“Il gatto è un sistema di leve”, sosteneva il mio professore di filosofia, quando voleva meccanizzare il mondo che ci circonda; in teoria lo stesso discorso vale per un’automobile, seppur io non pensi lo stesso della mia macchina: non solo perché è stato il mio primo veicolo ma soprattutto perché è stata testimone e protagonista della mia vita.
Prima di compiere i 18 anni ero un ragazzo introverso e la mia passione era la musica, e mi chiudevo in camera per ore ad ascoltare i Queen e i Beatles: compiendo la maggiore età, i miei genitori mi “costrinsero” a comprare un’automobile; visitando questo sito e poi il salone della Hyundai ebbi un vero e proprio colpo di fulmine per i30 metallizzata.
È molto bella a vedere, moderna, giovane, scattante, ma nello stesso tempo ha dimensioni ridotte e quindi può adattarsi a diversi spazi: la sentii da subito mia e cominciai a personalizzarla, gustandomela ad ogni guida.
Nello stesso modo in cui un uomo s’innamora di una donna, io m’innamorai della mia auto e pensai che diverse canzoni che ascoltavo, erano come perfettamente dedicate a lei e alle mie emozioni.
Nel 1975 i Queen all’interno del capolavoro “A night at the Opera”, composero un brano dedicato ad un’automobile: scritto da Roger Taylor, il pezzo è una vera dichiarazione d’amore e s’intitola “I’m in love of my car”.
La macchina di un sogno
Una macchina così pulita,
Con i pistoni un pompaggio
E le coppe della ruota brillano tutte.
Quando tengo il tuo volante,
Tutto ciò che sento è il tuo cambio,
Quando la mia mano è sul tuo ingrassatore a pressione,
Oh, è come un malanno
Le stesse sensazioni le provavo le prime volte che guidavo la mia “Hyunday”, difatti il testo sembra descrivere le forme perfette di un prodotto giapponese: lo scopo della cultura nipponica è la perfezione anche estetica ed io stavo e sto delle ore ad osservare ammirato le forme della mia automobile.
Aveva detto la mia ragazza che avrei dovuto scordarmela,
Piuttosto che comprarmi un nuovo carburatore,
Così se ne è andata dicendo che questa è la fine,
Le macchine non contraddicono
Sono solo amiche a quattro ruote
Come la canzone dei Queen, la passione per l’automobile surclassò quella per le ragazze (mi sentivo ancora immaturo), poiché la mia Hyundai non mi disturbava e non mi deludeva in nulla: era bella, affascinante e soprattutto non mi creava problemi.
In breve tempo il mio adorato veicolo acquistò un altro significato: libertà.
Dopo una vita “monacale” il concetto d’automobile mi portò a fuggire e a viaggiare, anche in solitario: è simbolico di questo periodo un’altra canzone dei Queen che ascoltavo ed era “Ride the wild wind” dell’album “Innuendo”.
Cavalca il vento selvaggio
(Spingiti oltre il limite, non essere indecisa)
Cavalca il vento selvaggio
(Vivi la vita sul filo del rasoio)
Cavalca la tempesta
Non è pericoloso
Non abbastanza per me
Ci lasceremo tutto alle spalle
Scapperemo da questa vita feroce
Un giorno partii all’improvviso, inventando una bugia ai miei, e da Milano giunsi a Reggio Calabria, sostando a caso in qualsiasi luogo che m’ispirava: non avevo bisogno d’amici, poiché la mia “Hyundai” bastava ad infondermi sicurezza.
L’automobile nelle sue forme ridotte e aerodinamiche, riesce a dare una sensazione sbarazzina d’avventura, di gioventù e di voglia di evadere: è comoda anche nelle marce e nella guida, consentendo viaggi lunghi in totale rilassatezza.
La mia attuale ragazza la conobbi proprio grazie alla mia automobile: anche lei ne possiede una ed è un’esperta, nulla di più bello che trovarsi ed avere le stesse emozioni.
La comune passione finì logicamente per suggerirci un posto giusto per le nostre prime effusioni: quale luogo migliore della mia comoda “Hyundai”, con una giusta musica di sottofondo?.
Una bellissima ma poco conosciuta canzone di Paul McCartney ci teneva compagnia: “Back seat of my car”.
Il grande Macca racconta l’emozione di un viaggio nel buio con la sua ragazza, in cerca di un posto dove stare tranquilli: traspare un senso di trasgressione nei confronti della figura paterna di lei.
Anche noi due viaggiavamo lontano, in un divertente senso di complicità: la “Hyundai” non era il semplice mezzo di trasgressione, ma era un’amica o una complice che in quel momento ci creava una protettiva “capanna” al nostro amore.
Gli interni dell’automobile sono a talpunto comodi ed agevoli, che è un piacere viverci dentro e condividere un senso d’intimità, che l’essenza dell’automobile c’infonde.
Attraverso la mia libertà, la conoscenza con la ragazza ed ora l’intimità con lei: la mia macchina mi ha fatto crescere ed è una fondamentale parte di me.
Sogno di avere una famiglia e magari immagino che le mie creature vedano l’automobile e se ne innamorino anche loro.
Nonostante le misure siano ridotte, lo spazio di cinque porte basta e avanza per portare bambini a bordo: un viaggio o una scampagnata con la mia “Hyundai” infonderà ancora di più un senso d’armonia familiare, ove la macchina è un elemento importante.
Antonio Gargiulo
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