In Italia si disquisisce sul processo a Silvio Berlusconi: s’ipotizza una crisi di governo, a seguito del voto che dovrebbe escludere l’ex premier dal seggio in senato.
Il prossimo 17 settembre, un altro processo si svolgerà, nello stato americano dello Iowa: nulla è l’importanza politica, ma l’evento sarà forse ricordato per un curioso motivo anagrafico.
Trattasi della condanna di Jeffrey Drew Wilschke, un trentaduenne nato nella periferia di Chicago.
La notizia sarebbe banale, se non fosse per il nome di battesimo, cambiato da Wilschke nel 2011: Beezow Doo-Doo Zopittybop-Bop-Bop (per gli amici “semplicemente” Beezow).
Probabilmente è il nome più lungo che un imputato abbia mai avuto, nella storia della giustizia mondiale: se non il più lungo, è indubbiamente il più curioso.
Con il rispetto dovuto, una persona che decide d’auto-affibbiarsi questo nome, non può condurre una vita totalmente tranquilla: il ragazzo difatti è schizofrenico (anche se non lo vuole ammettere) ed è finito in galera per la presenza di un chilo e mezzo di marijuana (con tanto di bilancini e contanti) nel suo mini-van turchese, per altro neppure registrato come autoveicolo.
L’uomo-scioglilingua, com’è stato definito, era stato già fermato per rumori molesti, ma soprattutto era già finito in galera, nel 2011, poiché passeggiava tranquillo con un arma da fuoco nello zaino.
Beezow, in un’intervista, ha spiegato il significato del suo nome, ossia: Beezow ( “lampo di consapevolezza nell’amore infinito dell’universo”) Doo-Doo (“la lotta quotidiana con questa conoscenza e ci fa comprendere che l’amore nella vita diventa caos”)Zopittibop Bop-Bop (“la diretta conseguenza di questa lotta è spesso molto ironica soprattutto se si considera che tuta la vita umana finisce con la morte).
Queste frasi idilliache e filosofiche non solo contrastano con le attitudini “bellicose” del giovane americano, ma soprattutto vanno in contraddizione con la sua dura opposizione verso i diritti gay.
Forse influenzato da quest’episodio, un giudice del Teneseee ha vietato a due genitori di assegnare il nome “Messiah”, ossia Messia, al proprio figlio: il motivo ufficiale è che “Messiah” è un titolo e non un nome.
Il nome forse derivava dalla trepidante attesa che i genitori hanno dovuto subire per darlo alla luce.
Probabilmente è un bene che il bambino non sia stato chiamato “ Messiah”: a maggior ragione a seguito del caso di Beezow, un nome così curioso o altisonante può creare problemi di personalità o iper egocentrismo.
Rey Brembilla
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