Correva l’anno 1900. Si discuteva sulle discriminazioni, si richiedeva l’uguaglianza. Si cercava la parità dei sessi. Il 14 maggio fu un giorno fondamentale per il movimento olimpico e per la storia della donna. Per l’occasione denominati “Concorsi internazionali d’esercizi fisici e dello sport”, la competizione coinvolse ben 28 Nazioni – a fronte delle 15 di quattro anni prima. Le gare disputate raddoppiarono e gli atleti in gara passarono da 246 a 1470. Ventidue di questi erano donne. Iniziò da lì, da quel giorno a Parigi, la storia della donna alle Olimpiadi.
Charlotte Cooper fu la prima donna ad aggiudicarsi una medaglia d’oro olimpica nel 1900. Nata a Ealing nel 1870, la tennista inglese ha guadagnato – con la sua bravura e professionalità – anche cinque titoli individuali a Wimbledon. L’ultimo nel 1908. Spettacolare nella sua uniforme, si destreggiava in campo con una gonna lunga bianca, corpetto con maniche a sbuffo e scarpine senza tacco in cuoio. Senza guanti o cappello – come le sue dirette concorrenti – ha mostrato tenacia in uno sport unicamente maschile alle Olimpiadi e ha sopraffatto in campo la campionessa francese Helene Prevost. L’anno successivo sposò Alfred Sterry, più giovane di circa sei anni. Il marito divenne presidente della Lwn Tennis Association e la figlia Gwen entrò a far parte della squadra nella Wightman Cup.
Tutto questo aveva luogo in un periodo storico molto particolare. Gli ultimi decenni del XIX secolo, infatti, videro l’avvicendarsi di acciaio, petrolio, elettricità. La seconda rivoluzione industriale stava trasformando lo sviluppo industriale in tecnologico, e stava facendo maturare una nuova prospettiva sociale. La migrazione della manodopera dalle campagne ai grandi centri urbani modificò la società e le dinamiche all’interno dei rapporti tra i sessi. Nonostante resti l’idea della donna come “angelo del focolare”, è sempre l’uomo l’unico “padrone” riconosciuto. La differenza dalla concezione della borghesia è che, alla cura della casa e della famiglia, si aggiunge il lavoro della fabbrica. A tali responsabilità e doveri non corrispondevano altrettante “libertà” come compiere scelte o eleggere esponenti del parlamento. Da qui il femminismo con le suffragette dilagò con manifestazioni e gesti di grande impatto sociale e politico. Solo la prima guerra mondiale diede valore al sacrificio e ai desideri del movimento femminista.
A pochi giorni dalle Olimpiadi di Londra, è fondamentale ricordare che le donne hanno dovuto “lottare” anche per partecipare ai giochi. All’inizio furono derise anche con gare ridicole, quali quelle di aquiloni o il tiro al piccione. Il 1900 ha segnato l’inizio del cambiamento. Charlotte Cooper nel tennis, come anche Helen de Pourtalès nella vela e Margaret Abbott nel golf, hanno dimostrato la tenacia e la voglia di emergere delle donne dell’epoca (e non solo se prestiamo attenzione alle atlete saudite) costrette a lottare anche per poter esprimere una scelta.
Roberta Santoro
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