Il 16 maggio è uscito nelle sale cinematografiche “Il grande Gatsby”, film diretto da Baz Luhrmann; protagonista è un brillante Leonardo di Caprio. Si tratta della quarta trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo del 1925, nato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald.
Nato a Saint Paul il 24 settembre del 1896, lo scrittore è figlio di un gentiluomo del Sud, uomo onesto, ma inconcludente e di scarsa fortuna economica. La madre, invece, era figlia di ricchi commercianti benestanti. In questo nido Francis non riesce a costruirsi delle certezze, piuttosto trovano terreno fertile le radici di quel profondo senso di insicurezza che così tanto caratterizzeranno la sua vita adulta. Gli stessi sogni di gloria dello scrittore, sono giustificati forse dalla paura della mediocrità di cui deve, seppur silenziosamente, aver tacciato il padre; il bisogno è quindi quello di sfuggire a un destino simile. Nel 1908, infatti, Fitzgerald senior viene licenziato da lavoro e la nonna materna, rimasta vedova, si occupa del mantenimento di tutta la famiglia. In questi anni, Francis si avvicina alla scrittura pubblicando alcuni racconti e poesie. Nel 1913, convince i genitori a iscriverlo alla famosa Università di Princeton, dove trova un ambiente stimolante e adatto alla sua personalità tanto narcisistica, quanto acuta e sensibile. Numerose le letture a cui si dedica negli anni universitari e i contatti che stringe con gli intellettuali dell’epoca, tra cui Wilson, la sua “coscienza intellettuale”. Il 6 aprile 1917 gli Stati Uniti intervengono nella prima guerra mondiale e il 20 novembre dello stesso anno, viene accolta la richiesta di arruolamento dello scrittore; abbandonata l’Università di Princeton, Francis vorrebbe partire come volontario per l’Europa, deciso a combattere per ideali come “giustizia” e “democrazia”, ma non verrà mai inviato al fronte. Nel 1918, il suo reparto è trasferito in Alabama e durante un ballo conosce Zelda Sayre, che lo colpisce immediatamente per la bellezza e l’ostenta sicurezza in sé stessa; molto presto tra i due nasce una storia d’amore.
Nel 1919, Francis viene congedato e si reca a New York, dove comincia a lavorare in un’agenzia pubblicitaria; presenta a un editore la bozza dell’Egoista romantico, ma il manoscritto viene rifiutato e Zelda, che non vuole per sé una vita fatta di stenti e un uomo incapace di procurarsi ricchezza, rompe il fidanzamento, lasciando lo scrittore in uno stato di profondo sconforto; tutto quello di cui aveva sempre avuto timore, lo spettro del padre, i suoi fallimenti, sembrano reincarnarsi nella sua persona. Deciso a riscattarsi, lo scrittore torna a St. Paul e si getta a capofitto nella riscrittura del romanzo, che stavolta ripresentato con il nome Di qua dal Paradiso, sarà pubblicato e subito ben accolto dal pubblico, diventando un vero e proprio best-seller. Avendo finalmente raggiunto l’agognata ricchezza, Zelda accetta di sposarlo. Il 3 aprile i due si uniscono in matrimonio dando inizio a quella che Fernanda Pivano definì la grande leggenda della bellissima coppia, eroina, simbolo e interprete di tutte le prodezze sofisticate dell’età del jazz. I due cominciano insieme una vita all’insegna dell’anticonformismo e del divertimento più sfrenato; Francis diviene il simbolo di quella nuova generazione che, avendo conosciuto gli orrori della guerra, si lascia andare adesso a una vita spensierata e avventurosa. Nel 1921 i due ebbero la prima figlia: Frances, chiamata affettuosamente Scottie. Zelda è, però, una donna impegnativa, che si annoia facilmente; per evitarle dispiaceri, la coppia si dà a una serie di viaggi e feste in cui sperperano molto denaro. Proprio in questo modo sregolato di condurre la vita, pone le basi quello che sarà “Il grande Gatsby”, pubblicato a Parigi nel 1925; il romanzo, comunque, non ottenne il successo sperato.
Intanto i litigi nella coppia si fanno sempre più frequenti e Francis comincia a darsi all’alcol. Il 23 aprile del 1930 a Zelda viene diagnosticata la schizofrenia e i medici le prescrivono un periodo di ricovero in una clinica specializzata in Svizzera. Lo scrittore, ormai alcolizzato, continua a lavorare ai suoi romanzi, ma con molta fatica. Quando Zelda viene dimessa, i due tornano negli Stati Uniti e lo scrittore pubblica Tenera è la notte, che non viene accolto bene dal pubblico e provoca nello scrittore un periodo di profonda depressione. La ripresa inizia nel 1937, quando Francis accetta un contratto di 18 mesi come sceneggiatore a Hollywood. Nel 1940, mentre è alle prese con la stesura de Gli ultimi fuochi, un attacco di cuore ne provoca la morte, a soli 45 anni. Zelda gli sopravvive di otto anni, morendo nell’incendio della clinica dove era ricoverata. Le opere di Francis Scott Fitzgerald sono divenute ormai un classico della letteratura, il quadro chiaro e preciso di un’epoca che ha conosciuto l’orrore, ma che ha in sé qualcosa di profondamente malinconico e romantico.
Emiliana Cristiano
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