Il leghista Davide Boni, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, indagato per corruzione, ha annunciato che si dimetterà dalla carica. La voce girava da giorni nelle stanze del Pirellone, ma ora la notizia è stata ufficializzata da Boni in prima persona. La Lega non avrebbe fatto alcuna pressione su Boni a cui, durante un incontro in via Bellerio con i vertici del partito, era stata lasciata carta bianca. La decisione sarebbe perciò strettamente personale.
“Ho sentito un dovere in questo momento in cui il mio partito è continuamente sui giornali”, spiega Boni. “Ne ho sentito il bisogno, non c’è stato altro, la mia situazione giudiziaria non è cambiata rispetto a 5 settimane fa” e “sono estraneo” a quella vicenda, che lo vede protagonista di un presunto giro di tangenti. Boni spiega che le sue dimissioni dal Pirellone saranno depositate domattina, mentre il sostituto, che sarà sempre un esponente della Lega, sarà eletto l’8 maggio, nella prima seduta del Consiglio regionale. Di conseguenza, Boni lascerà anche la Presidenza della Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.
“La Lega è la mia vita, da domani tornerò alla politica attiva, che mi mancava”, afferma l’esponente della Lega. Ma non è solo questo che, stando alle sue parole, lo ha indotto a fare un passo indietro che era stato scongiurato più di un mese fa. “Dopo 35 giorni la situazione non è facile, soprattutto a livello personale, soprattutto avendo una famiglia”. Boni assicura di essere comunque “sereno”.
“Il triumvirato, sia in precedenza, sia in occasione della riunione con i Consiglieri regionali (..) non ha mai chiesto le mie dimissioni, rinnovandomi la fiducia. (..) In funzione di quanto ha fatto il mio Segretario federale, Umberto Bossi, che ha fatto un passo indietro per agevolare una serena condizione politica per il movimento, faccio anch’io un passo indietro, precisando che nessuno me l’ha mai chiesto, in totale autonomia, quindi, ed in assenza di qualsivoglia nuovo elemento riguardante le indagini che mi hanno mio malgrado coinvolto. Dopo 22 anni di militanza non posso e non voglio però fare altro, ancora una volta, che seguire l’esempio del mio Segretario federale, Umberto Bossi, al quale già rimisi il mandato un mese fa. Se fa un passo indietro lui, diviene un imperativo morale per me seguirlo”, afferma Davide Boni in una nota.
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