Una premessa per chiunque abbia intenzione di leggere questo articolo. Se siete di quelli, napoletani o campani, che si indignano quando si dice una qualsiasi cosa contro Napoli, fosse questa un’accusa sacrosanta o solo una battuta, brillante o di pessimo gusto, allora fermatevi pure a questa riga.
Se invece volete proseguire lo stesso, prendete quello che leggerete per quella che è: una critica, condivisibile o meno, ma si spera costruttiva.
Chi scrive pensa che tra i problemi che affliggano Napoli ci sia un certo vittimismo che sicuramente non fa bene alla città più bella del mondo. Quell’indignarsi per cori, battute, critiche, persino denunce sociali. Saviano scrive il libro Gomorra o rilascia qualche dichiarazione contro i mali della città? Indignazione totale: “Napoli non è questo, è anche altro, c’è il mare, il sole, la gente per bene ecc. ecc.“. Qualcuno denuncia la situazione dei rifiuti interrati? “”Napoli non è questo, è anche altro, c’è il mare, il sole, la gente per bene ecc. ecc.“. Il problema è proprio questo: Napoli è sempre altro, a parole, ma poi nei fatti non si fa niente o si fa poco per migliorare.
Altra premessa necessaria: il mio è un discorso generale e so benissimo che ci sono napoletani che non sono camorristi, non abbandonano rifiuti, non fanno gli scippatori e pagano le tasse. Questi sono la maggioranza. Però proprio questi dovrebbero manifestare la loro indignazione per problemi seri e non per fesserie varie.
Prendete il festival di Sanremo in corso. Ci si è indignati prima per una battutaccia della Litizzetto e poi per alcuni commenti di ieri sera della Gialappa’s band che racconta a suo modo il festival su Rtl. Per me erano battute poco felici e poco altro. Tra l’altro i tre della Gialappa’s hanno spiegato qualche minuto dopo il senso delle loro battute. Quando Rocco Hunt durante la sua esibizione ha chiesto al pubblico di alzare le mani, uno dei tre ha commentato “così passa il tuo compare a fregare i portafogli, vecchio trucco”. Chi ascolta la Gialappa’s band da tempo, soprattutto durante Sanremo, sa che questa battuta la fanno sempre ogni volta che qualcuno chiede di alzare le mani, qualunque sia la sua provenienza geografica. Stavolta però sul palco c’era Rocco Hunt e tantissimi siti, locali, hanno rimbalzato la notizia delle battute contro la città di Napoli. L’altro commento incriminato è stata la frase ““Co ‘sta Terra dei Fuochi, ma che ce ne fott’!”. Peccato che anche questa sia stata estrapolata dal contesto, visto che i tre sottolineavano il fatto che Rocco Hunt invece di indignarsi, come un buon rapper dovrebbe fare, nella sua canzone diceva che “nu juorno buono” nonostante tutto. Precisazioni fatte anche durante la diretta ma ormai il dado era tratto.
“Sanremo contro Napoli”, “Gialappa’s contro la Terra dei fuochi” e così via con titoli ad effetto e commenti sui social network anche da parte di chi Sanremo non lo guarda in tv e nemmeno lo ascolta in radio. Tanto basta indignarsi. Però se su Napoli non ci si può scherzare, se non si può dire che non si condivide il testo di una canzone, se si deve fare attenzione a quello che si dice, allora Napoli perde un altro po’ della sua bellezza e ancora una volta per colpa dei napoletani. Perché finirà che tutti avranno paura di parlare di Napoli e semplicemente non lo faranno più. E le uniche battute saranno quelle di Siani e degli altri comici napoletani, che comunque fanno battute su scippi, delinquenza, rifiuti e altri luoghi comuni, ma a quelle chissà perchè ridiamo sempre tutti.
Per carità, è giustissimo quando Rocco Hunt dice che questa non è solo la terra dei fuochi e che ci sono tante cose che rendono le giornate napoletane e campane “nu juorno buono”. Ma va bene se lo prendiamo come stimolo per migliorare. Perché i rifiuti tossici sotto terra ci sono davvero, e sopra c’è tutto quel marcio che alimenta i vari luoghi comuni. Se di Napoli ne dobbiamo solo parlare bene, come fa Rocco o come ha fatto Renzo Arbore nella sua splendida performance sanremese, allora c’è il rischio concreto che nulla cambi mai.
Prima del trionfo di Rocco Hunt tra le nuove proposte, Luca Zingaretti ha letto uno scritto denuncia di Peppino Impastato (quello del film “I Cento Passi”) contro la mafia. Ora, dobbiamo indignarci del fatto che Peppino Impastato sia morto ammazzato o che continua a passare il messaggio della Sicilia mafiosa? Certo anche in Sicilia c’è il sole, il profumo del mare, la solarità della gente, tutte cose che vedeva anche Peppino e soprattutto per questo ha deciso di denunciare anche tutto il resto.
Umberto Rennella
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