Il 2012 è stato simbolo di Crisi, e forse lo stesso discorso vale per la musica, eccezion fatta per pochi dischi e pochi eventi. I migliori dischi, quei pochi da contare, sono sotto gli occhi di tutti. Partiamo subito con Bloom dei Beach House, chiamati alla prova della conferma definitiva sul palcoscenico mondiale, riuscendo a fondere le delizie dei primi lavori con questo album maturo e fortemente adulto. Restiamo ancora incantati dalle prodezze di Fiona Apple, l’eterna adolescente dell’alternative rock, che nel 2012 pubblica una perla come The Idler Wheel, un album lungo, intimo, e dai richiami oceanici, il tutto abbracciato dalla voce vellutata della Apple, un must. Lonerism dei Tame Impala rimane un’altra delle perle dell’anno che sta per lasciarci. Chitarre calde, batterie piene ed efficaci, per chi ama echi e riverberi stile Fleet Foxes, i Tame Impala sono da avere e da ascoltare attentamente.
Gli eventi principali del 2012 sono stati molteplici. La reunion che ha visto i Blur esibirsi ad Hyde Park a Londra se permettete merita una nota di merito. Padri fondatori di quello che è stato ( e che sarà) il Brit Pop, i Blur hanno saputo riproporre dal vivo, pur con qualche sbavatura dovuta all’età e al poco allenamento (eccezion fatta per le due menti, Albarn e Coxon), una serie di hits degli anni novanta e duemila da far invidia a qualsiasi gruppo emergente: da Country House a Coffee & Tv, e per i più accaniti, come se non bastasse, la loro intera discografia è stata rimasterizzata e rimessa in vendita, con l’aggiunta di due inediti, fra i quali spicca Under The Westway, ballata epica e struggente.
Il Live messo in scena al Madison Square Garden di New York per le vittime dell’uragano Sandy è stato l’evento di chiusura del 2012. Personaggi ed artisti del calibro di Bruce Springsteen, Rolling Stones e Paul McCartney, con quest’ultimo protagonista dio un’infuocata jam assieme ai superstiti dei Nirvana, Dave Grohl, Krist Novoselic e Pat Smear. Un live che ha permesso a Grohl di presentare anche l’inedito che accompagna il suo docu-film sui mitici studios di Sound City in California.
I peggiori album del 2012 meriterebbero un articolo a parte, ma tantè. Si comincia dal pessimo e pesantisimmo Wrecking Ball di Bruce Springsteen, che ormai sforna album per la mera scusa di andare in giro live, quando non ne avrebbe certo bisogno. Wrecking Ball è un album che non rappresenta il Boss, troppi auto-richiami, auto-citazioni, un album troppo plastificato e falso per essere vero, aspettiamo al prossimo giro il creatore di Streets Of Philadelphia. Stesso identico discorso per il nuovo degli Aerosmith, Music From Another Dimension!, che mette assieme una summa poco appassionata di ritornelli già sentiti e riff di chitarra già digeriti a dovere. Citazione merita anche l’ultimo dei Killers, Battle Born, un assieme appiccicaticcio e mieloso di tastiere anni ’80 mal concepite, i soliti ritornelli simil-queen (o ormai dovremmo dire simil-killers) e la voce ormai francamente piatta di Brandon Flowers.
I peggiori eventi musicali del 2012 sono di difficile elecanzione, essendo un concerto una scelta personale e di gusto, quindi per dovere di cronaca segnalo l’ultima edizione di X-Factor, quest’ anno sono stati mal assemblati i giudici di gara. Troppi galli nel pollaio della Ventura, Morgan Elio e Arisa mal si incrociano e peggio fanno nelle scelte su chi mandare avanti e chi fermare, con qualche ripicca di troppo e l’analisi tecnica mandata a farsi benedire in nome dell’estetica.
Rey Brembilla
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