È una vergogna. Purtroppo qualsiasi ragione – politica, religiosa, sessista o medica – non giustifica le torture che le bambine sono costrette a subire. Sono cento milioni in trenta paesi. Cento milioni di donne sono sottoposte a mutilazioni genitali femminili. MGF è l’acronimo per queste violazioni fisiche, forse perché ripetere l’espressione per intero, nel 2011, fa quasi impressione. La circoncisione femminile è diffusa in numerose regioni del continente africano. Chi la pratica segue la tradizione. Usanze dettate dal Corano, ma che non trovano fondamento in nessuna religione o interpretazione di testi. Sembra che sia stata tramandata direttamente dall’antico Egitto, ma la “barbarie” sembra non voler trovare una fine.
Esiste un po’ di confusione sull’argomento, sui “tagli” effettuati. Si parte da una piccolissima incisione nella parte alta del clitoride (pratica conosciuta con il nome di “sunna”), per poi passare dalla clitoridectomia all’infibulazione vera e propria. La seconda, come suggerito dal termine, prevede l’asportazione del clitoride nella sua totalità, insieme – in alcuni casi – alla recisione delle piccole labbra. Questa pratica va a sostituire quella della “circoncisione faraonica”, abolita nel 1946, ovvero della amputazione del clitoride con l’infibulazione. La chiusura del clitoride e delle piccole labbra viene eseguita con filo di svariato materiale, ma anche da spine di acacia o palma. Il tutto, quindi, viene ridotto ad un piccolo foro per l’urina e il ciclo mestruale (comportando notevoli dolori alla donna).
Tutto a freddo. Senza anestesia. Senza pulizia. Bambine innocenti tra i tre e gli otto anni. Gli insegnamenti di Maometto non hanno mai parlato di queste pratiche oscene e senza dignità. Mal interpretazioni degli uomini che devono “defibulare” la donna senza aiuto esterno alla coppia. Una prova di virilità che vieta alla donna di condurre una vita sessuale soddisfacente. Oltre ovviamente a tutte le sofferenze che comporta. Il parto è pericoloso per madre e figlio perché tutto l’apparato non cresce come dovrebbe. Oltre il danno, la beffa: la donna viene ricucita dopo il parto.
Si dice che “chi non conosce il bene, non può riconoscere il male”. Forse è questo il motivo per cui la vittima diventa carnefice. Il più delle volte è, infatti, la madre ad accompagnare la figlia verso questa meschinità. Per noi europei sembrano cose così lontane e assurde, quasi leggende metropolitane sulle credenze e pratiche di altre religioni. Noi accettiamo passivamente l’argomento. Siamo a conoscenza dell’esistenza delle MGF – le condanniamo, anche – ma continuiamo la nostra vita senza porci alcun problema. Invece è una problematica che ci riguarda da vicino. “In Italia, ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate. Siamo a conoscenza anche di casi in cui, dopo un viaggio nei Paesi d’origine, alcune bambine sono state infibulate. Su questo gli insegnanti possono svolgere un’azione di sentinella, osservando i comportamenti e i cambiamenti d’umore delle bambine”. E’ l’allarme lanciato da Aldo Morrone, direttore dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà. Si parla di trentacinquemila donne in Italia.
“Decidi tu che segno lasciare” è lo slogan della nuova campagna mondiale promossa da “Non c’é pace senza Giustizia” per ottenere una risoluzione dell’Onu contro le mutilazioni genitali femminili. “Il nostro obiettivo è ottenere dall’ organismo che rappresenta tutto il mondo la messa al bando di una pratica che viola i diritti universali“, ha evidenziato la vicepresidente del Senato Emma Bonino nel corso della presentazione della campagna. Finalmente anche l’Occidente partecipa attivamente affinché tutto questo abbia una fine.
Roberta Santoro
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