Ormai è linguaggio comune scaricare le applicazioni di un cellulare: un atteggiamento alla portata di tutti, almeno per le opzioni gratuite o più economiche.
La “Apple” si è messa una mano sulla coscienza e ha deciso di bandirne alcune, seppur puntualmente siano “ritornate” sotto altro nome: molte volte però la censura “taglia” tutto e troppo ciecamente, senza valutare con attenzione.
Talvolta l’argomento è il sesso, magari troppo esplicito.
L’applicazione “Down dava la possibilità di selezionare amici di facebook con cui fare del sesso occasionale: l’“app” era discreta, poiché segnalava l’incontro, quando era avvenuto, ma l’argomento era troppo “pesante” per lasciarlo liberamente in rete.
L’applicazione “Iboobs” invece è rappresentata da due prosperosi seni in primo piano, che possono essere scossi a piacimento: la “app” ha dovuto traslocare su “Android”.
Un sintomo di triste alienazione e incomunicabilità dei rapporti umani è “Pocket girlfriend: la “app” rappresenta una ragazza (magari oggetto del desiderio di chi la scarica), apprezzata dal proprietario del cellulare a tal punto di “fantasticare”di averla come fidanzata, mostrandola agli amici.
Esiste addirittura un programma che “aiuta” gli omosessuali a diventare eterosessuali: “exodus” è un “app” creata da un’organizzazione cristiana, che ha scatenato le proteste delle associazioni arci-gay e di conseguenza la chiusura del programma.
Quando l’argomento entra nel sociale, più forti emergono le critiche.
“Me so holy” permette di inserire il proprio viso sull’immagine di un personaggio religioso: l’evidente blasfemia ha portato alla cancellazione del programma.
“Jew or not Jew” appare addirittura come un “app” anti semita, poiché permette di scoprire se una celebrità ha origini ebree: il programma è stato cancellato, ma il realtà è lo stesso progettista che è ebreo e puntava ad esaltare la sua razza attraverso questo canale.
Talvolta l’“app” incriminata accentua dei vizi della società moderna, come ad esempio il denaro o la chirurgia estetica.
“Plastic Surgery” è un gioco per bambini, ma con soggetti fin troppo “adulti”: una “barbie” ( la “Mattel” ha, però negato ogni coinvolgimento) obesa viene gradualmente “ritoccata” fino a farla diventare filiforme: i bambini si trasformano in ipotetici chirurghi estetici e l’idea non è apparsa ovviamente educativa.
Spesso un programma è inutile se non per uno sfizio: ad esempio “I’m a rich” consiste nella visione di un diamante, su uno sfondo rosso; nonostante l’utilità dell’“app” sia minima, il programma è costosissimo ( 799 euro !), quasi come un diamante vero.
Alcuni programmi sono creati a fin di bene, ma sono fraintesi, ad esempio “phone story”: attraverso alcune immagini( raffiguranti piccoli schiavi neri, forse per questo la censura ha colpito) denuncia lo sfruttamento del lavoro, i costi umani o sociali ed il processo produttivo a basso costo.
La “Apple” l’ha rimosso ed è un peccato, perché il ricavo dell’acquisto andava ad organizzazioni umanitarie che si occupano del mondo del lavoro.
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