La Procura di Milano, unitamente a quella di Napoli e Reggio Calabria, ha aperto un’inchiesta sul tesoriere della Lega, Francesco Belsito ex sottosegretario alla semplificazione amministrativa, accusato di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato. Carabinieri e uomini della Guardia di Finanza, hanno perquistito questa mattina la sede della Lega Nord in Via Bellerio a Milano e la casa di Belsito in Via Fiasella. E proprio questa mattina, il parlamentare è stato accompagnato in caserma da una decina di finanzieri milanesi in borghese, per firmare alcuni atti. Prima di entrare nell’auto dei finanzieri, avrebbe detto: “Mi è stato consegnato un avviso di garanzia in cui si dice che il movimento Lega Nord è indagato per finanziamento illecito. Queste cose dovranno poi essere provate. Per adesso non possiamo dire altro. Sono tranquillo. Le contestazioni di finanziamento illecito non sussistono”.
Nel decreto di perquisizione emesso oggi dalla Guardia di Finanza, si legge che “Belsito avrebbe distratto soldi dei rimborsi elettorali per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati. Tali atti di disposizione, in ipotesi non riconducibili agli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hanno carattere appropriativo”. L’indagine sarebbe nata in seguito ad alcune transazioni riconducibili agli imprenditori Stefano Bonet, e Paolo Scala, entrambi indagati. Queste transazioni relative ad alcuni investimenti in Tanzania attuati con soldi sottratti alla Lega Nord, avrebbero allarmato gli inquirenti milanesi, che sarebbero poi arrivati a contestare il reato di appropriazione indebita.
Edmondo Bruti Liberati, capo della Procura di Milano parla anche di “truffa aggravata ai danni dello Stato a carico di Belsito con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso per le spese elettorali”. Secondo la procura “Alla Lega Nord vengono annualmente accreditate somme significative dagli organi della Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica a titolo di rimborso di spese elettorali. Nell’agosto 2011 sono stati corrisposti alla Lega Nord circa 18 milioni di euro. Tali somme hanno avuto quale presupposto la validazione del rendiconto 2010 sul quale vi è la prova della falsità”. Questa però, non è l’unica contestazione per truffa ai danni dello Stato a carico di Belsito e Bonet. Infatti, si parla anche di erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito d’imposta a favore della grossa società Siram Spa, che si occupa di energie rinnovabili e servizi ambientali, con sedi a Milano, Perugia e Roma.
Al tesoriere della Lega è stato contestato anche il reato di riciclaggio nell’ambito del filone reggino dell’inchiesta, insieme ad altri otto indagati. Secondo gli inquirenti, infatti, Belsito era legato ad un intermediario ligure che a sua volta aveva relazioni con alcuni esponenti della cosca della ‘ndrangheta De Stefano di Reggio. L’intera indagine è concentrata sulle operazioni economiche di Bonet per stabilire la legittimità del denaro versato a Belsito. Non è la prima volta che il nome del tesoriere compare nei registri degli indagati della procura. A quanto pare, infatti, Belsito avrebbe avuto dei comportamenti illeciti anche ai tempi del governo Berlusconi, quando era sottosegretario alla semplificazione.
In attesa di nuovi sviluppi l’ex ministro leghista Roberto Maroni, commenta: “Questa inchiesta mi sembra particolarmente importante, quindi la risposta giusta che la Lega deve dare è un passo indietro da parte dell’amministratore e la nomina di un amministratore di cui tutti abbiamo fiducia. È il momento di cogliere questa occasione per fare pulizia”. Aggiunge poi che “si poteva fare qualcosa prima, ma purtroppo questa richiesta non è stata ascoltata da chi doveva decidere e si è arrivati alla situazione di oggi”.
Anna Panarella
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