L’anno che verrà ricordando il 2011

“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando è questa la novità” recitava una nota canzone dello storico cantautore italiano Lucio Dalla. Si perché un 2011 ricco di eventi sta per passare alla storia, ma questa volta il bilancio più che sull’anno appena passato, bisognerà farlo sull’anno che verrà. Si potrebbe partire dalle oniriche e catastrofiche previsioni dei Maya per cui questo sarebbe l’anno della fine, oppure si potrebbero fare riflessioni sui buoni propositi, tanto cari agli utenti facebook, per i futuri trecentosessantacinque giorni.

La realtà però, in questo particolare momento storico del nostro paese, impone riflessioni molto più amare e poco rassicuranti per il futuro di noi tutti. Già perché prendendo spunto dall’aumento delle accise sulla benzina, al ritorno, in maniera molto più incisiva, dell’ICI sulla prima casa, alla riforma sulle pensioni (la vedrò mai la mia pensione?), all’introduzione di nuove tasse che per un periodo hanno addirittura riguardato il possedimento di un animale domestico (fortunatamente era solo una burla, neanche tanto divertente, circolata in rete) ci sarebbe tanto da dire. Una delle cose che però mi fa più rabbrividire riguarda un ambito a me molto vicino: si parla dell’abolizione o quantomeno di una netta restrizione, con nonsisaqualicriteri, dell’albo dei giornalisti pubblicisti. Una riforma del genere comporterebbe un netto calo della libertà di stampa: piccole realtà editoriali, come la nostra ad esempio ma non solo, andrebbero direttamente al declino. Una libera informazione è la prerogativa principale di un paese che vuole, anche alla lontana, dichiararsi civile. Le piccole realtà di informazione rappresentano oggigiorno la fonte più limpida da cui gli utenti possano attingere perché non contaminate dagli interessi politici e di lobby che invece caratterizzano spesso i grandi colossi editoriali. La possibilità di raccontare la verità, o quantomeno una visione neutrale di una parte della realtà, è un diritto oltre che un dovere verso il cittadino.

Cartesio diceva “Cogito ergo sum” (penso dunque sono), ma se non si ha la possibilità di pensare e di scrivere, non si può esistere quindi fare informazione. Un pensiero all’anno venturo dunque è d’obbligo, con ciò però non si sminuisca il 2011 che, come detto in precedenza, è stato caratterizzato da una serie di eventi a volte catastrofici, a volte festosi; eventi che hanno portato talvolta alla riflessione o ad un cambiamento. Con l’aiuto di tutta la redazione abbiamo provato a ricostruire, attraverso poche righe, tutti gli avvenimenti più importanti che hanno caratterizzato il 2011… con la speranza di poter riproporre questo articolo anche nel Dicembre 2012.

Il Direttore
Marco Branca

<b>Referendum: la vittoria della rete</b>

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Dopo tante polemiche, finalmente l’Italia va al voto il 12 e 13 giugno per esprimere la propria opinione su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento. Con lo slogan “Quattro sì per dire no”, la rete sopperisce alla mancanza del servizio di informazione relativa al referendum abrogativo e, proprio grazie al tam tam partito dai social network, il quorum viene raggiunto, conferendo piena validità al referendum. A dimostrazione dell’importanza del web come strumento di informazione e partecipazione politica, proprio su Facebook il referendum abrogativo di giugno risulta essere, l’argomento più popolare del 2011.

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