“La musica è stata fondamentale per me. E George Harrison, con la spiritualità delle sue composizioni, mi ha spesso portato a livelli di creatività di cui, dal passato a oggi, non posso che essergli grato”. Con queste parole, cariche di ammirazione e gratitudine, il maestro Martin Scorsese ha introdotto al pubblico del Festival di New York Living the Material World, un documentario di tre ore dedicato all’ex beatle George Harrison, scomparso dieci anni fa il 29 novembre 2001, l’ultimo – in ordine di tempo – con cui il regista italo-americano ha reso omaggio alla musica rock, secondo grande amore dopo il cinema. Il rapporto che lega Scorsese alla musica non è recente. Tra il ’69 e il ’70, a nemmeno trent’anni, si occupò del montaggio di Woodstock, considerato una pietra miliare del moderno rockumentary. Sei anni più tardi realizzerà The Last Waltz che documenta il concerto di addio dei The Band, uno dei più importanti gruppi rock americani. Dopo il film musical New York, New York (1977) con Liza Minelli e Robert De Niro, negli anni ’80 Scorsese si concede due videoclip, Somewhere down the crazy river di Robbie Robertson e Bad del compianto re del pop Michael Jackson. Ma è col nuovo millennio che il regista di Taxi Driver e Shutter Island si dedica con più dedizione alla sua passione per la musica con due perle come No direction home (2005) dedicato alla vita di Bob Dylan e Shine a light (2008) sul concerto al Beacon Theater di New York della più grande e longeva rockband del mondo i Rolling Stones. A questo curriculum mancavano solo i Beatles. Detto, fatto.
Voluto fortemente dalla moglie di George, Olivia Arias, il documentario ripercorre la vita di Harrison dalla sua infanzia trascorsa a Liverpool fino agli ultimi giorni della malattia che l’ha condotto alla morte, passando per il successo planetario con i Beatles fino allo scioglimento, e poi ancora i viaggi in India e l’influenza che lo spiritualismo orientale ha avuto sulla sua musica da solista. La vita di George Harrison è stata ricostruita frammento dopo frammento da Martin Scorsese attingendo a materiali inediti, custoditi gelosamente dalla moglie di George. Tra i rari footage girati dallo stesso Harrison, dai suoi amici e dalla sua famiglia, troviamo clip di George che scherza con gli altri Beatles o che da solo compone brani in studio; c’è un filmato sulla prima lezione di sitar ricevuta da Ravi Shankar e un altro che mostra Harrison, Bob Dylan, Jeff Lynne e Tom Petty riuniti attorno a un tavolo a suonare la chitarra. Insomma tutte immagini che non mancheranno di commuovere i devoti fan dei Beatles. Per realizzare Living in the material world , Scorsese è entrato nella vita più intima di George anche raccogliendo testimonianze esclusive di chi lo conosceva meglio come Paul McCartney, Ringo Starr, Eric Clapton, Tom Petty, Terry Gilliam, l’ex moglie Patty Boyd, Yoko Ono, George Martin, il figlio Dhani e molti altri.
Etichettato come “the quiet one”, il più riservato dei mitici fab four, Scorsese ci rivela invece un lato segreto della personalità del chitarrista, non così tranquilla come tutti credevano ma molto più contraddittoria e complessa. Ovviamente non mancherà la musica perché Living in the material world, il cui titolo è tratto dall’omonimo album solista del 1973, è innanzitutto un omaggio al talento di un artista autore di brani memorabili come “While my guitar gently weeps”, “Something” e “Here Comes the Sun”, ma rimasto sempre un po’ all’ombra, schiacciato dalle presenze ingombranti dei due geni John Lennon e Paul McCartney che del suo “little baby brother” oggi dice: “era un innovatore, convinto che misura e sobrietà fossero il vero carburante di un sound”.
*** Trasmesso il 5 e 6 ottobre negli Stati Uniti dalla HBO e nel Regno Unito dalla BBC, Living in the Material World sarà disponibile nei negozi britannici a partire dal 10 ottobre 2011 in Dvd e Blu-ray disc e in versione deluxe con un libro e un cd di canzoni inedite di Harrison.
Enrica Raia
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