Solitamente si definisce “trampolino di lancio” uno strumento o un incarico che consenta ad un personaggio di aspirare ad una posizione ancora più importante. Curiosamente, la prima e la seconda repubblica hanno visto un andamento differente di carriera dei Presidenti della Camera: seguendo la metafora si può parlare di un primo periodo di spettacolari tuffi dal trampolino ed un secondo di dolorosissime “spanciate”.
Ben sette futuri Presidenti della Repubblica sono stati prima Presidenti della Camera: il dato è curioso se si pensa che dei restanti quattro, due provenivano da un’area tecnica (Einaudi e Ciampi) e quindi non avevano mai intrapreso una carriera politica parlamentare. Inoltre bisogna notare che Enrico De Nicola ebbe incarico durante e poco prima dell’era fascista (dal 1920 al 1924) e quindi ben lontano dall’esperienza di Presidente della Repubblica provvisorio: evidentemente si tenne conto del difficile periodo in cui lui gestì il potere. Giuseppe Saragat fu Presidente dell’Assemblea Costituente (dal 1946 al 1947). Eccetto questi due casi la successione fu la seguente: Giovanni Gronchi (dal 1948 al 1955), Giovanni Leone ( dal 1955 al 1963), Sandro Pertini (dal 1968 al 1976), Oscar Luigi Scalfaro ( 992), Giorgio Napolitano (dal 1992 al 1994). In tanti casi la scelta dell’elezione a Quirinale non è stata data automaticamente dal ruolo avuto, poiché Gronchi in pratica “ si fece eleggere” contro le indicazioni del suo partito e Leone e Scalfaro furono eletti dopo lunghe discussioni parlamentari e quindi non come prima scelta (il secondo era anche da pochi mesi nel ruolo assegnatogli). In molti casi il ruolo a Montecitorio fu la casualità fortunata di una carriera luminosa.
A differenza loro nella “ Seconda Repubblica”, il flusso è stato invece negativo, eccetto la figura di Luciano Violante ( che per altro dopo l’incarico non ha più avuto ruoli di rilievo, abbandonando poi la politica). La prima figura fu la giovanissima leghista Irene Pivetti, eletta a 31 anni, distinguibile per i vestiti castigati, una voce da tenore e una religiosità manifestata. A Montecitiorio dal 1994 al 1996, Irene Pivetti fu votata anche la legislatura successiva ma fu presto espulsa dalla Lega, alleandosi quindi con Mastella ( scelta obbiettivamente poco coerente in fatto di logica) e in seguito abbandonando l’aria di religiosa, diventando un “ prezzemolo” televisivo da un look almeno più sbarazzino.Le ultime notizie, la danno come opinionista nei programmi televisivi. Subito dopo l’intervallo di Violante, la poltrona è passata a Pier Ferdinando Casini.
Casini può facilmente essere affiancato a Gianfranco Fini ( a Montecitorio rispettivamente dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2013). Ad entrambi fu offerto l’incarico, mentre erano al massimo del fulgore politico e il loro destino era segnato forse già al Quirinale. Ambedue durante il mandato abbandonarono l’alleanza con Berlusconi (si spera sia da escludere una maledizione del Cavaliere) ed entrambi videro i loro partiti sciogliersi nel periodo successivo al mandato. Casini in realtà godette anche delle legislature successive ma subì una debacle nelle ultime elezioni, rischiando di non essere eletto. Fini addirittura scomparì dal Parlamento nelle elezioni successive al suo mandato.
L’esempio più triste è indubbiamente quello di Fausto Bertinotti, incaricato dal 2006 al 2008: il “ compagno Fausto” dopo una carriera di tutto rispetto come sindacalista e politico(dove gli fu riconosciuta coerenza ed eleganza) trovò finalmente un onorevole incarico, adatto al suo vestirsi elegante con l’erre moscia. Dal 1946 ad oggi però il destino fu beffardo, poiché proprio la legislatura successiva alla sua permanenza a Montecitorio, vide la scomparsa dal parlamento dell’erede del Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista. Il partito simbolo di Fausto Bertinotti scomparve dalla scena politica e lo stimato Fausto non si candidò più, affondando con la propria nave. L’attuale Presidente Laura Boldrini probabilmente ha qualche presentimento.
La legislatura non è finita ma la campagna elettorale del suo partito, “Sinistra e Libertà”, sembrava prevedesse un governo col “Partito Democratico” e grandi riforme. In realtà il governo non si è potuto compiere e “ Sinistra e Libertà” è finito all’opposizione, per altro un’opposizione in sordina a confronto del rumoroso “Movimento Cinque Stelle”. La maledizione di Montecitorio continua?
Antonio Gargiulo
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