ROMA -La proposta di modifica della legge elettorale a firma Pdl, Udc e Lega, che fissa un premio di maggioranza per chi raggiunga il 42,5% dei voti, condanna alla ingovernabilità e il Pd resta contrario. E mentre Beppe Grillo ha definito il nuovo premio “un golpe”, Pierluigi Bersani ha espresso il suo diniego con parole più pacate: “Non uso magari i termini di Grillo, ma non piace neanche a me se quella è l’unica misura che si intende applicare”, ha spiegato il segretario Pd, secondo cui quella soglia “è praticamente irragiungibile. Senza nessun’altra misura, nessun altro premio di governabilità si potrebbe arrivare a una situazione di ingovernabilità e questo non farebbe di certo bene a un paese come l’Italia”.
Il pressing di Schifani. Intanto Schifani, intervistato da Fiorello a margine di una visita all’associazione Andrea Tudisco che ospita bambini oncologici e le loro famiglie, ha dichiarato in tarda mattinata: “Ce la sto mettendo tutta e ce la facciamo, altrimenti Grillo dal 30 va all’80%”. “Io credo – ha spiegato il primo inquilino di palazzo Madama – che il mio ottimismo si trasformerà a breve in certezza. Vedo notevoli margini che ci lasciano pensare che a breve si arrivi a un’ampia intesa tra le forze politiche”. Schifani poi ha aggiunto: “Le regole vanno scritte con ampio consenso: vedo una fase costruttiva tra i partiti per la legge che porterà in aula a una riforma ampiamente condivisa”. E lancia quasi un aut aut alle forze politiche: “I tempi – dice il presidente del Senato – ormai sono brucianti, io stimolo i partiti e loro se ne stanno facendo carico. Le lancette tra un pò si dovranno fermare”.
L’attacco di Grillo. La risposta del leader del Movimento 5 Stelle non si è fatta attendere sotto forma di un duro attacco i partiti: ”Napolitano (che non ci dorme la notte) e i partiti vogliono cambiare in corsa la legge elettorale, un attimo prima della fine della legislatura dopo aver ignorato la questione dal 2006. Quando scappa, scappa. Di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, l’Unione europea tace”, ha scritto Grillo sul suo blog in un lungo post dal titolo ‘C’è del marcio a Bruxelles’. “Chissà – ha aggiunto- forse ci farà una multa per divieto di sosta a Montecitorio. La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto ha sancito nel 2003 – ha ricordato Grillo – che ‘gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria’”. Infine, la solita minaccia: “Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere”.
Unione o Consiglio? Il leader del movimento si scaglia contro l’Unione europea, ma il testo a cui fa riferimento è un documento 1 approvato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa, fondato il 5 maggio 1949 col Trattato di Londra e conta oggi 47 stati membri) su suggerimento della Commissione di Venezia, o Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto dal Consiglio d’Europa, da non confondere con il Consiglio dell’Unione europea.
Legge in stallo. A oggi la riforma del Porcellum è ferma in commissione Affari Costituzionali al Senato. La prossima riunione a palazzo Madama è prevista per martedì prossimo.
Fonte: Repubblica.it
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