“Le donne divorziate osservino un ritiro della durata di tre cicli […] e i loro sposi avranno priorità se, volendosi riconciliare, le riprenderanno durante questo periodo. Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori”. (Sura 2, verso 228)
Doha come terreno di incontro e scontro per la questione femminile. A parlarne è Sarah Costa, direttrice della Commissione per le Donne Rifugiate. Terminato oggi, il quinto forum internazionale Shafallah ha visto la partecipazione di oltre duecentocinquanta esponenti politici e personaggi noti alla società.
La direttrice Costa ha esplicato l’attuale situazione delle donne in Paesi dove la poligamia è ancora legalmente accettata. “Istruzione e indipendenza economica sono essenziali all’emancipazione della donna” – ha sottolineato la direttrice – evidenziando come siano necessarie le informazioni relative agli anticoncezionali. Senza queste nozioni non vi è salute, alla base per un’emancipazione femminile degna di nota. Informazioni che non mancano (per sommi capi), ma che vengono vincolate alla legge che proibisce – ad esempio – gli aborti. Ancora legale, però, è la poligamia (come prima accennato) e “la troviamo anche in alcune comunità di mormoni negli Stati Uniti, ma è evidente che la poligamia diminuisce e scompare nei Paesi in cui le donne sono più istruite“.
Il Quinto Forum internazionale Shafallah volge la sua attenzione maggiormente ai disabili. Non a caso lo Shafallah è il primo centro per quanto concerne il supporto educativo e terapeutico ai bambini con difficoltà, quest’ultime causate anche dalla possibilità di avere più moglie e dagli incesti in famiglia. Hanno partecipato attivamente la sceicca Moza, fondatrice del centro nonché seconda moglie dell’Emiro, Rima Salah, vicedirettrice dell’Unicef, e la baronessa Valerie Amos, sottosegretario generale alle Nazioni Unite.
Si è discusso anche dell’accesso negato ai malati di HIV. “Il diritto all’assistenza sanitaria e alla riservatezza dovrebbero essere rispettati in ogni Paese: non si dovrebbe essere costretti a dire se si ha questa malattia quando si entra in un Paese o si richiede un visto“. Queste le parole di Sarah Costa, personaggio attivo nella difesa dei diritti. Diritti che non sono mai stati tutelati per quanto concerne la violenza delle donne nella sfera familiare. Non esiste giustizia laddove è l’uomo a decidere della sorte della consorte. Non a caso una riforma varata nel 2008 secondo la quale il valore della vita di una donna o di sua figlia vale quanto quella di un uomo e del loro figlio, non ha avuto vita lunga. La vita della donna vale solo la metà secondo la Sharia. Nel 2010 il Qatar ha fatto un passo nella Convenzione delle Nazioni Unite. Le discriminazioni, con questo gesto, sarebbero dovute scomparire. Purtroppo la tradizione è difficile da sradicare e la parità delle donne di fronte alla legge non include anche il matrimonio e la custodia dei figli.
Roberta Santoro
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