Mentre le elezioni nel Belpaese hanno mandato ancora più in confusione l’Italia e i suoi cittadini, la Corea del Sud può contare su un nuovo presidente. Eletto a dicembre, ha giurato nei giorni scorsi e – cosa più importante – è donna ed è “figlia d’arte” (politica ovviamente) del dittatore Park Chung-hee. Il suo nome (impronunciabile per i “non addetti” di politica estera) è Geun-hye Park ed è stata investita della carica istituzionale più alta del Paese.
Era stata presentata dal partito Saenuri e vince con oltre il cinquanta percento di voti, rispetto al rappresentante del partito democratico Moon Jae-In. Una grande vittoria per il Paese e per le donne. Ha accolto l’incarico tenendo conto di tutte le problematiche economiche in cui risiede la Corea del Sud e i difficili rapporti con quella del Nord.
«Invito la Corea del Nord a lasciare le sue ambizioni nucleari senza indugio e a intraprendere il cammino verso la pace e lo sviluppo condiviso», ha detto Park. La neo presidente, a 61 anni, si è anche pronunciata sul terzo test nucleare di Pyongyang che ha avuto luogo il 12 febbraio, «è una sfida per la sopravvivenza e il futuro del popolo coreano, e non dovrebbe esserci alcun errore sul fatto che la vittima più grande altro non sarà che la stessa Corea del Nord». Dura la reazione internazionale in merito all’accaduto e la figlia del dittatore ha tenuto a precisare nel discorso inaugurale, avuto luogo nella piazza dell’Assemblea Nazionale, che «è mia sincera speranza che la Corea del Nord possa progredire come Paese responsabile della comunità internazionale invece di disperdere le proprie risorse nello sviluppo nucleare e missilistico, continuando a voltare le spalle al mondo in una sorta di isolamento autoimposto».
Per quanto concerne l’economia, Geun-hye Park vuole darle una scossa e rilanciarla per come deve avvenire in un Paese con la Corea del Sud. Esorta ad ulteriori sacrifici per fronteggiare una crisi che ha investito il mondo nella sua interezza, e – continua – parlando della nuova amministrazione che «inaugurerà un’era di speranza rinnovata con economia rivitalizzata, felicità della nostra gente e fioritura della nostra cultura». Un programma ricco di belle parole e nobili intenzioni per la figlia del dittatore che, con un colpo di stato militare nel 1961, governò il Paese con metodi duri fino al suo assassinio nel 1979. Geun-hye Park, classe 1952, l’ha accompagnato nel ruolo di “first lady” dall’attentato (per mano della Corea del Nord) che tolse la vita alla madre nel 1974.
Una folla di curiosi è accorsa per assistere alla cerimonia, insieme al vice premier giapponese Taro Aso e a Yingluck Shinawatra, capo di Stato thailandese. Grande partecipazione della folla grazie anche alla performance di Psy, superstar del Paese, con la sua gettonatissima “Gamgnam Style”.
Antonio Gargiulo
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