In questi tempi, le relazioni e i dialoghi tra gli uomini possono assumere contorni imbarazzanti: una frase banale può scatenare complessi psicologi derivanti da sindromi quasi sconosciute.
Si può essere tacciati di scarsa sensibilità se si accusa una persona di essere in perpetuo ritardo, si rischia di scatenare una vera e propria malattia: la sindrome di ritardo cronico.
E’ un sintomo di depressione che proviene dalla consapevolezza (soventemente rammentata da altre persone) di arrivare in ritardo agli appuntamenti: tale è l’ansia continua che il paziente non si rende conto del tempo che passa (magari s’immagina di attendere cinque minuti, mentre altri lo aspettano da mezzora).
Guai a dare del sudicio ad una persona o ad invitarlo a farsi una doccia: se il malcapitato non reagisce e resta assente, significa che ha contratto la “sindrome di Diogene”.
Il filosofo Diogene in realtà non era sporco (seppur notoriamente vivesse in una botte e quindi non si prestasse troppo alle elementari cure del corpo) ma era abituato a vivere con lo stretto necessario e quindi non badava a quelle che nell’antica Grecia potevano esseri definiti “optional” (compresa la pulizia).
La sindrome in particolare colpisce gli anziani che, causa l’età e la perdita d’interessi, non badano all’igiene o alla salute: spesso la malattia è causata da lesioni al lobo frontale che comportano un’altra sindrome complementare, ossia la syllogomania (vale a dire la tendenza a non buttare via mai nulla e contornarsi d’oggetti inutili).
Alcune persone sembrano facilmente impressionabili e si spaventano per nulla: in realtà non bisogna esagerare nel compiere degli scherzi, poiché potrebbero aver contratto la “sindrome del francese che salta”.
La particolare malattia si manifestò in Canada nello XIX secolo e colpì particolarmente gli immigrati francesi: non si tratta del solito spavento (frutto magari di uno scherzo innocuo) ma è la reazione esagerata (movimento sconnesso di braccia, urla scomposte, ripetizione di frasi insensate o addirittura crisi isteriche) a semplice rumore improvviso.
Le sindromi finora elencate sono le più semplici, tendenzialmente meno pericolose: purtroppo però esistono malattie che possono provocare danni gravi.
Incontrando una persona tendente a vedere gli oggetti fin troppo grandi o eccessivamente piccoli, è semplicistico invitarlo ad una visita dall’oculistica: egli è affetto dalla “Sindrome d’Alice nel paese delle meraviglie”.
Riferendosi alla protagonista celebre fiaba (ma anche a Gulliver ): il paziente perde totalmente il senso dimensionale degli oggetti che incontra.
E’ un sintomo d’epilessia, emicrania o addirittura mononucleosi infettiva (il cui principio determina queste particolari visioni): scoperta nel 1955, la sindrome è provocata da una lesione cerebrale temporo-occipitale o parieto –occipite-temporale.
Prossimamente sarà trasmesso in televisione il fortunato programma “ Tale e Quale” condotto da Carlo Conti, vale a dire l’esibizione d’alcuni “vip” che si travestono da cantanti celebri: la trasmissione è vietata ai pazienti della “Sindrome di Capgras”.
Difatti il paziente è convinto che le persone vicine a lui (famigliari o amici) siano dei sosia o replicanti e che lo vogliano imbrogliare: in realtà lo sfortunato non è un visionario, ma non è in grado di collegare la conoscenza degli individui (che è immediata) con l’effettiva associazione ai famigliari o amici.
Le cause sono spesso date da schizofrenia, disturbi umorali o semplicemente demenza: nel 1923 fu scoperta e definita la curiosa malattia.
Talvolta la rabbia incontenibile porta a strapparsi i capelli o almeno a compiere il semplice gesto: l’azione diventa patologica, quando l’individuo se li strappa in continuazione o addirittura tenta di mangiarseli (la stessa cosa può avvenire con altra peluria del corpo come ciglia, barba o peli pubici).
Questa terribile sindrome è definita “ tricotillmania” e nasce dal complesso di non sentirsi amati o compresi nel periodo infantile: colpisce di norma i bambini tra i due e i sei anni, può allargarsi agli adulti ed è terribilmente in crescita (in alcune nazioni colpisce il 6% della popolazione).
Le sindromi elencate facilmente possono far sorridere, ma non bisogna mai dimenticarsi quanto il ridere possa trasformarsi in tragedia, quando una persona è costretta a vivere in certe condizioni e di conseguenza non può apprezzare i normali piaceri della vita.
Rey Brembilla
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