La sinistra italiana si conferma un ancora una volta un agglomerato di nulla totale e pochezza culturale. Vendola, contro il quale non ho nulla ma a favore del quale ne ho ancora meno, per quell’aria da dandy filosofeggiante impregnato di perbenismo in stile salvatore del Sud d’Italia, è corteggiato dai grandi giornali e dai salotti radical di sinistra eretto a Messia.
Un paio d’anni fa era stata la volta dell’abbronzato Obama, che, purtroppo per lui era diventato l’idolo della sinistra italiana, perfino dei rifondaroli, comunisti, post o neo social-comunisti, solo per il fatto di essere nero.
Bastano questi due esempi (e non entro nel dettaglio di Montezemolo per decenza) per pormi dalla parte politica opposta.
Il fatto è che dietro Vendola è nascosto il pattuglione degli inutili tra cui campeggiano i compagni Gennaro Migliore, Fabio Mussi, Paolo Cento e Franco Giordano… insomma Vendola è la punta dell’iceberg.
“Vorrei che il centrosinistra riprendesse in mano la questione morale con una capacità di autobonifica sconosciuta all’innocentismo ‘a prescindere’ della destra”.
Mi preme stigmatizzare quella autofustigazione senza cilicio che il Poeta-Governatore definisce “autobonifica” all’interno del centrosinistra. Storicamente, tale autobonifica non è stata attuata nemmeno da un esponente – non proprio morigerato : per sua stessa ammissione – che nel ruolo di Ministro dell’Ambiente ha tollerato lo scempio del territorio che gli ha dato i natali (Pecoraro Scanio).
L’uso delle parole “autobonifica” – per un alunno delle Muse e cantore del verso poetico armonioso, univoco, universale – richiede un lungo lavoro di approfondimento etimologico , lessicale , noetico (cioè intellettivo). La parola , il logos, non è un flatus vocis ma un messaggio per l’Altro.
Attendiamo che Vendola – vista la sua difficoltà di usare la “prosa aulica” – ci parli con locuzioni concrete e comprensibili. Tra la politica e la poesia esiste un mare immenso da navigare con perizia e coraggio. Non è sufficiente l’affabulazione vacua e deviante.
Vendola vuole essere l’uomo che coagula, amalgama, rigenera, resuscita il pensiero e l’anima della sinistra nostrana. E’ quello di cui il giornale brasiliano “Opera Mundi”, riporta la ricetta universale per fare del nostro globo l’agognato Eden. Leggiamolo e meditiamo: “Un modello di sviluppo basato sulla sostenibilità, sull’investimento in cultura e sul recupero del valore del lavoro”.
“Ci troviamo in un’epoca di formidabile destrutturazione di tutti i corpi sociali, di tutte le identità collettive: invece dell’io dell’egoismo maturo marxiano prorompe un io debole, ricattabile e spaventato, bisognoso di appiccare roghi agli accampamenti di immaginari nemici”.
Se vogliamo uscire fuori dalle metafore immaginifiche vendoliane, concretizziamo il suo assunto così: “per ristrutturare i corpi sociali (partiti, fondazioni, associazioni onlus, banche etiche, aggregazioni religiose non fondamentaliste…) bisogna contemperare diritti e doveri , ponendoli sui piatti della bilancia, in equilibrio egualitario, l’uno contrappeso dell’altro. Ne deriva che non dovrebbero esistere diritti acquisiti una volta per tutte, evitando di trasformarli in privilegi di casta”. Sul concetto di “io debole” e di “immaginari nemici” confesso di non avere compreso il vendoliano -pensiero che supporta una immaginifica costruzione mentale a cui sono ancora troppo lontano.
Infine Nichi ha detto:
“Cambia molto se la democrazia è non soltanto la fotografia sincronica degli umori ideologico-culturali del presente ma se, in qualche maniera, ha una capacità, se possiamo dire così, di proiezione diacronica, di prospettazione che va oltre il limite generazionale, se il ‘bene comune’ lo preserva con lungimiranza, se assume la bisessuazione del linguaggio che la fonda come principio di realtà ed esodo dalla gabbia del neutro-maschile”.
Assolutamente spettacolare, nemmeno Sandro Bondi avrebbe saputo fare meglio!
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