Napoli non sale sul podio, neppure questa volta. Dopo la scelta mancata della città per le regate finali dell’America’s Cup del 2007, un nuovo smacco giunge dagli organizzatori dell’evento: anni fa Valencia fu preferita a Napoli, Lisbona e Marsiglia; oggi a scalzare la città partenopea è un’altra italiana, la marinara Venezia che si è aggiudicata le tappe del 2012 e del 2013 delle World Series, grazie ad un lavoro congiunto delle Istituzioni – Comune, Regione, Provincia, ma anche la Biennale, la Marina Militare e l’Autorità Portuale – nonchè al volo a Cascais – proprio durante una delle tappe della Americ’s Cup – del sindaco veneziano, Giorgio Orsoni – appassionato di vela e, dunque, doppiamente interessato ad ottenere il favore degli americani – per illustrare il progetto agli organizzatori e siglare definitivamente l’accordo che ha visto cadere la scelta sulla Serenissima. La base logistica dell’evento sarà l’Arsenale – dove già nel 1100 i veneziani ormeggiavano le loro navi – mentre le gare si terranno tra gli stabilimenti dell’Hotel De Bains e la Bocca di Porto del Lido.
La doccia fredda per Napoli è arrivata qualche giorno fa, quando l’annuncio del sindaco di Venezia e del presidente dell’America’s Cup Event Autorithy, Richard Worth, ha fatto colare a picco le belle speranze della città, dando notizia dell’assegnazione delle tappe italiane della ex Louis Vuitton Cup alla città veneta. “Siamo emozionati” – ha dichiarato Worth – “portare la Coppa America a Venezia è un evento storico, unico”.
E Napoli? Trattative andate avanti per mesi, contratti da firmare, fondi assicurati da Comune e Regione, tante – forse troppe – certezze date per scontato; insomma, prima dell’annuncio della disfatta, sembrava già tutto pronto per lo scalo, a Napoli, dell’America’s Cup: anche i giornali locali davano ampio spazio alla notizia, titolando, con assoluta garanzia delle Istituzioni, che Napoli sarebbe stata tappa delle World Series, le regate di qualificazione alla celebre gara velica.
Anche adesso che il successo si è trasformato in una vana illusione, le dichiarazioni delle Istituzioni intendono sottolineare l’impegno profuso in questo progetto, rimarcando che Napoli sarebbe dovuta essere la prescelta, fino a intavolare una polemica interna al Team. In una nota congiunta, infatti, Caldoro, De Magistris e Cesaro hanno velatamente attribuito l’insuccesso a Graziano, Presidente dell’Unione Industriali e delegato per la trattativa con il comitato organizzativo dell’America’s Cup: “Ci siamo adoperati per predisporre con la massima tempestività e in perfetta sintonia con tutte le istituzioni affinché il soggetto delegato a condurre la trattativa con l’Acea, ovvero il presidente Graziano, potesse disporre delle condizioni ottimali per portare l’evento a Napoli. Questa settimana era previsto a Napoli l’incontro con l’Acea per la firma ufficiale del contratto. Restiamo perciò meravigliati delle notizie di stampa perché ci erano state fornite informazioni in senso contrario”.
Ad incidere sulla sconfitta napoletana, probabilmente, sono stati i ritardi burocratici: dai rinvii per la firma del contratto inviato dagli americani alla tardiva stipulazione del protocollo d’intesa tra gli enti preposti alla realizzazione degli eventi – firmato soltanto il 26 agosto – fino alla confusione relativa agli incarichi da assegnare nella partecipata del comune che ha dato luogo, tra l’altro, ad un’aspra polemica tra il sindaco De Magistris e il presidente di Bagnoli Futura, Riccardo Marone, in seguito alla affermazione del sindaco di voler modificare i vertici della società.
“L’ennesima Vuitton scippata a Napoli”, “Napoli colpita e affondata” sono, invece, alcune delle crude reazioni dei partenopei che, tramite Facebook, polemizzano per la cocente delusione ricevuta; cittadini le cui parole sono, forse, rese ancor più dure dalla scoperta di essere stati illusi dai media e dalle istituzioni che hanno sempre presentato come un traguardo raggiunto, la sconfitta che oggi pesa come un macigno.
Ci sarebbero, tuttavia, altre due date europee disponibili per il 2012, dunque il team partenopeo può ritenersi ancora in gara. Stefano Caldoro, dopo aver dichiarato: “Da punto di vista sportivo, quando una tappa si perde bisogna prenderne atto, devo dire che chi è stato in campo è stato più bravo. Però da qui a dire che sono stati più bravi perché avevano tutte le condizioni è da vedere ancora”, pare non abbia escluso la possibilità di riproporre la tappa napoletana agli americani: “Gli appuntamenti portati a casa da Venezia erano quelli per i quali concorrevamo anche noi. Se ne possono rendere disponibili anche altri perché qualora non ci fossero le tappe in Nuova Zelanda, l’Italia avrà non due ma quattro tappe”.
Il 5 settembre, infatti, si è tenuto un ulteriore incontro delle Istituzioni partenopee presso l’Unione Industriali, per riprogettare la partecipazione della città alla Coppa America, anche se, per adesso, Napoli resta a bocca asciutta.
Di certo, un evento di respiro internazionale avrebbe fatto da volano per una rivalutazione dell’immagine della città, devastata negli ultimi anni dalle numerose problematiche locali e, oltretutto, avrebbe consentito un apporto economico di grande portata: basti pensare alla tappa portoghese di Cascais, per la quale sono stati spesi 500mila euro, poichè, secondo le stime locali, si attendeva un rientro di ben 5 milioni, somma dieci volte maggiore a quella investita.
Fondamentale sarà anche ripartire dalla riqualificazione di Bagnoli: “Presto rilanceremo il progetto per Bagnoli, nei prossimi mesi saranno inaugurati lavori portati a termine” – ha dichiarato il sindaco De Magistris – “Mi interessa che quell’area ritorni a essere uno dei punti centrali della città”. Insomma, il territorio, che attende da molti anni un cambiamento strutturale concreto, va innanzitutto preparato ad accogliere una kermesse come l’America’s Cup, affinché Napoli diventi la candidata ideale per manifestazioni di questo genere.
Sara Di Somma
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