“Le stelle sono tante, milioni di milioni…”. Cantava così Francesco De Gregori in una delle sue più famose canzoni. Il cantautore si riferiva ovviamente alle stelle in cielo e non certo ad altre stelle di cui si fa un gran parlare in questi ultimi giorni.
Le stelle brillano in cielo ma impazzano anche nel dibattito politico e in quello sportivo. Nella politica gli astri in questione sono quelli del Movimento cinque stelle, appunto, di Beppe Grillo, nello sport, invece, il dibattito riguarda il calcio e più precisamente la Juventus fresca vincitrice del campionato di calcio. Ma più che pensare a godersi la festa, dirigenza e tifosi bianconeri stanno discutendo in merito al numero di campionati vinti e il conseguente numero di stelle da mettere sulla maglietta. “Gli scudetti sono 30, sul campo, e sulla prossima divisa tutti i tifosi avranno una bella sorpresa” è stata l’ultima dichiarazione sull’argomento, in ordine di tempo, rilasciata da Agnelli. Parole che non tengono conto di calciopoli, delle inchieste della magistratura e soprattutto delle sentenze di giustizia sportiva che ha revocato ai bianconeri due titoli italiani.
In un periodo dove tutto si mescola e lo sport non è solo sport, si guardi anche al caso del calcioscommesse, politica e calcio vanno di pari passo e le stelle di Beppe Grillo si mescolano a quelle di Agnelli e dei tifosi juventini. Il parallelismo è forse forzato ma entrambi i dibattiti nascono da una società che ormai sembra aver rinnegato i valori, il buon senso e soprattutto il rispetto delle regole.
Solo in una situazione del genere, una società sportiva può avanzare una richiesta di questo tipo, quella cioè di mettere sulla maglia una terza stella, simbolo di trenta scudetti vinti, che non tiene conto della sentenza di un tribunale, giusta e sbagliata che sia. E solo in una società del genere l’opinione comune si divide invece di accantonare la richiesta come pura follia.
Intendiamoci: che la Juve abbia imbrogliato o meno non ha importanza, non è quello il punto. Il fatto è che lo sport dovrebbe insegnare, tra le altre cose, proprio al rispetto delle regole, e una sentenza di un giudice resta pur sempre una decisione da accettare. “La terza stella? Fossi la Juve la metterei” pare abbia detto Luca Cordero di Montezemolo, interpellato chissà perchè sull’argomento. Lo stesso Montezemolo che in molti vorrebbero prossimo protagonista della vita politica della Nazione.
E allora è giusto anche dire che, solo in una società del genere, dove una squadra di calcio pretende di ignorare quanto deciso in un processo, ci può essere un dibattito sul perchè e per come un movimento che professa meno privilegi alla casta, meno sprechi e via i condannati dal parlamento possa prendere voti. In un paese normale sarebbe la regola… in Italia però le regole non si è soliti rispettarle, neanche nello sport.
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