Già da un po’ di tempo a questa parte, la Corea del Nord minaccia pericolose azioni belliche sia contro il vicino sudcoreano, sia contro gli Stati Uniti, seminando il panico anche in tutto il resto del mondo. La tensione e la paura sono conseguenze inevitabili quando parliamo di “guerra nucleare”. E’ inevitabile che tornino alla memoria gli spiacevoli ricordi delle stragi di Hiroshima e Nagasaki. Ma quelle che fino a ieri erano solo provocazioni, ora pare siano state formalizzate. La notizia shock arriva alle 21:30 di ieri sera (ora italiana), quando la Kcna, agenzia ufficiale di Pyongyang, ha reso noto un comunicato dello Stato maggiore dell’Esercito popolare coreano, in cui la Casa Bianca e il Pentangono vengono informate di un’imminente azione nucleare.
La notizia di una potenziale guerra nucleare, non preoccupa solo il principale bersaglio (USA), ma anche i paesi geograficamente più vicini come Russia, Cina, Giappone e Sud Corea, che rischiano di rimanere vittime dei missili nucleari. In effetti, per raggiungere il suo scopo e lanciare una bomba, il giovane dittatore Kim Jong Un dovrebbe avere a disposizione tecnologie avanzate che secondo gli esperti geostrategici americani, la Corea del Nord non possiede ancora. E anche se i nuovi Taepodong-2, tra l’altro ancora in fase di sviluppo, fossero attualmente funzionanti, questi riuscirebbero ad arrivare a stento in Alaska, prima delle Hawaii. Quindi per il momento non è il caso di farci prendere dal panico, visto che la vera preoccupazione resta solo nell’ atteggiamento aggressivo di un vicino di casa indispettito e minaccioso. E probabilmente ad alimentare la tensione c’è anche l’imprevedibilità di un paese il cui nuovo presidente è ancora sconosciuto in ambito di gestione delle crisi internazionali con i nemici storici.
Tuttavia, anche se non è la prima volta che la Corea del Nord utilizza il mezzo dell’intimidazione e degli attacchi di piccola entità come strumento di negoziazione, nell’ incertezza dovuta al fatto che secondo il Pentagono “la credibilità delle minacce nordcoreane non può ancora essere provata”, gli Stati Uniti hanno deciso di non ignorare alcun tipo di offensiva e hanno già messo in guardia tutte le basi del Pacifico, fra cui Guam e Hawaii, per prepararsi ad una possibile offensiva missilistica da parte di Pyongyang. La decisione di Washington arriva subito dopo la nuova azione provocatoria di ieri mattina: i militari della Nord Corea hanno impedito a 480 operai sudcoreani l’accesso al complesso industriale di Kaesong, costruito sul confine del 38° parallelo per testimoniare la volontà di cooperazione economica fra i due Paesi.
Una situazione precaria come questa non si era più presentata dalla fine delle ostilità del 1953, ma è altrettanto evidente che in questo momento nessuno dei paesi potenzialmente coinvolti è interessato ad una guerra. Proprio per questo nelle ultime ore paesi come Cina e Russia invitano alla calma: Pechino ha espresso “seria preoccupazione” e condannato tutte le “azioni e le parole provocatorie” che minacciano “la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione”; Mosca ha definito la situazione “esplosiva”. E la Francia ha chiesto una riunione del consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Antonio Gargiulo
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