: il 16 agosto fu trovato il cadavere di Giacomo Matteotti.
Il regime fascista approfittò della secessione (e quindi dell’esigua opposizione in aula) per approvare leggi liberticide e il 9 Novembre del 1926, ogni deputato protestarlo (o anche solo facente parte dell’opposizione) fu dimesso dalla carica, abolendo, di fatto, il contraddittorio al regime.
Nel frattempo il fascismo cadde, nacque la repubblica ed aldilà di varie proteste magari curiose (sit in, girotondi, ostruzionismo, politici dormienti sui tetti, ecc.) nessuno più provocò reazioni così reboanti, fino ad ieri, 28 settembre 2013: dopo la dichiarazione di Berlusconi, tutti i parlamentari del Pdl hanno deciso di dimettersi dalla carica per protesta.
Si parla di protesta contro l’aumento dell’Iva e la parziale cancellazione dell’Imu, ma in realtà è difficile pensare ad un atto di tale portata per una motivazione relativamente banale: indubbiamente il Pdl ha colto solo una scusa (negli anni ’60 i grandi governi del centro-sinistra si dimettevano “simbolicamente” per leggi sugli asili nido o per uno sciopero), poiché il vero motivo è il voto di decadimento di Berlusconi, che senza dubbio il Pd appoggerà.
Il fatto segna un degrado del concetto di secessione di massa d’uomini politici: i plebei lo fecero per elementare giustizia sociale, gli anti-fascisti per difendere il senso di libertà, mentre il Pdl lo fa per difendere un uomo colpevole per tre gradi di giudizio (di là di ogni giusta attenuante che ciascuno gli può dare).
Dopo più d’ottanta anni, un episodio simile si poteva evitare, anche solo per l’impietoso confronto con i precedenti.
Rey Brembilla
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