I movimenti o partiti che puntano a “rompere” il sistema politico in Italia, hanno un principale dovere: fare rumore.
Difatti la caratteristica della politica nostrana è la spinta al moderatismo, nel parlare e nell’agire.
Ai tempi della Prima Repubblica questa caratteristica era più accentuata: nel caso della “Democrazia Cristiana” il moderatismo era nel Dna (per non scontentare nessuno e galleggiare) mentre il “Partito Comunista” era un blocco uniforme del centralismo democratico.
Non è un caso che fu il “rumoroso” Craxi ad interrompere il sonnolento tran tran.
Nella Seconda Repubblica la situazione un po’ cambiava, sia attraverso il centro-sinistra e la gente alternativa che candidava e sia per Berlusconi stesso ed alcune belle e succinte ragazze a seguito.
La crisi economica e i governi Monti e Letta hanno fatto ripiombare tutto ad un sobrio moderatismo.
Sino ad ora il “Movimento Cinque Stelle” ha fatto tanto “rumore”: attraverso i puntuali commenti sul blog di Beppe Grillo, il bailamme delle “quirinarie” come segno di democrazia, i colloqui con le istituzioni attraverso la diretta streaming, le misteriose riunioni fuori porta con tanto di gita in pullman, le minacce d’espulsioni, le lacrime e qualche intervento parlamentare ad hoc per strizzare l’occhio all’elettore.
Quello di Beppe Grillo è indubbiamente il movimento più rumoroso della storia della Repubblica italiana ma purtroppo non basta: mancano le azioni concrete, qualcosa si è iniziato a fare (dal reddito di cittadinanza alla riduzione degli stipendi ai parlamentari) ma è ancora poco per quello che si preannunciava il movimento del “mandiamo tutti a casa”.
La contraddizione è più forte quando si pensa che la parola d’ordine del movimento era il cambiamento totale del sistema.
Nel parlare del “Movimento Cinque Stelle” scattano spesso i paragoni con i movimenti di rottura che l’Italia repubblicana ha avuto: “Il Movimento dell’Uomo Qualunque” nel 1946 e la “Lega Lombarda” nel 1987.
Entrambi fecero “rumore”: la Lega Nord in particolare attraverso le camice verdi, il secessionismo, il parlamento del nord, Borghezio e le ampolle contenenti l’acqua del Po sgorgante dal Monviso.
La Lega in tanti anni però è riuscita a trasformare il “rumore” in “musica”, musica che può benissimo non piacere ma che è obiettivamente visibile sotto gli occhi di tutti: numerose leggi sono state promulgate, tanti leghisti hanno avuto ruoli importanti al governo e addirittura una leghista (Irene Pivetti) è salita alla terza carica dello Stato.
Si può tranquillamente obbiettare che la Lega si è dovuta alleare con Berlusconi per compiere azioni concrete, mentre i “grillini” restano coerentemente all’opposizione: in ogni caso però a parole dimostrano sempre di abbattere ma mai di costruire.
La vera somiglianza quindi rimane col “ Movimento dell’Uomo Qualunque” che seppur con molti meno voti (a causa anche del grande appoggio mediatico al movimento di Grillo), iniziò con una rivista (Grillo con il suo blog), si fece testimone dell’uomo comune (o qualunque), auspicò la figura del politico come un semplice “ impiegato” che lavorasse per il cittadino e soprattutto offese in parte brutalmente gli uomini politici d’ogni colore, che a loro volta risposero in modo scocciato.
La fine del movimento avvenne nel 1947, quando appoggiando il governo di De Gasperi (per la prima volta senza i comunisti) perse la sua aurea d’imparzialità e gli elettori o parlamentari lo abbandonarono a se stesso, fino allo scioglimento.
Volendo seguire il buon senso e l’esempio della storia, il “Movimento Cinque Stelle” dovrebbe compiere degli atti concreti e soprattutto rimanere imparziale e coerente con il suo programma.
Il rischio è lo scioglimento: rimanere nella memoria degli italiani come una nube passeggera che scatenò solo qualche tuono, senza pioggia e magari regalò qualche inutile e sarcastico sorriso.
Antonio Gargiulo
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