“Target America-Hitler’s plan to attack the United States” è un libro di James P. Duffy, uscito qualche anno fa negli Stati Uniti e mai tradotto in italiano: la sua tesi è la conoscenza dettagliata di un piano nazista per invadere gli Stati Uniti.
Il libro non è supportato da solite false notizie ma da un documento ufficiale ed incontrovertibile: si tratta di 33 pagine (stampate in dieci fotocopie) compilate dal colonnello/ ingegner Dietrich Swenke e firmate da Herman Goering.
Considerato perduto, il prezioso documento fu ritrovato in un archivio a Postdam: reso noto il 27 aprile del 1942, esso fu ufficializzato da Goering il 12 maggio dello stesso anno.
Nonostante i documenti iniziali siano delle semplici bozze, il libro denota come gli stessi atti di Roosvelt o d’esponenti nazisti, presupponessero l’esistenza di un pericolo imminente.
Secondo i documenti rinvenuti, Hitler aveva l’intenzione di scrivere un secondo libro, dopo il “ Mein Kampft”, ossia “Hitler’s sweites buck” (fu poi pubblicato in Germania, nel 1961): il piano dettagliato dell’invasione francese, sovietica e statunitense; i primi due punti furono in parte eseguiti e logicamente ci si aspettava l’attuazione del terzo programma.
Hitler sottovalutava la potenza americana e anzi aveva programmato il piano d’invasione come ultimissimo passo per la conquista del mondo, non scovando un pericolo nell’attesa.
Hitler era convinto che la disfatta della prima guerra mondiale, fosse dovuta ad avversari interni (non esterni) e leggeva, la crisi economica del 1929, come un segno di debolezza degli Stati Uniti.
Il Fuhrer infine considerava debole una nazione gestita intorno ad una lobby d’ebrei e neri.
I piani si svolgevano due fasi contemporanee.
Un esercito nazista stanziato a Dakar nel Senegal (colonia francese, allora in mano tedesca) si sarebbe spostato verso le isole Azzorre, come iniziale testa di ponte verso un controllo sull’Oceano Pacifico.
L’Invasione del Brasile (precisamente nella città di Natal) per istituire una testa di ponte nell’america latina: grazie alla numerosa presenza di regimi fascisti (e quindi amici) nel territorio e, sfruttando i numerosi coloni tedeschi in Brasile.
Inspiegabilmente verso la fine del conflitto, Roosvelt invase le isole Azzorre: l’atto fa pensare alla coscienza di un pericolo d’invasione.
Contemporaneamente il Presidente americano notò un sospetto sommovimento dei coloni tedeschi in Brasile e strinse rapporti col governo dello stato sudamericano.
James P.Duffy cerca di analizzare perché quest’incredibile piano non riuscì.
Dal momento in cui fu deciso di attuare l’invasione, ormai il potere nazista era in fase calante ed Hitler era troppo occupato a bloccare gli invasori esteri, piuttosto che a progettare nuove guerre di dominio.
Inoltre l’esperienza della guerra portò a galla le divisioni tra i gerarchi nazisti: contraddizioni che impedivano l’efficacia di un piano tanto delicato.
Secondo la lettera dei documenti, il sogno di Hitler era di bombardare e radere al suolo, l’Empire State Building, come simbolo del potere americano: molti anni dopo Osama Bin Laden ideò di attaccare un altro simbolo di potere statunitense, ma per fortuna l’eventualità di un’invasione è stata fermata anche il giorno d’oggi.
Antonio Gargiulo
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