“Ma chi lo vuole questo brasiliano, noi aspettavamo Zico!” I commenti al bar sono unanimi, le pagine del Corriere dello sport volano qua e la, strapazzate dai tifosi delusi. Il presidente Viola ha cambiato idea all’ultimo momento e così a Fiumicino arriva un brasiliano slavato e pallidino, accolto tiepidamente da cinquemila dei tifosi più fedeli. Esordisce in sordina ma in breve diventa il più amato e il più pagato dei calciatori del campionato italiano dell’epoca. I tifosi, dapprima tiepidi, dichiarano amore incondizionato all’ “ottavo re di Roma”, come verrà soprannominato il giocatore. Sono gli anni d’oro, quelli dello scudetto, della Coppa dei Campioni 1983-84, la cui finale si disputerà all’Olimpico. La Roma, sotto l’abile regia del “divino” Paulo Roberto ce la fa e accede alla finale del 30 maggio. La squadra da battere è il formidabile Liverpool di Fagan. “Spalti gremiti, quasi 70.000 spettatori paganti, temperatura ottimale, vento leggero ….” No, signor telecronista, non è un vento leggero, è il ponentino, che porta lontano il clamore della curva sud. Che sparpaglia per tutta Roma gli incitamenti della tifoseria per la sua squadra che questa sera disputa la “partita perfetta”. Si soffre fino ai supplementari, si arriva ai rigori.
E’ qui che Paulo Roberto, per la prima volta, delude i tifosi. Ha giocato la partita sotto l’effetto di un anestetico per non sentire un forte dolore ad un ginocchio infortunato. Dato il protrarsi della partita oltre i tempi supplementari, non se la sente di tirare il calcio di rigore che potrebbe essere decisivo. Dopo l’iniziale euforia per l’errore di Nicol, la partita termina tragicamente e ingiustamente 5-3, complici i due errori di Conti e Graziani. Nonostante ciò ho continuato a seguire fino ad oggi la mia squadra del cuore, e domenica 7 ottobre 2012 ho avuto l’onore di assistere, via streaming, alla Hall of fame della Roma. Mentre sfilavano sullo schermo i volti noti dei miei idoli giallorossi, ho avuto un attimo di commozione. Paulo Roberto è lì, nella rosa dei migliori di sempre. Insieme a Cafu, Losi, Aldair, Conti e tutti gli altri…
E i ricordi vanno alle sue partite mitiche, ai gol perfetti, alle azioni da manuale fino a finire di nuovo lì, a quella che doveva essere la “partita perfetta”, all’unico non-gol che avrebbe potuto fare la differenza! D’improvviso, dopo oltre 28 anni, sono di nuovo lì, nel giardino di mia madre, davanti al televisore nuovo, portato in giardino da mio fratello, a esultare, a gioire, a tremare, a coprirmi gli occhi con le mani per non vedere gli ultimi sogni di vittoria svanire …E questa volta, nella luce morbida del tramonto romano, il piede di Paulo Roberto colpisce con forza il pallone che buca la rete dell’avversario. E il grido dello stadio arriva fino al cielo e si diffonde in tutta Roma, e Paulo Roberto sorride mentre alza la coppa fino al cielo. Per i gol segnati, per i gol mancati, per la classe, per lo stile, per la capacità di “tenere” la squadra come un vero condottiero, per le tue parabole impossibili, per i tuoi tiri che sfidavano le leggi della fisica, per quattro anni di calcio a livello stratosferico, a nome di tutti i tifosi che ti hanno amato, voglio augurarti buon compleanno Paulo Roberto, non dimenticarti di noi, come noi non ci dimenticheremo mai di te!
Elisabetta Piras
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