La cronaca di questi giorni rivela che probabilmente il ciclista Marco Pantani fu assassinato e non morto per overdose di cocaina, come si è pensato per dieci anni: inequivocabili segni di botte sono stati rinvenuti sul suo corpo e pare accertato che l’ex campione dovette bere, a forza, cocaina sciolta nell’acqua.
Una fine triste per qualsiasi essere vivente, a maggior ragione per qualcuno già colpito dalla sfortuna.
In un clima di generale mestizia è però giusto farsi delle domande: quante colpe ha avuto Marco Pantani?
Tendenzialmente una forte assunzione di cocaina (come probabilmente era il caso del “pirata”) presuppone uno stato di dipendenza e di conseguenza un carattere che è influenzato: la depressione che il campione ebbe (durante la carriera), fu un fattore puramente mentale o venne “aiutato” da qualche elemento assunto in forti dosi?
Assumere sostanze dopanti in una gara ove la resistenza vuol dire tutto, è un atto di scorrettezza non degno di un grande campione.
Quando fu accusato di assumere sostanze proibite, qualcuno parlò di complotto ma, alla luce dei fatti avvenuti, è chiaro come un uomo debole sia facile a subire dipendenze o desideri di riuscire, nonostante tutto.
Ancora una volta la sfortuna di Pantani divenne uno scudo per i suoi fan, non volendo ammettere i lati deboli del loro beniamino.
Di là dei seri e talvolta curiosi infortuni che Pantani ebbe nella sua carriera (quando cadde a causa di un gatto o quando fu investito da un’automobile), molte volte i guai della sua vita sono stati giustificati come sfortuna, dalla sfortuna nasce il compatimento.
Qualcuno si è mai posto il problema se quel gatto o quell’automobile potevano essere evitati con maggiore attenzione?
Perché un comune mortale è un drogato magari pericoloso, mentre Marco Pantani è semplicemente sfortunato?
Come mai tutti parlano di Marco Pantani come vittima dei suoi presunti assassini e nessuno si chiede come mai, un uomo, si riducesse in una stanza di un residence a incontrare dei pericolosi spacciatori?
La commiserazione macchiata d’ipocrisia antepone il campione sfortunato, all’uomo debole e da non imitare: la tragica morte di un giovane uomo, nasconde che Pantani probabilmente era anche un drogato dipendente, un uomo che forse non aveva scrupoli ad assumere doping per pura ambizione di gara.
Grande esempio di campione, ma non per forza simbolo d’integrità morale e psicologica.
Antonio Gargiulo
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