Il giorno tanto atteso dagli americani è arrivato. Le presidenziali hanno coinvolto la popolazione per mesi e i cittadini di tutti gli Stati sono stati chiamati ad esprimere la loro preferenza. Posizione di stallo. L’ago della bilancia ancora non può spostarsi con un minimo di certezza verso uno dei due candidati che si giocano effettivamente la partita. Da una parte Mitt Romney e dall’altra Barack Obama, da una parte Ann e dall’altra Michelle. Qualunque sia il risultato, le donne dei candidati hanno un ruolo centrale nell’apprezzamento generale dell’opinione pubblica.
Sempre perfetta, impeccabile. Sempre autoritaria, ma rassicurante. Potenzialmente madre e amica di tutti, ma l’unica donna del Presidente. Non viene eletto solo il Presidente degli Stati Uniti d’America, ma giocano un’altra partita anche le loro mogli. A confronto, per le Presidenziali 2012, sono Ann Romney e Michelle Obama. Quest’ultima abbiamo imparato ad apprezzarla. Lei, salutista fino al midollo con il suo orto alle spalle della Casa Bianca, ha accompagnato il marito Obama con grande eleganza e semplicità. Non è mancato di vederla in tuta per giocare con bambini e per presenziare ad attività sportive con finalità benefiche; come – nelle occasioni che lo richiedevano – ha presenziato accanto al Presidente (per ora ancora in carica) con grande eleganza e capacità dialettiche. Ann Romney, per ora, è apparsa accanto al marito nel suo spiccato “vecchio stile”. Trucco e acconciature mai audaci, impostazione fisica piuttosto rigida e poco sportiva. Giovanile forse nell’animo, ma poco nell’aspetto (a differenza della diretta concorrente). Da subito ha giocato la carta della famiglia, del vero matrimonio composto di pomeriggi piovosi in una casa con cinque ragazzi e di malattie che hanno dovuto affrontare nel 1990 e nel 2000. L’autenticità è indiscussa ed è questa che ha fatto presa sull’opinione pubblica, rassicurata dall’aura di donna forte che ha sofferto e superato restando accanto ai suoi figli e all’uomo con cui ha scelto di condividere la vita. Rispetto a quattro anni fa le potenziali first lady si sono vendute maggiormente. Hanno studiato una strategia (conforme al proprio essere autentiche, o almeno si spera) che si basa sulla maternità, sulla costruzione di un’immagine femminile rassicurante. Un passo indietro rispetto alla campagna elettorale del 2008 dove, per un pelo, l’ex presidente Clinton ha rischiato di concorrere come primo First Lord della storia. La moglie, Hillary Clinton, stava per rappresentare il primo partito importante di sesso femminile. Quella sarebbe stata la svolta reale del ruolo della donna. Forte, autoritaria, indipendente, nonché coraggiosa perché trovare la forza di rialzarsi con tanta dignità dopo lo scandalo sessuale che coinvolse il marito Presidente e candidarsi, è sintomatico di una personalità con una forte tempra e voglia di rivalsa. Oggi i toni si sono riabbassati e la “sudditanza” al marito potenziale Presidente è tornata da tradizione.
Le Presidenziali sono queste in realtà. Dietro un grande uomo c’è una grande donna, e l’occasione del voto mette solo in luce la grandezza di queste figure femminili. Ci vuole coraggio ad essere la moglie del Presidente. Molti gli onori, ma troppi anche gli oneri e le ombre che si celano dietro una vita del genere. Le responsabilità, le ansie, gli appuntamenti obbligati, la presenza accanto al marito nella buona e nella cattiva sorte. Le Presidenziali sono un vero e proprio matrimonio tra i due coniugi e gli Stati Uniti d’America…e la leggenda narra che chi porta i pantaloni in una matrimonio è sempre la donna.
Roberta Santoro
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