E’ di queste ultime ore un sondaggio che arriva dalla Sicilia, e che mette in discussione uno dei punti principali della strategia del segretario del PD voluta da Massimo D’Alema, quello della costruzione di una alternativa democratica con il cosiddetto patto delle opposizioni o alleanza costituzionale o meglio ancora Nuovo grande Ulivo.
E così mentre i vertici del Pd continuano a ripetere che l’unica cosa certa per il futuro del Partito democratico sia appunto quella di costruire, a qualunque costo, una “grande coalizione” che riesca a coinvolgere tutte le forze dell’opposizione, capita che dall’unica regione d’Italia in cui la super mega alleanza è stata davvero sperimentata arrivino segnali poco incoraggianti dagli elettori democratici. “Se si votasse oggi per il Parlamento nazionale – si legge tra le righe della rilevazione del sondaggio Demopolis effettuata tra il 26 marzo e il 31 marzo 2011 – il Partito democratico otterrebbe in Sicilia il 18 per cento dei consensi, smarrendo per strada 250 mila voti e quasi otto punti percentuali rispetto alle ultime Politiche dell’aprile 2008”.
Un po’ perché il sondaggio arriva dalla Sicilia (regione in cui da poco meno di un anno un buon pezzo del Partito democratico fa parte di una grande alleanza che raggruppa oltre all’Mpa di Raffaele Lombardo anche pezzi di Futuro e libertà e dell’Udc); un po’ perché negli ultimi tempi il tema del “patto delle opposizioni” è stato riproposto in modo insistito da due tra i massimi teorici dell’argomento (Dario Franceschini, il 27 marzo, e Massimo D’Alema, il 29 marzo); un po’ perché, per via delle elezioni amministrative, la Santa alleanza è improvvisamente tornata ancora una volta di moda, ma qualcuno comincia a temere che sarà un nuovo grande inganno per la sinistra italiana.
“In un certo senso – ammette Giuseppe Fioroni – quella rilevazione è stata un colpo notevole per il nostro partito e credo che oggi sia molto difficile non chiedersi se non sia il caso di mettere da parte quella strana formula che da qualche tempo il nostro partito utilizza forse con troppa disinvoltura. La Sicilia, a proposito di Santa alleanza, non si può certo dire che costituisca per noi un’esperienza di successo, e proprio non si capisce perché il nostro partito debba continuare a percorrere delle strade che sembra siano destinate a farci sbattere, alla fine, solo contro un palo”.
“Dovrebbe essere ormai chiaro – spiega Alessandro Maran, vicecapogruppo del Pd alla Camera e membro di Modem – che l’eccessivo utilizzo di questa maledetta formula del ‘tutti insieme’, dell’Union sacrée contro Berlusconi, sia uno dei fattori che impediscono ai riformisti italiani di utilizzare la crisi di credibilità di Berlusconi per mettere in campo con successo un’iniziativa di sfondamento nel campo avversario. E l’idea che anche in vista delle amministrative il nostro mantra debba essere necessariamente quello di promuovere a tutti i costi una ‘grande alleanza’ non credo che possa essere di grande incoraggiamento per i nostri elettori”.
Questo sondaggio potrebbe innescare una rottura tra la maggioranza del Pd e la minoranza di Veltroni e Fioroni.
Come spiega al Foglio l’ex ministro dell’Istruzione, “bisogna che una volta per tutte sia chiaro che più che una granda alleanza qui, a noi, serve un grande coraggio d’innovazione. In Sicilia – dice Fioroni – io sono dell’idea che la nostra alleanza dovrebbe essere sottoposta a un referendum popolare; perché a me dalla testa non me lo toglie nessuno che continuare ad andare in giro proponendo un giorno sì e l’altro pure progetti il cui cuore politico è una specie di: ‘noi ci alleiamo con chi ci sta’ non è esattamente l’ideale per un partito, come il nostro, che vuole e può essere davvero alternativo a questo centrodestra”.
“Per quanto mi riguarda – dice al Foglio anche Matteo Renzi, sindaco di Firenze – resto convinto che in qualsiasi contesto l’idea della Santa alleanza sia oltre che un errore clamoroso anche un progetto perdente. Non credo che ci si possa continuare a nascondere dietro frasi del tipo ‘ehi ragazzi, siamo in una fase di emergenza democratica e dobbiamo stare tutti insieme’ perché, se ci si pensa bene, rafforzare il sentimento del Berlusconi contro tutti e trasformare la contesa politica in un derby che fa solo il gioco del presidente del Consiglio equivale né più né meno a darsi una bella martellata in mezzo alle gambe. E francamente, non so voi, ma qui non ne sentiamo proprio il bisogno”.
Vincenzo Branca
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