La difficile situazione economica degli ultimi tempi sta colpendo indiscriminatamente i settori produttivi di tutta Italia. La cultura, tuttavia – con i tagli previsti dalle varie manovre finanziare degli ultimi 12 mesi – sembra essere tra i settori che se la passano peggio, soffrendo tanto la mancanza di fondi quanto il limitato potere d’acquisto della popolazione e un suo conseguente, costante disinteresse per le attività culturali dinanzi alla complessità del vivere quotidiano.
Musei, teatri e beni culturali subiscono l’aggressione della crisi da un duplice fronte: ricevono meno visite e meno fondi istituzionali, finendo per vedere drasticamente diminuiti i propri introiti annuali. La situazione nazionale è allarmante: a Palermo è momentaneamente chiuso il Museo Risi e anche la condizione del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, finanziato dalla Regione Piemonte, non sembra essere migliore.
Anche Napoli – ovviamente – ha il suo museo a rischio chiusura ed è preoccupante dover dare notizia di un ennesimo probabile fallimento di un baluardo culturale della città, dopo quello della scorsa settimana relativo alla libreria Guida Merliani. Si tratta del Museo MADRE – Museo d’Arte contemporanea Donna Regina, interamente finanziato dalla Regione Campania tramite la Fondazione Donnaregina, che sarebbe vicino al collasso finanziario. Molti i debiti accumulati nel corso degli anni: attualmente solo la Scabec, società – anch’essa afferente alla Regione Campania – che fornisce servizi al museo – dalla vigilanza alla biglietteria – è creditrice di 8 milioni di euro, mentre le due società di gestione Pierreci ed Electa Mondadori hanno dichiarato di non voler assumere ulteriori oneri di spesa – il milione di euro messo in bilancio per il 2012 dalla Regione sembrerebbe non essere neppure sufficiente a coprire la gestione ordinaria della struttura.
Nato solo 6 anni fa, creatura dell’allora governatore Bassolino, il Museo MADRE rappresenta l’eccellenza campana dell’arte contemporanea, vantando tra le sue collezioni permanenti installazioni di Burri, Fontana, Mapplethorpe, Kounellis, Manzoni e Paladino. Per fornire una più ampia gamma di servizi è stato pensato e progettato per essere non soltanto un museo, ma un vero e proprio polo culturale, luogo di ricerca, apprendimento e formazione, dotato di un auditorium, una libreria, una biblioteca, laboratori didattici, un ristorante e una caffetteria.
Gestito, fin dalla sua realizzazione, da Eduardo Cicelyn, il MADRE, non nuovo alle pagine dei quotidiani, ha attraversato diverse crisi finanziare e gestionali: nel 2010 un debito di poco più di 142mila euro costrinse l’Enel a staccare la corrente all’intera struttura – causando la chiusura temporanea del museo e ponendo a rischio la sicurezza delle opere di valore contenute al suo interno – mentre, da un po’, le polemiche si concentrano sulla figura di Cicelyn, il suo “licenziamento” da parte della Regione Campania e il bando per la nomina di un nuovo direttore.
Per ora, la chiusura è stata scongiurata: una riunione “Salva-MADRE”, avvenuta oggi a Roma, tra la Scabec e le società di gestione del museo avrebbe evitato la chiusura definitiva e reso possibile l’apertura al pubblico per i prossimi giorni; tuttavia il rischio sembra non essere ancora concretamente passato e, probabilmente, i 45 dipendenti che, fino a poche ore fa, rischiavano il licenziamento, continueranno a non dormire sonni tranquilli in attesa delle prossime riunioni che decideranno le sorti del museo, mettendo in discussione gli elevatissimi costi di gestione della struttura e il grave debito finanziario accumulato in questi anni.
Pierpaolo Forte, presidente della Fondazione Donnaregina, intervenuto a sedare le polemiche e a rassicurare i lavoratori e la cittadinanza, ha sottolineato la volontà delle Istituzioni di continuare l’esperienza del MADRE: “Siamo impegnati – ha dichiarato – oltre che nel risanamento organizzativo e gestionale, nel reperimento di apporti – non solo finanziari, ma di partecipazione, energia, dibattito e confronto – che si aggiungano al sostegno regionale ed aumentino la dose di pluralismo che deve connotare una sana istituzione culturale”.
Intanto, mentre cittadini e appassionati d’arte si sono sollevati in difesa del museo partenopeo, c’è chi, alla notizia di una eventuale chiusura del MADRE, ha reagito in modo assolutamente contrapposto. Vittorio Sgarbi, infatti, ha dichiarato che questa sarebbe un’ottima opportunità per un concreto sviluppo dell’arte contemporanea a Napoli e, dalle pagine de “Il Mattino”, ha provocatoriamente richiesto che gliene affidassero la gestione: “privatizzate il museo e datelo a me, lo condurrò a costo zero, facendone un polo artistico invidiato e redditizio”.
Sara Di Somma
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