L’emozione perduta di una fotografia

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Una scatola vuota e nera, un forellino di qualche decimo di millimetro su una parete ed un foglio fotosensibile su quella opposta…

Anni ed anni fa, in vacanza scattai delle foto con una macchinetta automatica trovata nel fustino di un detersivo in polvere per bucato; lo ricordo, sentivo il suono della pellicola che scattava poi dopo ventiquattro scatti si fermò, per caso una settimana dopo ricominciò a girare, arrivata a casa la prima cosa che feci fu raggiungere uno studio  per lo sviluppo in un’ ora, comprenderete la mia angoscia nello scoprire che quella seconda fase di rumori della pellicola era semplicemente il risultato di un problema meccanico per cui le quarantotto fotografie furono sì scattate ma impresse l’una sull’altra in uno strano gioco di sovrapposizioni antesignano della peggiore tecnica di fusione livelli in Photoshop.

Quegli scatti erano orribili, ma ebbi memoria di ognuno, compresi quelli che avrei voluto rappresentare ma rimasero solo impressi sulle retine e nella memoria.

Del decennio successivo, stipo il ricordo delle lacrime di un amico che fiero delle sue, oltre millecento foto in digitale, perse la compatta in aereo, giusto un attimo prima di rimettere piede in Italia ed addio ad ogni testimonianza del suo essere stato oltralpe.

Oggi non abbiamo bisogno di nulla se non di una connessione 3g decente, della fotografia è cambiata l’anima, è cambiato l’approccio, non c’è più nulla da sudare, una posa, lo sviluppo, un errore, non c’è più bisogno di attendere ansiosi la fine del viaggio per riammirare stralci della propria vita, è tutto lì, pronto ed a disposizione propria e dell’ intero web, quasi senza cuore, come se fosse normale, come se non vi fosse nulla di eccezionale in un tramonto se non la grazia di un “Mi piace in più. Photos e graphia, letteralmente: scrivere (grafia) con la luce (fotos), utlizzare il miracolo della natura per descrivere l’emozione e basta così poco per realizzare questa magia: un apparecchio fotografico a foro stenopeico (dal greco ‘stenos opaios’ piccolo foro).  Una scatola vuota e nera, un forellino di qualche decimo di millimetro su una parete ed un foglio fotosensibile su quella opposta. Null’altro. Il principio di formazione dell’immagine proiettata su di uno schermo attraverso un foro è noto da millenni. Aristotele (IV sec. a.C.) osservò i raggi del sole passare per una piccola apertura produrre un’immagine circolare ed i sapienti arabi utilizzarono lo stesso principio per osservare l’eclissi solare. Oggi, per essere vivi e memori di noi stessi, occorre presenziare su INSTAGRAM.

Fiorella fiorellaq Quart

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