In apparenza, il famoso romanzo di George Orwell è una fiaba per bambini: magari un po’ all’ Esopo o Fedro o forse un tantino cruenta.
In realtà Orwell, un laburista-trozkista aspramente combattuto da Stalin, scrisse un romanzo satirico riguardante la rivoluzione russa: l’autore dimostrò come gli ideali della sommossa furono man mano deformati da Stalin, sino a creare uno stato dittatoriale simil-zarista.
Gli animali della fattoria si rivoltano contro il padrone e decidono di creare una fattoria democratica, ove gli animali siano tutti uguali: la sete di potere spingerà i maiali ad instaurare una dittatura ed infine gli stessi suini assumeranno fattezze umane.
Analizzando i protagonisti del romanzo, si ritrovano molte somiglianze con i reali protagonisti della rivoluzione: lo Zar (e lo spauracchio che di lui farà la futura dittatura suina) ossia il fattore, il saggio maiale idealista, il maiale dittatore crudele, il maiale che sarà estromesso per idee opposte, il propagandista, il popolo bue ed oppresso, l’intellettuale asservito al potere, la polizia politica e gli stati consenzienti o alleati vicini.
In realtà non solo la rivoluzione russa è vista come obbiettivo della satira d’Orwell, seppur a quel tempo lui si riferisse solo a quest’episodio, ma l’intera storia del mondo segue questo leit motif.
Innanzi tutto il romanzo può essere visto come simbolo di qualsiasi altra rivoluzione: una sommossa parte sempre da motivi idealistici, ma spesso si trasforma in un potere assolutistico.
La rivoluzione francese, di là delle innegabili conseguenze, ha seguito lo stesso destino: gli ideali di libertà ed uguaglianza sono stati “ghigliottinati” dalla dittatura di Robespierre e dall’impero di Napoleone, incapaci di accogliere qualsiasi idea diversa dalla loro.
Addirittura anche la rivoluzione americana, al cui primo principio parlava d’indipendenza, ha finito col dettare la propria legge economica e politica a numerosi stati dell’america latina e centrale, creando un sistema di dipendenza: ovviamente, gli Stati Uniti non hanno mai istituito una dittatura, ma hanno creato un nuovo “impero coloniale” ( come quello inglese da cui avvenne il distacco), per altro allontanando (seppur per un breve periodo) coloro che la pensavano diversamente ( la caccia alle streghe contro l’ideale comunista).
E’ inutile aggiungere altro sulla rivoluzione cinese e quella cubana.
La stessa storia economica del mondo riflette l’insegnamento della “ fattoria degli animali”.
Storicamente la filosofia di Marx partiva da una dialettica storico-economica europea lastricata da lotte sociali: l’impero, il comune, il signore, il feudo, la borghesia ed infine il socialismo.
Qualsiasi conflitto sociale partiva da una posizione di minoranza che auspicava più libertà, ma finiva per deteriorarsi in una sorta di dittatura: l’istituzione medievale del comune fu uno stimolo di libertà nei confronti dell’imperatore, ma ben presto il Signore si distinse tra gli abitanti del comune e nacque l’autoritaria Signoria; al concetto di Signoria e quindi di feudo si ribellò la borghesia: commercianti che desideravano il potere nelle mani degli inerti nobili; la borghesia a sua volta si trasformò in capitalismo e di conseguenza, secondo i dettami marxisti ma anche talvolta storici, sistema di sfruttamento del proletariato.
Addirittura il movimento del ’68 fu ispirato da ideali meravigliosi e in grado di cambiare il mondo: tante riforme furono col tempo approvate, ma i sessantottini di allora sono ben piazzati oggi nell’attuale sistema borghese.
Nel tentativo di inoltrarsi nella nascita di questi processi, senza dubbio s’imbatterà nei diversi personaggi allegoricamente citati dal romanzo di George Orwell ( basti pensare ai grandi autori italiani che vivevano nelle corti o meno prosaicamente detti “ propagandisti del potere”o agli intellettuali che esaltavano il ‘68).
Un collegamento tra il marxismo è la “Fattoria degli animali” è esplicito addirittura nel mondo della musica: il leader dei “Pink Floyd” Roger Waters ideò l’album “ Animals” ( dove ogni canzone è dedicata ad un animale) ispirato dal romanzo d’Orwell e compiendo un’allegoria del sistema capitalistico.
Infine la storia italiana è una continua ed involontaria ripetizione dello schema di romanzo.
Il risorgimento nacque attraverso grandi ideali, sociali e progressisti, destinati a scontrarsi con la successiva classe dirigente liberale, antica e monolitica: capace di aggravare la situazione meridionale (non riconoscendo, con estrema miopia, le diversità culturali meridionali e smentendo le promesse di una riforma agraria) e di creare fenomeni di protesta come la mafia.
Il fascismo inizialmente destò entusiasmi perché contrastante col decrepito sistema liberale ma poi trascinò l’Italia nell’immane conflitto mondiale.
Risorse la resistenza e i suoi splendidi ideali, salvo poi “affezionarsi” ai vari leader protagonisti che rimasero incollati al potere fino all’ultimo, il più delle volte tirando a campare per guadagnarsi la loro poltrona.
Nacque la “Seconda repubblica” e la sua aria nuova, dopo il clima viziato di tangentopoli, salvo ritrovarsi oggi con due partiti simili ed uniformi che appoggiano governi di coalizione.
La storia ritorna con la “Lega Nord” e i suoi scandali e con la delusione del “Movimento cinque stelle”.
Ovviamente si scomoda Gian Battista Vico e i suoi celebri ma sempre attuali cicli e ricicli ( talvolta nel termine più dispregiativo) storici ma è vietato sorridere o parlare male di chi è al governo: poiché il primo che protesta è già per se una pecora, che come nella “Fattoria degli Animali” tutto sommato sopravvive, continuando a ribellarsi e a votare nuovi maiali rivoluzionari.
Rey Brembilla
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