Antonio Cassano ha abbandonato anche il Parma, l’ennesima squadra in carriera: la compagine emiliana è ultima in classifica ed è, da Luglio, che non ha ancora pagato lo stipendio ai suoi giocatori.
Il giocatore barese dopo una lite ravvicinata con un tifoso, ha lasciato la squadra per protesta, pur rilevando che i problemi economici non sono i suoi.
Il fantasista ha trentadue anni ed ha già affermato che, se non trovasse la squadra giusta (Inter ? Roma?), lascerebbe definitivamente il calcio: l’episodio “ducale” potrebbe rappresentare l’ultima “cassanata”, come sono definite le sue “avventure”.
Cassano ha cambiato bene sette squadre, durante la carriera, dimostrando un innegabile talento, condito da un carattere particolare: nasce il dubbio che la fama sia più legata al carattere che al talento.
Lo scoprì Eugenio Fascetti, nel Bari: un allenatore e un destino, poichè il “mister” fu celebre per il suo carattere “toscano”; Già a Bari, “Fantantonio” diede grattacapi, accumulando multe per alta velocità.
Durante il successivo passaggio alla Roma, diede il primo “assaggio” del rapporto conflittuale con gli arbitri: coprì con una sequela d’insulti (culminati col gesto delle corna) l’arbitro Roberto Rossetti, “colpevole” di averlo espulso.
In seguito fu convocato in nazionale, ove arrivò a litigare con Claudio Gentile (allora Commissario Tecnico della nazionale Under 21) a causa di una panchina di troppo: il giocatore per protesta, “saltò” il successivo ritiro.
Il suo carattere lo dimostrò anche al momento del commiato dalla squadra giallorossa, quando rifiutò uno stipendio di “soli” 3,2 milioni di euro annui.
Nel 2006 passò al Real Madrid, compiendo un grande passo.
Fin da subito non passò inosservato: l’abbondante “pancetta”, lo ribattezzò “ el gordido” (a contrasto di “el gordo”, cioè Ronaldo), ossia “il cicciottello”.
Il suo talento fu valorizzato in Spagna, ma dovette scontrarsi col coriaceo allenatore, Fabio Capello.
All’inizio di una partita, il giocatore fu “colto” da una telecamera mentre scimmiottava apertamente l’allenatore: quest’ultimo non la prese bene e lo fece giocare sempre più raramente.
Fu però nel successivo anno alla Sampdoria che la sua “fama” ebbe il suo culmine.
Nel 2008, a seguito di un’espulsione, minacciò l’arbitro (Nicola Pierpaoli) lanciandogli la propria maglia: dovette subire cinque giornate di squalifica e una multa di quindicimila euro.
L’anno dopo fece il “bis”, litigando con l’allenatore Luigi Del Neri e col presidente Riccardo Garrone: quest’ultimo atto gli costò la decurtazione dello stipendio e l’immediata “cessione” al Milan.
Guaio incolse alla squadra (giacchè l’episodio accadde durante il campionato) che ebbe un forte calo, dopo un bellissimo inizio di torneo (grazie alle prestazioni dello stesso giocatore).
Il passaggio successivo al Milan, per una volta, fu ricordato per un episodio sfortunato che valorizzò il ragazzo: un’ischemia lo colse all’aeroporto di Malpensa.
La paura fu tanta, quanto la grande volontà del calciatore: “Fantantonio” difatti tornò a giocare a “soli” sei mesi dal ricovero.
La sua anima polemica però non si fermò e, durante una conferenza stampa al ritiro della nazionale, affermò idee lesive nei confronti di presunti giocatori omosessuali: “Gay in nazionale? Sono problemi loro. Ma spero di no… Me la cavo così, sennò sai gli attacchi da tutte le parti”.
L’anno dopo la sua malattia, il giocatore fu trasferito all’Inter, in seguito ad un “blitz” all’ultimo giorno di mercato.
La riconoscenza verso chi lo guarì e lo appoggiò non fu certo esemplare: durante la conferenza stampa di presentazione prestò ancora la spalla alla polemica, a seguito di alcune frasi su Adriano Galliani (“Mi ha preso in giro, promette ma poi non mantiene la parola. Faceva tanto fumo e poco arrosto”.)
All’Inter, il giocatore passò un periodo insolitamente tranquillo, di là di un serio infortunio e di una lite con l’allenatore Andrea Stramaccioni (pare che i due uomini arrivassero quasi alle mani, nonostante Cassano sminuì subito l’episodio).
Cassano, durante una dichiarazione del 2012, riuscì a litigare anche con una squadra estranea alla sua variegata carriera, cioè la Juventus di Antonio Conte: battezzò come “soldatini” i giocatori bianconeri e asserendo che, mai e poi mai, avrebbe mitigato il suo carattere anarchico.
E’ almeno legittimo, apprezzare la coerenza di Cassano: l’anarchia che accompagna la carriera di un giocatore, che indubbiamente passerà alla storia.
Antonio Gargiulo
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