L’autunno è ormai alle porte: se fino a pochi giorni fa l’intera penisola ha potuto godere di un clima caldo, tiepido ricordo dell’afosa estate 2012, questa settimana è in arrivo Cleopatra, la fredda e copiosa perturbazione che tanti disagi sta creando all’Italia tutta. Napoli, come forse ogni anno, non sembra reggere il confronto con il maltempo, al punto da diventarne preda indifesa già in questa prima occasione.
La città è finita in ginocchio venerdì mattina quando, su Napoli, sono caduti circa 56 mm di pioggia: tra stazioni della metropolitana inondate dall’acqua piovana (sulla linea 1 piazza Dante, sulla linea 2 piazza Garibaldi i cui binari si sono trasformati in un vero e proprio fiume nero), strade e garage allagati a causa del sistema fognario mal funzionante e black out frequenti con erogazione “a singhiozzo” di corrente elettrica, innumerevoli sono stati i disagi affrontati dai cittadini – costretti, in alcune zone di Napoli, ad attraversare le strade con l’acqua alta fino ai polpacci.
Inutile a dirsi, l’ondata di maltempo e l’impatto disastroso avuto sulla città hanno prodotto il solito “scaricabarile” tra politici, iniziato subito dopo il nubifragio: il sindaco De Magistris ha immediatamente accusato il governo per l’assenza di investimenti utili e di un progetto concreto sulla crescita di Napoli – che “vive sempre giornate infernali”; il vicesindaco si è scagliato contro le Municipalità, attualmente incaricate per la gestione e la pulizia delle caditoie, mentre le Municipalità si sono, a loro volta, ribellate alle accuse provenienti da Palazzo San Giacomo – il presidente della V ha persino invitato il vicesindaco a uno scambio di ruoli: “venga a lavorare nelle municipalità e io faccio il vicesindaco per un giorno”.
Intanto, i cittadini – che oltre a subire i disagi, sono costretti a tollerare anche la bagarre politica – si domandano dove finiscano i soldi pubblici destinati alla manutenzione della rete fognaria, il cui dissesto è forse la causa principale dell’allagamento della città. Del resto, le spese per i servizi idrici e fognari pesano non poco sul bilancio della città: 20milioni di euro è la cifra che Napoli eroga mediamente ogni anno per la manutenzione di un impianto che, com’è noto, esplode alle prime avvisaglie di pioggia.
Sembra che ad ostacolare la funzionalità della rete fognaria sia anche l’assenza, a Palazzo San Giacomo, di operatori in giovane età: a detta del vicesindaco, infatti, i dipendenti del comune che si interessano della manutenzione delle fognature, tutti alla soglia dei 60 anni e della pensione, non sarebbero più in grado di svolgere completamente e in modo adeguato le loro mansioni, trascurando inevitabilmente la qualità del lavoro. Viene da chiedersi se il problema dell’età anagrafica riguardi anche gli operatori delle ditte esterne appaltatrici del servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete fognaria. È, infatti, un’organizzazione complessa quella che riguarda la gestione della rete fognaria, che pur coinvolgendo ben 4 ditte esterne, il comune di Napoli e le sue dieci Municipalità, da diversi anni, non raggiunge lo scopo prestabilito di fornire un buon servizio alla cittadinanza.
Intanto sembra che un progetto futuro ci sia, per evitare il collasso ad ogni temporale, ma se i napoletani si attendono una risoluzione del problema in tempi brevi, l’aspettativa sarà certamente disillusa: “entro il primo semestre del 2013, grazie a 33,8 milioni di euro di fondi europei partiranno lavori ai collettori di San Giovanni a Teduccio e Volla (23 milioni di euro già approvati dal Cipe) e quella della Marinella (10,8 milioni di euro), chiamato a convogliare i 17 canali presenti tra il varco Duomo e il molo 56”. Questa la dichiarazione del vicesindaco Sodano in risposta alle preoccupazioni dei presidenti di Municipalità.
Ci attende, quindi, un inverno faticoso – come i precedenti – con i soliti disagi pronti a presentarsi con le prime piogge. Per ora, la politica cercherà solo di “metterci una pezza” ponendo in campo la solita task force dell’emergenza: squadre del comune, infatti, sono all’opera in questi giorni per la pulizia dei tombini. Resta, forse, un unico dubbio: perché continuare a lavorare sull’onda dell’emergenza? Non sarebbe stato opportuno operare prima dell’autunno e, soprattutto, con maggiore costanza?
Sara Di Somma
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