Ancora qualche giorno e i napoletani potranno dire addio alla “vecchia” società di gestione delle acque cittadine, l’Arin S.p.A. (Azienda Risorse Idriche Napoli), prossima ormai alla pensione: dopo il lungo iter burocratico, partito con la delibera della giunta comunale del settembre 2011, sorge a Napoli la prima azienda speciale di diritto pubblico che, con il nome di A.B.C. – Acqua Bene Comune, sottrae la società idrica e l’acqua napoletana alla privatizzazione.
Napoli sarà la prima città a dare risposta concreta ai cittadini che, al referendum del mese di giugno 2011, si sono espressi in favore dell’acqua pubblica, bene comune e non privatizzabile: è attesa, infatti, per giovedì 21 marzo la trasformazione giuridica ufficiale dell’Arin S.p.A. in A.B.C., attesa funestata, però, dall’indagine, attualmente in corso, da parte della Corte dei Conti in merito ai bilanci della ormai quasi pensionata società idrica napoletana.
“Ormai da qualche settimana c’è un ispettore inviato dalla Direzione del Tesoro, che viene regolarmente in azienda ad esaminare le carte” ha dichiarato Ugo Mattei, presidente di A.B.C. “Non mi sorprende. La Corte dei Conti sta verificando la fondatezza di eventuali danni erariali, che noi stessi abbiamo segnalato”. Molte le voci di spesa al vaglio degli ispettori: gli stipendi raddoppiati dell’ex presidente Barracco (che avrebbe percepito, nell’anno 2011, l’intero compenso annuale di 57mila euro, nonostante fosse subentrato in carica in qualità di amministratore unico soltanto nel mese di novembre), gli sprechi per le auto di lusso dell’ex direttore generale (21 auto di servizio sono state cambiate negli anni 2006-2011, per una spesa complessiva di ben 88mila euro), acquisizioni ritenute “non utili” (come quella della Marino Lavori S.r.l. ad opera di un’altra società facente capo ad Arin S.p.A., la Net Service) e persino assunzioni misteriose.
Sprechi notevoli che avrebbero causato danni ingenti alla società, causando l’attuale bilancio passivo e il buco di circa 200milioni di euro nelle casse societarie: “certo l’Arin non ci è stata lasciata come un gioiellino – lamenta Mattei – e le vanterie che abbiamo sentito quando è andato via il presidente Maurizio Barracco non erano fondate”. Barracco, infatti, abbandonando la sua poltrona otto mesi fa, dichiarava di “lasciare una società solida”, eppure i sospetti e il clamore suscitati a pochi giorni dalla nascita di A.B.C. scuotono il mondo dei comitati per l’acqua pubblica che, da tempo, lottano per raggiungere questo traguardo. “Non vogliamo che la bad company Arin soffochi l’azienda Abc prima ancora che nasca” ha dichiarato, durante un incontro con il sindaco De Magistris, Costanza Boccardi, portavoce dei comitati: “L’Abc va messa in sicurezza. Vogliamo sapere cosa c’è oggi nell’involucro Arin. Cosa eredita, Abc?”.
Le informazioni sono ancora lacunose e impediscono di prevedere il futuro di A.B.C., al punto che i comitati temono che, per risollevare le sorti dell’azienda appena nata, possano rendersi necessarie “ritorsioni” tariffarie ai danni dei cittadini: sarebbe certamente dannoso per la prima società di gestione pubblica dell’acqua d’Italia iniziare il proprio percorso con un fallimento; un progetto in cui molti ancora credono rischia di pagare le conseguenze delle cattive gestioni precedenti e, purtroppo, a Napoli non sarebbe di certo una novità.
Sara Di Somma
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