Nella storia della politica italiana, molte volte chiunque sia assurto a “leader”, ha dato fastidio ed è stato brutalmente “abbattuto”: talvolta tramite un “alito di vento” (Tambroni e De Mita ) e a volte dopo numerosi ma tenaci tentativi (Craxi, Mussolini o De Gasperi).
Rari sono gli statisti rimasti “in piedi”, nonostante varie volte fossero dati per spacciati, e questi possono essere definiti “rieccoli”.
Indro Montanelli inventò il termine “rieccolo” riferendosi ad Amintore Fanfani.
In realtà la parola si riferisce ad un giocattolo infantile: un pupazzo con un peso al centro, che oscilla e si piega, ma non cade mai.
Comprensibilmente sono pochi quei politici assurti a tale definizione: Giovanni Giolitti, Amintore Fanfani, Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi.
Questi statisti non sono assolutamente da santificare (poiché le colpe delle loro “cadute”, seguite da numerose accuse, sono spesso reali ) ma apprezzabile è la loro caparbietà: ognuno di loro ha avuto peculiari modalità nel definirsi “rieccoli”.
Il piemontese Giolitti fu l’unico “rieccolo” post fascista e la sua carriera è eloquente: Primo Ministro per ben cinque volte, di cui tre per tre anni consecutivi.
Come vuole la definizione di “rieccolo”, la caratteristica di Giolitti fu quella d’essere più volte bersagliato da varie accuse (ambiguo, trasformista, legato alla mafia).
Altra casistica classica è l’abilità di equilibrarsi, secondo i momenti: nel caso di Giolitti appoggiandosi a svariati partiti politici (liberali, socialisti, cattolici ed infine addirittura fascisti).
Il suo primo governo ebbe fine per uno scandalo che avrebbe abbattuto qualsiasi politico, soprattutto di quel periodo storico, ossia l’appropriazione indebita di capitali (non si sa se fece un uso personale, ma indubbiamente ne fu a conoscenza) conseguenti al “crack” della “Banca Romana”.
Dopo un comprensibile periodo di silenzio, Giolitti non solo tornò al potere, ma lo tenne a lungo, al punto che il periodo fu detto “epoca giolittiana”: si trattò di tre governi quasi consecutivi (Giolitti condizionava a tal punto il Re da pretendere dei periodi di “riposo” con dei luogotenenti come “supplenti”), densi di grandi riforme ma anche di continui cambi d’alleanze.
La seconda “caduta” avvenne per uno scontro ideologico (lo statista piemontese era neutralista verso il primo conflitto mondiale, mentre il Re e gran parte dell’opinione pubblica era interventista): Giolitti fu messo in minoranza nel paese e fu insultato o addirittura minacciato fisicamente.
Il difficile dopoguerra fu talmente intricato che l’anziano statista, prima sbeffeggiato, fu richiamato al potere e risolvette in parte la situazione (sbagliando fece da trampolino di lancio al fascismo). In seguito alcuni lo invocarono di nuovo, ma i nemici ormai erano troppi e Mussolini lo temeva.
Si dovette aspettare la fine degli anni cinquanta per vedere emergere un nuovo “rieccolo” e fu quello perciò fu coniato il soprannome: Amintore Fanfani.
Il politico toscano era dotato di un carattere impetuoso ed era un uomo molto attivo.
Lui per restare a galla cambiò più volte la posizione politica: Fanfani fu cinque volte Presidente del Consiglio ma per periodi più brevi.
Il suo ondeggiare alternava una posizione progressista, a volte conciliante o addirittura reazionaria: gli avversari politici organizzarono, per ben due volte, delle congiure per abbatterlo.
La sua carriera può essere quindi così riassunta: dopo un governo breve ne seguì uno lungo e progressista che cadde per una congiura dei propri “discepoli”, dopo qualche anno fu messo a capo di un governo di “gran coalizione”, a questo seguì il primo governo di centro-sinistra (fin troppo riformatore e di conseguenza ancora una volta fu allontanarono dalla politica) ma dopo alcuni anni divenne il simbolo della conservazione (rinnegando il centro-sinistra e facendosi paladino sconfitto del referendum sul divorzio).
Nel periodo della vecchiaia, l’ex rivoluzionario tornò “istituzionale”: fu più volte Presidente del senato e per due volte formò governi “istituzionali”.
Parlando di “rieccoli”, Giulio Andreotti n’è forse l’emblema più conosciuto: fu sette volte Presidente del Consiglio e più volte ministro.
Dagli albori della repubblica fino ai giorni nostri, riuscì a trasformarsi in modalità spesso opposte: quando intuiva di essere in minoranza passava improvvisamente dall’altra parte della barricata.
Inizialmente centrista, fieramente avversario dei governi di centro sinistra, in seguito cambiò idea; tornò per un periodo uomo di centro-destra (fu al governo assieme col Partito Liberale) ma poi fu a capo del primo governo col Partito Comunista; fu inizialmente avversario di Craxi, salvo poi diventare suo maggiore alleato.
Negli ultimi tempi il suo continuo “saltare” si fermò e si trasformò in un gran saggio, tentando un’ultima scalata alla presidenza del Senato.
Le accuse contro Andreotti (simili a quelle di Giolitti e Fanfani) non bastarono a scalzarlo e addirittura divenne imputato in un lungo processo di mafia, dove tra l’altro fu accusato di aver baciato il Boss Totò Riina.
Andreotti parve crollare, ma come un tipico “rieccolo”, semplicemente vacillò e risorse più vivo di prima.
L’odierno successore dei “Rieccolo” non può essere che Silvio Berlusconi.
Il Cavaliere dopo una fortunata esperienza imprenditoriale, si buttò in politica e fu eletto quattro volte Presidente del Consiglio, restando al timone anche per lunghi periodi.
Le imputazioni degli altri tre “ rieccoli” furono nulla a confronto dei numerosi processi lanciati contro Berlusconi: nessuno giura sulla sua innocenza, ma l’attivismo dei tribunali è innegabile: trentuno processi a suo carico, con un ventaglio vastissimo d’accuse (corruzione, mafia, droga, falso in bilancio, induzione alla prostituzione, ecc).
Nonostante una pletora di nemici ed avversari, a Berlusconi non è mai mancato il consenso degli elettori, riuscendo a vincere o pareggiare elezioni politiche talvolta considerate perse in partenza. Ogni volta il Cavaliere appare morto, ma poi improvvisamente risorge: la sua epoca è ancora in corso e si può aspettare una nuova risurrezione (anche se le ultime elezioni lo davano in grave perdita) poichè non bisogna mai stupirsi di un personaggio come lui.
La figura del “rieccolo”, com’è stata descritta da quest’articolo, può essere anche deleteria per la politica: è anomalo che un politico non decida di “pensionarsi” come accade in altre nazioni.
Da una parte però queste figure danno sale e folclore ad una politica, che altrimenti diventerebbe soporifera e non avrebbe stimoli d’interesse.
Rey Brembilla
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